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Disbiosi vaginale e problemi ginecologici: a che punto è la ricerca?

In ginecologia il microbiota ha un ruolo fondamentale ed è necessario chiarirne tutti gli aspetti. Vediamo dove è arrivata la ricerca.
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Disbiosi vaginale e problemi ginecologici: a che punto è la ricerca?

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Nella salute della donna il microbioma vaginale svolge un ruolo fondamentale. Benché le ricerche in questo campo siano in costante aumento, soprattutto in presenza di problemi ginecologici gravi, molti sono tuttavia ancora gli aspetti da chiarire. Vediamo a che punto siamo arrivati.

Microbioma vaginale fisiologico

Difficile dire con esattezza quando un microbioma vaginale è normale. Nonostante la sua elevata complessità e inter/intra-variabilità, l’avanzamento delle tecniche analitiche ha tuttavia permesso di individuare vari ceppi di Lactobacillus come quelli più abbondanti.

L. crispatus, L. gasseri, L. iners e L. jensenii hanno difatti mostrato la diffusione maggiore in donne sane seguiti da specie anaerobie quali Gardnella, Atopobium, Mobiluncus, Megasphoera, Prevotella, Streptococcus, Mycoplasma, Ureaplasma, Dialister e Bacteroidetes [1].

Accedi al nostro dossier: Probiotici orali per disturbi ginecologici

Tra le caratteristiche di Lactobacillus positive per l’ambiente vaginale troviamo la capacità di produrre acido lattico e favorire la salute dell’epitelio vaginale oltre che di mantenere il pH a livelli fisiologici (circa 4, 4.5) ostacolando così l’invasione di patogeni esterni o la proliferazione di patobionti (ceppi commensali potenzialmente patogeni). A ciò si aggiunge la produzione di batteriocine ad attività antimicrobica.

L’equilibrio è però delicato e alterazioni ormonali, attività sessuale, fasi del ciclo mestruale, antibiotici ad ampio spettro, prodotti per l’igiene intima troppo aggressivi, stress, calo delle difese immunitarie ecc. possono alterarlo instaurando una condizione di disbiosi, più o meno pronunciata, con aumento della diversità batterica [2].

Le conseguenze delle disbiosi vaginali

Tra le conseguenze più comuni di disbiosi vaginale troviamo la vaginosi batterica (VB). Questo disturbo è caratterizzato appunto dalla diminuzione di lattobacilli e, di contro, la proliferazione di ceppi patogeni appartenenti a Prevotella, Eggerthella, Dialister, Megasphaera, Sneathia, Leptotrichia, Parvimonas (Peptostreptococcus), Veillonella, Bacteroides, Mobiluncus, Porphyromonas, Mycoplasma, Ureaplasma, Streptococcus, Staphylococcus, Gemella e Escherichia/Shigella. A questi si aggiungono G. vaginalis e A. vaginae che, seppur normalmente presente nella flora vaginale, aumentano la loro concentrazione in presenza di VB e, tra i funghi, Mycoplasma hominis [2,3].

Dal punto di vista anatomo-funzionale invece i tratti distintivi della patologia sono l’aumento del muco vaginale e l’odore acre.

L’assenza di una pronunciata infiammazione rende tuttavia questa condizione quasi sempre asintomatica, facendo così ritardare l’inizio della terapia. Tra le opzioni terapeutiche, antibiotici con target diverso dai lattobacilli (per esempio le tetracicline) sono a oggi la strategia più applicata, anche se non sempre efficaci. Comuni sono infatti le recidive.

Una valida alternativa sembrerebbe essere l’utilizzo di probiotici ad azione intestinale e da assumere quindi per via orale. Tra tutti, Lactobacillus acidophilus GLA‐14, Lactobacillus rhamnosus HN001 hanno mostrato risultati promettenti e basati sulla loro capacità di contrastare la crescita di patogeni associati a vaginosi. [5].

Candida vaginale

Dopo la vaginosi, in cima alla lista delle infezioni femminili più diffuse e disbiosi-dipendenti troviamo la candidosi vulvovaginale da collegare all’eccessiva proliferazione di Candida spp. Tra tutti, C. Albicans è il ceppo maggiormente responsabile e a cui ricondurre circa l’85- 90% delle casistiche. Segue C. glabrata. A differenza della vaginosi è più raramente asintomatica in quanto caratterizzata da un importante stato infiammatorio. Seppur il meccanismo eziopatologico rimanga ancora del tutto da chiarire, tale condizione sembrerebbe instaurarsi prevalentemente dopo terapia antibiotica a causa della riduzione di ceppi commensali protettivi [4,6].

Di contro, l’approccio terapeutico prevede di norma l’uso di farmaci antimicotici per via orale o topica, nonostante questi possano favorire lo sviluppo di ceppi non-Albicans resistenti aumentando così il numero di specie correlate all’infezione e la possibilità di recidive [6].

Come per VB, anche con candidosi vaginale ricorrente i probiotici orali Lactobacillus acidophilus GLA‐14, Lactobacillus rhamnosus HN001 sembrerebbe essere un’alternativa efficace oltre che più sicura nel lungo termine [7].

Non solo vaginosi batterica e candidosi vulvovaginale. La disbiosi vaginale potrebbe essere all’origine di altre problematiche ginecologiche.

Alcuni studi indicano per esempio che in condizioni di disbiosi vaginale è più alto il rischio di contrarre papilloma virus (HPV), herpes simplex virus (HSV), HIV o infezioni batteriche a trasmissione sessuale veicolate per esempio da Chlamydia trachomatis, Neisseria gonorrhoeae o Trichomonas vaginalis. Secondo altri studi recenti ci potrebbe essere anche una correlazione con il rischio di parto pretermine e il fallimento della fecondazione in vitro [1,2].

La probabilità di tali conseguenze è ulteriormente aumenta dalla presenza di vaginosi, soprattutto se ricorrente [2].

Considerandone la gravità, non solo della problematica in sé ma anche delle sue possibili conseguenze, prevenire l’alterazione della flora batterica vaginale e/o intervenire tempestivamente è perciò fondamentale.

Data l’importanza dimostrata in presenza di molteplici problematiche ginecologiche, il microbioma vaginale si presenta dunque come un candidato ideale per nuove strategie terapeutiche basate non su una sua manipolazione aggressiva mediante antibiotici, ma sul favorire la proliferazione di lattobacilli positivi per il mantenimento, a monte, del suo equilibrio fisiologico.

Non solo il microbioma vaginale. Anche quello intestinale sembrerebbe essere implicato nel loro sviluppo e decorso. La somministrazione di probiotici per via orale ha difatti dimostrato risultati promettenti.

Iniziativa editoriale promossa da Sandoz S.p.A.
AN: IT2006059480

Referenze

  1. Torcia MG Interplay among Vaginal Microbiome, Immune Response and Sexually Transmitted Viral Infections. Int J Mol Sci. 2019 Jan 11;20(2). pii: E266. doi: 10.3390/ijms20020266.
  2. Nasioudis D, Linhares IM, Ledger WJ, Witkin SS. Bacterial vaginosis: a critical analysis of current knowledge BJOG. 2017 Jan;124 (1):61-69. doi: 10.1111/1471-0528.14209
  3. Janneke H. H. M. van de Wijgert, Hanneke Borgdorff et al., The Vaginal Microbiota: What Have We Learned after a Decade of Molecular Characterization? https://doi.org/10.1371/journal.pone.0105998
  4. Shukla A, Sobel JD. Vulvovaginitis Caused by Candida Species Following Antibiotic Exposure Curr Infect Dis Rep. 2019 Nov 9;21(11):44. doi: 10.1007/s11908-019-0700-y.
  5. Russo R, Karadja E, De Seta F Evidence-based mixture containing Lactobacillus strains and lactoferrin to prevent recurrent bacterial vaginosis: a double blind, placebo controlled, randomised clinical trial. Benef Microbes. 2019 Feb 8;10(1):19-26. doi: 10.3920/BM2018.0075
  6. Chang-Ho Kang, YongGyeong Kima, Seul Hwa Hana, et al In vitro probiotic properties of vaginal Lactobacillus fermentum MG901 and Lactobacillus plantarum
    MG989 against Candida albicans. https://doi.org/10.1016/j.ejogrb.2018.07.005
  7. Rosario Russo Fabiana Superti Eugen Karadja Francesco De Seta Randomised clinical trial in women with Recurrent Vulvovaginal Candidiasis: Efficacy of probiotics and lactoferrin as maintenance treatment https://doi.org/10.1111/myc.12883

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