È difficile fare il punto della ricerca sul microbiota. Microbiota e microbioma sono termini che ormai dominano il panorama della ricerca scientifica. Nel 2022 queste due keyword sono state presenti in oltre 26.000 studi pubblicati, 71 ricerche al giorno. Natale, Pasqua e Capodanno inclusi.
Un record, che si inserisce in trend costante di crescita e che manifesta in maniera evidente il forte interesse del mondo scientifico verso questo mondo. Basti pensare che queste due chiavi di ricerca, nel 2022, sono state seconde soltanto alla keyword Covid.
La ricerca procede a passi da gigante, e questo è sicuramente un dato positivo. Qual è allora il problema? Il problema è quali di questi risultati trasmettere al mondo medico. E in che modo, con quali criteri.
Viviamo in un momento storico in cui c’è una profonda discrepanza tra le conoscenze che la ricerca di base e quella clinica stanno rapidamente accumulando, e il sapere diffuso su questi temi tra i medici. Da qui l’idea di Francesco Di Pierro, biologo e docente a contratto in diversi atenei italiani, di fare una summa dello stato dell’arte delle conoscenze in un libro.
Il volume (Microbiota – struttura e traslazione, Scripta Manent edizioni 410 pagine, 120 euro) parte dalla constatazione che l’argomento “microbiota”, pur essendo al centro dell’interesse di migliaia di ricercatori, è ancora divisivo all’interno della comunità scientifica. Parecchio divisivo.
Gli entusiasti lo considerano la medicina del futuro, i detrattori una sorta di curioso epifenomeno, di interesse relativo sul piano clinico. In mezzo a questi due poli ci sono tutti coloro (medici, scienziati, nutrizionisti) che seguono con attenzione gli sviluppi della ricerca, pur facendo talvolta fatica a districarsi nella materia, ma che soprattutto pongono molta attenzione ai dati e alle evidenze solide.
Èd è proprio a questi, secondo il nostro parare, che si rivolge il libro di Di Pierro. I primi quattro capitoli sono un ripasso generale dei concetti fondamentali, dal sequenziamento alla biodiversità, dagli scivolosi termini eubiosi/disbiosi alla composizione del microbiota intestinale.
I capitoli successivi descrivono le conoscenze attuali sul microbiota fecale, con un interessante capitolo sul nuovo modo di vedere e considerare il muco intestinale, come interfaccia tra microbiota e ospite. Molto interessante anche il capitolo 14 che affronta gli effetti dei cosiddetti botanicals, le piante officinali, sulla comunità microbica intestinale che potrebbe essere all’origine di tanti effetti che queste sostanze esercitano a livello sistemico.
Continuando la lettura si incontrano il microbiota vaginale, uterino e vescicale per passare poi a tre capitoli dedicati al mondo pediatrico. Come spiega l’autore nella prefazione, i grandi assenti nella trattazione sono il microbiota orale, polmonare e cutaneo. Tre microbioti che non sono ancora entrati appieno nelle capacità analitiche “routinarie” dei laboratori che si occupano di analisi del microbiota.
«È mia opinione» sottolinea Di Pierro «che i medici di qualunque specialità, in primis gastroenterologi, neonatologi, pediatri, internisti, neurologi e ginecologi, dovrebbero sentirsi chiamati a saper intercettare il ruolo giocato da un’eventuale disbiosi nella salute del loro pazienti».