Infezioni vaginali virali: il microbioma vaginale può fare la differenza

Una ricerca del Burlo Garofolo di Trieste ha caratterizzato in maniera approfondita il microbiota vaginale prendendo in esame non solo la componente batterica, ma anche la presenza di virus.

Come ci spiega spiega Giuseppina Campisciano, ricercatrice presso il Burlo Garofolo e autrice dello studio: «Abbiamo guardato a virus quali Polyomavirus, Papilloma virus ed Herpes virus poiché possono essere latenti in donne in età riproduttiva e possono indurre oncogensi oppure essere eliminati con successo dall’ospite. Abbiamo caratterizzato la presenza di questi virus in relazione alla struttura del microbiota vaginale secondo la classificazione dei Community State Types (CST) dove vengono riconosciute diverse strutture del microbiota vaginale in base al lattobacillo predominante, oppure, in assenza di lattobacilli, in base alla presenza degli anaerobi in una condizione più simile alla vaginosi batterica. Dalle nostre analisi sembrerebbe che la probabilità di infezione è uguale indipendentemente dalla struttura del microbiota vaginale.»

«Quello che abbiamo notato – continua la ricercatrice – è come in maniera diversa rispondano queste strutture microbiche vaginali alla presenza del virus. Ad esempio, nel CST-1 in cui il microrganismo predominante è il Lactobacillus crispatus, noto per avere un forte effetto anti virale e di contrasto alla disbiosi vaginale, questo batterio aumenta. Sembrerebbe un meccanismo di difesa attuato dall’ospite per favorire la clearance virale. Invece nel CST-4, molto più simile alla vaginosi batterica e quindi con il più alto grado di disbiosi vaginale, in presenza di virus aumentano microorganismi anaerobi disbiotici quali la Prevotella o Sneathia. Inoltre aumentano anche le citochine pro-infiammatorie e questa situazione potrebbe favorire la persistenza virale e in un secondo momento la trasformazione cellulare.»

«A 8-9 mesi dalla diagnosi dell’infezione virale – conclude Campisciano – le donne in cui è stato osservato il più alto tasso di clearance virale sono proprio quelle che al momento della diagnosi di infezione avevano un microbiota vaginale dominato dal Lactobacillus crispatus. Questi dati sembrano confermare la nostra ipotesi iniziale, quella secondo cui nel verificarsi di trasformazione cellulare o clearance virale, un ruolo fondamentale è assolto dai batteri che colonizzano il microbiota genitale femminile.»

Intervista realizzata durante il 47° congresso nazionale della Società Italiana di Microbiologia.

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