Longevità: analisi metabolomica conferma l’importanza del microbioma

I metaboliti prodotti dai batteri intestinali sembrano influenzare l'infiammazione sistemica e la neuro-infiammazione, contribuendo così alla preservazione delle funzioni cognitive.
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Longevità: analisi metabolomica conferma l’importanza del microbioma

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Stato dell'arte

La longevità umana è un fenotipo complesso, influenzato da vari fattori, come la genetica e l’ambiente. Negli ultimi anni il microbiota intestinale è stato riconosciuto come uno di questi fattori.

Cosa aggiunge questa ricerca

Un recente studio ha adottato un approccio multi-omico, combinando l’analisi del metaboloma intestinale e del microbiota con la valutazione delle funzioni cerebrali in un gruppo di 164 soggetti molto longevi. I ricercatori hanno utilizzato tecniche avanzate di sequenziamento shotgun per caratterizzare il microbiota intestinale e la spettrometria di massa per profilare i metaboliti presenti. Inoltre, sono stati impiegati test neuropsicologici e tecniche di imaging cerebrale per valutare le funzioni cognitive e la connettività cerebrale nei partecipanti.

Conclusioni

I risultati dello studio hanno rivelato che alcune specie microbiche specifiche sono più abbondanti nei soggetti longevi e sono in grado di produrre metaboliti con effetti benefici sulla salute cerebrale. Inoltre, i metaboliti prodotti dai batteri intestinali sembrano influenzare l’infiammazione sistemica e la neuro-infiammazione, contribuendo così alla preservazione delle funzioni cognitive.

In questo articolo

Negli ultimi anni, sono emerse sempre più evidenze sul ruolo del microbiota intestinale in vari aspetti della salute umana, incluse le funzioni cerebrali e la longevità. Tuttavia, i meccanismi specifici attraverso i quali il microbiota e i suoi metaboliti influenzino tali funzioni rimangono in gran parte sconosciuti. 

La ricerca scientifica ha iniziato da pochi anni a verificare il ruolo del microbioma intestinale nel cosiddetto healty ageing.

Un recente studio, pubblicato sulla rivista Gut Microbes, ha cercato di colmare queste lacune mediante un’analisi integrata del metaboloma intestinale, del microbiota e della funzione cerebrale.

Microbiota e longevità: cosa sappiamo

La longevità umana è un fenotipo complesso, che viene influenzato da vari fattori, come la genetica e l’ambiente. Recentemente, il microbiota intestinale è stato riconosciuto come uno di questi fattori. 

Ad esempio, alcuni studi hanno osservato che la composizione del microbiota intestinale varia con l’età e che alcune specie, come Akkermansia, Alisipes, e Parabacteroides sono state associate a una maggiore longevità. Inoltre, uno studio recente ha dimostrato che il microbiota intestinale dei centenari mostra caratteristiche simili a quelle dei soggetti più giovani e che, in modelli murini, il trapianto di microbiota di persone longeve induceva una riduzione dei marcatori dell’invecchiamento. 

Tutte queste evidenze rendono chiaro che il microbiota intestinale svolge un ruolo chiave nella durata della vita. 

Approccio multi-omico per studiare la longevità

Un recente studio cinese ha adottato un approccio multi-omico, combinando l’analisi del metaboloma intestinale e del microbiota con la valutazione delle funzioni cerebrali in un gruppo di 164 soggetti molto longevi, di cui 83 novantenni e 81 non-novantenni, abbinati ai loro coniugi e alla prole, usati come controlli. 

I ricercatori hanno utilizzato tecniche avanzate di sequenziamento shotgun per caratterizzare il microbiota intestinale e la spettrometria di massa per profilare i metaboliti presenti. Inoltre, sono stati impiegati test neuropsicologici e tecniche di imaging cerebrale per valutare le funzioni cognitive e la connettività cerebrale nei partecipanti.

I risultati hanno permesso di identificare 438 metaboliti significativamente differenti tra i due gruppi; tra questi, erano presenti sostanze neuroattive e antinfiammatorie, in grado di promuovere la salute cerebrale. 

Inoltre, livelli aumentati dei metaboliti neuroattivi nelle persone longeve erano significativamente associati alle specie batteriche più arricchite che sono state identificate: Enterocloster asparagiformis, Hungatella hathewayi e Oxalobacter formigenes. Ulteriori analisi hanno mostrato che le specie batteriche e i metaboliti ad esse correlati erano collegati a una maggiore connettività cerebrale. Quindi, lo studio ha evidenziato che i metaboliti neuroattivi, la composizione del microbiota e una migliore connettività cerebrale contribuiscono alla conservazione cognitiva nei soggetti novantenni.

Conclusioni 

Le evidenze raccolte dagli autori di questo studio supportano l’ipotesi che un microbiota intestinale sano e diversificato possa contribuire alla longevità e alla salute cognitiva, attraverso la produzione di metaboliti benefici e tramite la modulazione della neuro-infiammazione. 

Questo studio, quindi, fornisce nuovi spunti per la comprensione dei meccanismi alla base dell’asse intestino-cervello e suggerisce potenziali strategie terapeutiche personalizzate basate sulla modulazione del microbiota, al fine di promuovere un invecchiamento in salute.

Roberta Altobelli
Science writer e medical writer freelance. Laureata in Biotecnologie Mediche presso l’Università Sapienza di Roma, ha conseguito un Master in Genetica Forense e un Master in Comunicazione della Scienza.

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