I batteri resistenti a determinati antibiotici, o microrganismi multiresistenti, sono diventati una minaccia per la salute globale, con ben 10 milioni di decessi previsti ogni anno entro il 2050 a causa di infezioni causate da questi “superbatteri”.
I risultati di un piccolo studio clinico hanno dimostrato però che il trapianto di microbiota fecale sembra in grado di contrastare la colonizzazione di microrganismi multiresistenti ai farmaci nei pazienti che hanno ricevuto un trapianto di rene.
«Lo studio, pubblicato su Science Translational Medicine, dimostra che i trattamenti basati sul microbiota possono controbilanciare la colonizzazione da parte di superbatteri e il conseguente sviluppo di infezioni resistenti agli antibiotici», affermano i ricercatori.
Trapianto fecale
Il trapianto di microbiota fecale si è rivelato efficace nel trattamento delle infezioni ricorrenti da Clostridioides difficile.
Studi precedenti hanno inoltre dimostrato la capacità dei trapianti di microbiota di contrastare la colonizzazione intestinale da parte di batteri resistenti ai farmaci, ma il meccanismo alla base di questo fenomeno non è ancora chiaro.
Per rispondere a questa domanda, Michael Woodworth e i suoi colleghi hanno condotto uno studio clinico di “early phase” che ha esaminato la capacità del trapianto fecale di eliminare i batteri resistenti ai farmaci che hanno colonizzato l’intestino di 11 destinatari di trapianto di rene.
Questi pazienti in genere assumono antibiotici dopo la procedura e sono quindi a rischio di colonizzazione con microrganismi multiresistenti.
L’antibiotico resistenza
Tutti gli 11 partecipanti avevano una storia clinica di infezioni ricorrenti del tratto urinario con batteri multiresistenti.
I nove partecipanti risultati positivi ai batteri resistenti agli antibiotici dopo il trapianto fecale sono stati sottoposti nuovamente a questa procedura.
Il trattamento è risultato generalmente sicuro e gli eventi avversi includevano gonfiore e fastidio addominale.
Di questi 9 pazienti, 8 sono risultati negativi per i batteri multiresistenti dopo 36 giorni.
Rispetto ai controlli, nei partecipanti che hanno ricevuto un trapianto fecale il tempo tra una prima infezione da batteri resistenti ai farmaci e una sua recidiva è risultato maggiore.
La procedura ha inoltre accelerato la decolonizzazione e ridotto il tempo necessario per ottenere test negativi per i superbatteri.
Competizione batterica
I batteri che hanno colonizzato con successo l’intestino dei partecipanti risultati negativi al test per microrganismi multiresistenti dopo un trapianto fecale includevano Akkermansia muciniphila, Alistipes e Faecalibacterium prausnitzii.
In questi pazienti sono stati rilevati anche livelli aumentati di metaboliti batterici come gli acidi grassi a catena corta. «Questi risultati forniscono informazioni utili per un utilizzo terapeutico e diagnostico del microbioma» affermano i ricercatori.
Ulteriori test hanno suggerito che i trapianti di microbiota fecale sopprimono la proliferazione di microrganismi multiresistenti aumentando la competizione tra questi e i batteri non resistenti ai farmaci.
Conclusioni
«Le terapie microbiome based come il trapianto fecale possono infatti sfruttare la competizione tra ceppi batterici per sradicare microrganismi multiresistenti», affermano gli autori.
Lo studio, inoltre, dimostra che una ridotta colonizzazione di microrganismi multiresistenti nei soggetti che ricevono un trapianto di rene potrebbe ridurre il rischio di recidiva delle infezioni da superbatteri, consentendo di migliorare la cura dei pazienti e ridurre i costi sanitari.