I pazienti con malattia di Crohn, infiammazione cronica del tratto digerente, presentano ulcere intestinali che possono persistere per settimane. Di recente, un gruppo di ricercatori ha scoperto che un fungo comunemente usato nell’industria alimentare è in grado di aderire all’intestino in corrispondenza delle zone infiammate e ulcerate, causando dolore addominale, sanguinamento, diarrea e altri sintomi.
I risultati, pubblicati su Science, potrebbero aprire la strada a nuove strategie terapeutiche per favorire la guarigione dell’intestino e alleviare i sintomi della malattia di Crohn.
Debaryomyces hansenii sul banco degli imputati
«Se riusciamo a dimostrare che l’eliminazione di questo fungo – tramite cambiamenti nella dieta o con farmaci antifungini – favorisce la guarigione delle ulcere, potrebbe essere possibile migliorare la qualità della vita di questi pazienti con approcci innovativi» spiega l’autore dello studio Umang Jain della Washington University School of Medicine.
Precedenti studi su modelli animali hanno dimostrato che i comuni funghi intestinali possono influenzare la gravità della malattia di Crohn e di altre malattie infiammatorie intestinali.
Ma il ruolo dei funghi durante la guarigione dell’intestino è ancora poco chiaro.
Per capire perché in alcuni individui le ulcere intestinali impiegano molto tempo a guarire, i ricercatori guidati da Umang Jain e Thaddeus Stappenbeck hanno analizzato nei topi le zone ulcerate del rivestimento intestinale.
Fungo impiegato nell’industria alimentare
I ricercatori hanno scoperto che il fungo Debaryomyces hansenii, un microrganismo tollerante al sale utilizzato per la maturazione superficiale di formaggi e prodotti a base di carne, è abbondante soltanto a livello delle zone ulcerate dell’intestino dei topi.
Inoltre, il team di ricercatori ha rilevato livelli elevati di macrofagi a livello delle ulcere intestinali dei roditori infettati da D. hansenii. In queste cellule, i ricercatori hanno osservato una maggiore espressione di CCL5, una molecola nota per promuovere l’infiammazione reclutando altre cellule immunitarie e la cui espressione è aumentata nelle persone con malattie infiammatorie intestinali.
Nei topi privi di CCL5, la guarigione delle ulcere non è stata impedita dalla colonizzazione di D. hansenii. Ulteriori esperimenti hanno dimostrato che l’attivazione di una specifica via immunitaria nei macrofagi altera la guarigione delle ulcere nei topi.
Dieta e malattia di Crohn
Successivamente, i ricercatori hanno introdotto il fungo nei topi con ulcere intestinali. L’infezione ha rallentato il processo di guarigione, mentre l’eliminazione di D. hansenii con un farmaco antifungino l’ha accelerato.
Analizzando le biopsie intestinali di sette individui con malattia di Crohn, il team di studiosi ha isolato D. hansenii da tutti i soggetti; al contrario, in persone sane è stato possibile isolarlo solo in un soggetto su 10. Inoltre, nelle persone con malattia di Crohn i ricercatori hanno individuato il fungo solo nelle aree dell’intestino ulcerate o infiammate.
I risultati suggeriscono che l’eliminazione del fungo potrebbe ripristinare la normale guarigione delle ulcere intestinali.
«Non stiamo suggerendo di smettere di mangiare formaggio e carne lavorata; questo consiglio andrebbe ben oltre quello che sappiamo in questo momento», spiega Umang Jain. «Finora abbiamo dimostrato solo che questo fungo di origine alimentare penetra nei tessuti infiammati e danneggiati e provoca ulteriori danni».
In futuro, il team di ricercatori prevede di condurre uno studio più ampio per valutare nell’uomo l’esistenza di un legame tra la dieta e i livelli di D. hansenii nell’intestino. «In tal caso, è possibile che la modulazione dietetica possa abbassare i livelli del fungo e quindi ridurre i sintomi della malattia di Crohn», conclude Umang Jain.