Ruminococcus gnavus: un goloso da mandare all’inferno, al limite in purgatorio

Ruminococcus gnavus è il nuovo protagonista della rubrica “Le interviste impossibili di Microbioma.it”, una serie di dialoghi con batteri, probiotici, prebiotici & Co.
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Ruminococcus gnavus: un goloso da mandare all’inferno, al limite in purgatorio

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Il peccato di gola fa parte dei sette vizi capitali e Dante colloca chi nella vita ha esagerato con il cibo e le bevande a scontare la propria pena nella VI cornice del purgatorio, nel continuo tormento della fame e della sete. 

Ma nella Divina Commedia per i golosi c’è posto anche all’inferno, dove chi ha troppo amato le libagioni per contrappasso viene flagellato dal freddo, dal puzzo e dal fango, e continuamente lacerato dai latrati e dalle unghie di Cerbero. 

Restando sul parallelismo letterario, per quanto sia scientificamente improbabile non è poi così difficile immaginare che il microbiota sia organizzato in gironi proprio come il capolavoro dantesco. In questo modo, peraltro, si spiegherebbe la coesistenza di microrganismi benefici e patogeni. Sta di fatto che nell’econicchia intestinale c’è anche il Ruminococcus gnavus, batterio simbionte della famiglia delle Lachnospiraceae, phylum Firmicutes, che per certe sue caratteristiche non si può che definire goloso e che per la sua azione bifronte – che può essere positiva ma anche negativa – non è chiaro se sia da collocare in purgatorio o all’inferno. Vediamo perché.

Il suo rapporto con la salute umana si può definire piuttosto articolato e complesso…

«Grazie per la delicatezza, ma possiamo anche evitare di ricorrere a perifrasi inutili: in realtà. come avviene per molti altri microrganismi simbionti, secondo le circostanze, intrattengo con l’ospite una relazione che può essere vantaggiosa per entrambi, oppure determinare un danno. Questo vale anche per me: non ho certo problemi ad ammetterlo».

Vediamo prima di tutto quali sono le sue azioni benefiche…

«D’accordo: come mi piace sottolineare, i miei effetti positivi iniziano molto precocemente, fin dalle prime fasi della vita dell’ospite. Già nel lattante rivesto infatti un ruolo importante nell’impostazione dell’assetto del microbiota in rapporto al progressivo aumento di peso (1). Poi la mia abbondanza relativa cresce dopo lo svezzamento, quando al contrario altre specie come i bifidobatteri si riducono drasticamente (2) e allo stesso modo, assieme all’Eubacterium rectale, svolgo un ruolo che si può definire  decisivo nella transizione tra il microbioma infantile e quello adulto (3). Ho insomma un ruolo determinante nella colonizzazione dell’intestino e nei successivi cambiamenti che si manifestano con il crescere dell’età nella flora batterica. Voglio anche sottolineare che nei cambiamenti tassonomici che si verificano nell’invecchiamento attorno ai 65-70 anni vengo perso quasi del tutto (99%), con conseguente fragilità del microbiota (4), per poi recuperare in abbondanza nelle età ancora più avanzate. Quasi dimenticavo: esercito un effeto protettivo contro la colite e l’eczema atopico. Inoltre, secondo un’ipotesi recente (5) sembra che io sia in grado di potenziare gli effetti dell’immunoterapia antitumorale. Tra le azioni positive che mi vengono attribuite, questa è probabilmente quella a cui tengo di più: soltanto un paziente oncologico su cinque risponde a questi trattamenti e il fatto di poter far la differenza mi riempie di orgoglio».

Per contro, a suo carico sono emerse anche molte azioni negative…

«Ribadito che tutto è sempre legato alle abitudini alimentari dell’ospite e che la mia presenza abbondante si associa in genere a una dieta ricca di prodotti di derivazione animale, non è sorprendente che la mia abbondanza sia stata inversamente associata a un regime alimentare sano (6). Sono stato anche coinvolto direttamente nell’eccessivo aumento di acido folico che si osserva negli anziani con disturbi neurocognitivi (7). Devo comunque ammettere che la mia abbondanza è stata collegata a una serie cospicua di patologie sia gastrintestinali sia extraintestinali: si possono elencare Crohn, IBD e IBS, ma anche obesità, coronaropatia, epatopatia alcolica, diabete, ansia e depressione, e altre ancora che nemmeno ricordo… (8). Mi sembra comunque giusto sottolineare che non è ancora chiaro se svolgo un ruolo attivo in queste forma patologiche o se, al contrario, mi trovo coinvolto mio malgrado in modificazioni dell’econicchia intestinale per via di cambiamenti che in realtà sono determinati dalla malattia».

È consapevole che alcuni studi la presentano come un insaziabile goloso?

«Purtroppo sì. Dipende dal fatto che alcuni ceppi utilizzano come nutrienti gli zuccheri presenti sulla mucosa intestinale. Da qui la definizione di batterio ghiotto di zuccheri, ma tengo a precisare che non si tratta di un vizio, semmai di una strategia che garantisce la mia sopravvivenza, indipendentemente dall’età dell’ospite, della sua dieta e dalla presenza di malattie. Peraltro, il mio stesso rivestimento è ricco in zuccheri e, anche in questo caso, l’azione si può definire bivalente, in quanto dal metabolismo degli zuccheri derivano metaboliti specifici che possono ostacolare la digestione e causare disturbi gastrici». 

Tornando ai pro e ai contro, da goloso ritiene di meritare il purgatorio o di finire all’inferno?

«Si tratta di un giudizio che non spetta certo a me. Vorrei però sottolineare che l’analisi dei metaboliti e dei mediatori che dipendono da me e che sembrano collegarmi ad effetti positivi o negativi è tuttora in corso e che per ora sono da considerare semplicemente come un componente integrante del microbiota che possiede determinate caratteristiche: niente di più. In altre parole, la mia azione dipende dal contesto e non si può semplicemente definire pro-infiammatoria o patogena come avviene invece in alcuni studi di metagenomica. Né mi sembra corretta la definizione di batterio che danneggia la barriera intestinale, perché per il momento mancano i supporti scientifici per un’affermazione del genere. In questi casi, se non siamo nel campo della querela poco ci manca. Mancano insomma le prove per mandarmi all’inferno».

Reference

  1. Mennella JA, Li Y, Bittinger Ket al. The macronutrient composition of infant formula produces differences in gut microbiota maturation that associate with weight gain velocity and weight status. Nutrients. 2022;14:1241
  2. Yatsunenko T, Rey FE, Manary MJet al. Human gut microbiome viewed across age and geography. Nature. 2012;486:222–7.
  3. Nilsen M, Madelen Saunders C, Leena Angell Iet al. Butyrate levels in the transition from an infant- to an adult-like gut microbiota correlate with bacterial networks associated with Eubacterium rectale and Ruminococcus gnavus. Genes, 2020;11:1245.
  4. Maffei VJ, Kim S, Et Bet al. Biological aging and the human gut microbiota. J Gerontol Ser A. 2017;72:1474–82.
  5. Di Luccia B, Molgora M, Khantakova D, Jaeger N, Chang HW, Czepielewski RS, Helmink BA, Onufer EJ, Fachi JL, Bhattarai B, Trsan T, Rodrigues PF, Hou J, Bando JK, da Silva CS, Cella M, Gilfillan S, Schreiber RD, Gordon JI, Colonna M. TREM2 deficiency reprograms intestinal macrophages and microbiota to enhance anti-PD-1 tumor immunotherapy. Sci Immunol. 2024 May 17;9(95):eadi5374.
  6. Ma E, Maskarinec G, Lim Uet al. Long-term association between diet quality and characteristics of the gut microbiome in the multiethnic cohort study. Br J Nutr. 2022;128:93–102.
  7. Han Y, Quan X, Chuang Yet al. A multi-omics analysis for the prediction of neurocognitive disorders risk among the elderly in Macao. Clin Transl Med. 2022b;12:e909
  8. Crost EH, Coletto E, Bell A, Juge N. Ruminococcus gnavus: friend or foe for human health. FEMS Microbiol Rev. 2023 Mar 10;47(2):fuad014.

Silvano Marini
Laureato in medicina e chirurgia, giornalista professionista. Ha lavorato con le principali testate giornalistiche italiane di aggiornamento per medici e farmacisti.

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