La terapia di prima linea per la malattia di Crohn è una dieta con formula liquida priva di fibre. Mediante esperimenti sui topi, un gruppo di ricercatori ha recentemente scoperto che questo tipo di dieta previene l’infiammazione intestinale alterando la localizzazione di un batterio patogeno.
I risultati, pubblicati su Cell Host & Microbe, potrebbero favorire lo sviluppo di nuovi approcci per il trattamento della malattia di Crohn che abbiano come target i microbi che causano malattie intestinali.
Crohn, microbiota e dieta
Precedenti studi hanno dimostrato che la malattia di Crohn è causata da una risposta immunitaria alterata contro fattori ambientali, compresi i microbi intestinali, in persone geneticamente predisposte.
Poiché è noto che la dieta modifica il microbiota intestinale, per gestire la malattia di Crohn è raccomandata la nutrizione enterale esclusiva (EEN), una dieta a formula liquida che contiene tutti i nutrienti, ma è priva o povera di fibre vegetali.
«L’EEN è la terapia di prima linea per il morbo di Crohn pediatrico da lieve a moderatamente attivo, in quanto fornisce una nutrizione completa e contemporaneamente induce la remissione nel 60-85% dei casi», affermano i ricercatori.
Tuttavia, non è stato ancora chiarito il meccanismo alla base degli effetti benefici dell’EEN.
Per esaminare come la dieta priva di fibre regoli l’infiammazione intestinale, Peter Kuffa della University of Michigan Medical School e i suoi colleghi hanno utilizzato un modello murino di colite dipendente dal microbiota, che presenta le caratteristiche tipiche della malattia di Crohn.
Il ruolo di Mucispirillum schaedleri
I ricercatori hanno indotto l’infiammazione intestinale utilizzando un singolo microbo patogeno, il Mucispirillum schaedleri, un batterio che colonizza lo strato di muco presente sulla mucosa dell’intestino nei topi e negli esseri umani.
I ricercatori hanno scoperto che la dieta priva di fibre previene lo sviluppo della colite e inibisce l’infiammazione intestinale nei topi affetti da colite.
Ulteriori analisi hanno dimostrato che l’assenza di fibre alimentari riduce la disponibilità di nutrienti per M. schaedleri e compromette uno dei principali pathway metabolici del microbo.
Ciò, a sua volta, porta all’esclusione di M. schaedleri dallo strato di muco e alla remissione della malattia nei topi affetti da colite.
«I nostri risultati mostrano che la sua localizzazione nello strato di muco, e non la sua abbondanza nel lume intestinale, è fondamentale affinché Mucispirillum scateni l’infiammazione», affermano i ricercatori.
L’ecosistema che “digerisce” le fibre
Dal momento che M. schaedleri non dispone del meccanismo enzimatico necessario per utilizzare i polisaccaridi di origine alimentare, è stato ipotizzato che questo microbo possa fare affidamento su sottoprodotti di altri batteri intestinali.
Per verificare questa ipotesi, il team ha esaminato quali specie batteriche sono influenzate dalla dieta priva di fibre.
L’abbondanza di batteri Lachnospiraceae, compreso Ruminococcus torques, un microbo in grado di degradare il muco, è risultata ridotta nei topi a cui era stata somministrata una dieta povera di fibre.
Ulteriori esperimenti hanno dimostrato che R. torques regola la crescita di M. schaedleri attraverso un prodotto di degradazione della fermentazione. I ricercatori hanno anche scoperto che livelli più bassi di Lachnospiraceae limitano la disponibilità di nutrienti necessari a M. schaedleri per colonizzare lo strato di muco.
Conclusioni
«Questo studio suggerisce che la dieta possa controllare la vicinanza dei patobionti all’epitelio ospite attraverso microbi mucolitici che hanno la capacità di regolare la loro crescita e il loro metabolismo nello strato di muco», concludono gli autori dello studio.