Il microbioma intestinale è al centro di una ricerca pionieristica condotta dal dipartimento di Agraria dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno.
Lo studio, recentemente pubblicato sulla rivista Nature Communications, evidenzia il ruolo cruciale del microbioma intestinale nell’interazione tra ambiente e salute, sottolineando come l’esposizione agli inquinanti ambientali influenzi significativamente la composizione e la funzionalità del microbioma.
Lo studio sulla Terra dei fuochi
La regione Campania, e in particolare la “Terra dei Fuochi”, rappresenta un’area di studio ideale per esaminare l’impatto dell’inquinamento ambientale sulla salute umana.
Negli ultimi 15 anni, questa zona è stata al centro dell’attenzione per la gestione inadeguata dei rifiuti e per l’alto livello di contaminazione del suolo e delle acque.
Il Piano Integrato Campania Trasparente e lo Studio di Esposizione nella Popolazione Suscettibile (SPES) sono iniziative regionali che monitorano l’impatto degli inquinanti sulla popolazione locale.
Lo studio ha coinvolto 359 soggetti, suddivisi in base al livello di inquinamento delle loro aree di residenza (alto, medio e basso). Attraverso l’uso della metagenomica shotgun, i ricercatori hanno analizzato la composizione e le potenziali funzioni del microbioma intestinale, confrontando i dati con i livelli di inquinanti misurati nel sangue dei partecipanti.
Inquinanti ambientali e microbioma
Ecco cosa emerge dallo studio coordinato dai ricercatori Danilo Ercolini e Antonio Limone:
- Composizione del microbioma: i soggetti esposti ad alti livelli di inquinamento presentavano una maggiore abbondanza di geni microbici associati alla degradazione degli inquinanti. In particolare, i metalli pesanti hanno promosso lo sviluppo di geni di resistenza agli antibiotici, evidenziando un legame tra resistenza ai metalli e resistenza agli antibiotici.
- Funzionalità del microbioma: l’esposizione agli inquinanti ambientali ha selezionato funzioni specifiche nel microbioma intestinale, tra cui la degradazione di composti organici complessi come diossine e PCB. Questo adattamento potrebbe rappresentare un meccanismo di difesa del microbioma contro gli inquinanti.
- Implicazioni per la salute: la presenza di geni di resistenza e di degradazione è stata correlata con maggiori concentrazioni di metalli pesanti nel sangue, suggerendo che il microbioma possa giocare un ruolo nella modulazione della tossicità degli inquinanti. Questi geni erano anche più abbondanti nei soggetti con malattie croniche, indicando una possibile relazione tra esposizione agli inquinanti, alterazioni del microbioma e sviluppo di patologie.
Conclusioni
Lo studio dimostra che il microbioma intestinale non solo si adatta alle condizioni ambientali, ma potrebbe anche contribuire alla detossificazione degli inquinanti.
Questo dato apre la strada a nuove strategie terapeutiche, come lo sviluppo di probiotici in grado di degradare specifici inquinanti, migliorando la resilienza della popolazione esposta a rischi ambientali.
Inoltre, i risultati suggeriscono l’importanza di includere il microbioma nei modelli di valutazione del rischio per una migliore comprensione dell’interazione tra ambiente e salute.
Questa ricerca evidenzia inoltre la necessità di ulteriori studi per esplorare le interazioni tra esposizione ambientale, microbioma intestinale e salute umana. In particolare, è fondamentale approfondire il ruolo del microbioma nella detossificazione degli inquinanti e valutare le potenziali applicazioni cliniche dei probiotici adattati a condizioni di inquinamento ambientale.