I batteri che compongono il microbiota intestinale possono influenzare la risposta all’immunoterapia, ma non è ancora chiaro quale sia il meccanismo alla base di questo fenomeno.
Un nuovo studio condotto su modelli murini ha rivelato che specifiche cellule immunitarie trasportano i batteri intestinali verso i siti del corpo nei quali i microbi sono in grado di potenziare l’attività antitumorale dell’immunoterapia.
I risultati, pubblicati su Science Immunology, fanno quindi luce sul meccanismo mediante il quale i batteri intestinali possono influenzare la risposta immunitaria antitumorale.
Circa metà dei pazienti non risponde all’immunoterapia
«I nostri dati potrebbero fornire informazioni sul perché diversi taxa del microbiota intestinale vengono considerati critici per l’efficacia dell’immunoterapia», affermano i ricercatori.
Una classe di farmaci immunoterapici, chiamati inibitori dei checkpoint, rimuove alcune barriere naturali all’attività immunitaria, scatenando il sistema immunitario contro le cellule tumorali.
Tuttavia, fino al 50% dei pazienti non risponde al trattamento e, sebbene diversi batteri intestinali, tra cui Akkermansia muciniphila e Faecalibacterium prausnitzii, siano stati associati a un aumento della risposta all’immunoterapia, non è noto come questi batteri possano potenziare la risposta antitumorale.
Per rispondere a questa domanda, Andrew Koh del University of Texas Southwestern Medical Center e i suoi colleghi hanno somministrato inibitori dei checkpoint a topi con o senza melanoma. Quindi, i ricercatori hanno valutato se i batteri intestinali si siano spostati in altri siti del corpo.
Microbi che fanno la spola
Dopo il trattamento immunoterapico, i microbi intestinali hanno raggiunto i linfonodi addominali o i linfonodi mesenterici.
I linfonodi sono piccole strutture contenenti linfotici T che aiutano il corpo a combattere infezioni e malattie, mentre i linfonodi mesenterici in genere impediscono ai microbi di diffondersi nel resto del corpo.
I ricercatori hanno scoperto che il trattamento immunoterapico dilata minuscoli vasi sanguigni nei linfonodi mesenterici, aiutando i batteri nel loro percorso verso altri linfonodi e verso i tumori.
Ulteriori esperimenti hanno dimostrato che l’immunoterapia induce infiammazione intestinale e attiva le cellule dendritiche, che trasportano i batteri intestinali benefici oltre i linfonodi mesenterici, consentendo ai microbi di raggiungere i linfonodi drenanti del tumore, siti in cui i linfociti T antitumorali vengono stimolati da specifici antigeni tumorali.
Questi linfonodi svolgono quindi un ruolo chiave nella risposta immunitaria antitumorale.
Immunoterapia potenziata dai batteri intestinali
Dai dati ottenuti è emerso che, una volta all’interno dei linfonodi che drenano il tumore, i batteri intestinali amplificano la stimolazione immunitaria generata dal trattamento immunoterapico e potenziano l’attività antitumorale dei linfociti T.
Inoltre, nei topi trattati con antibiotici sono state osservate una ridotta traslocazione di batteri intestinali verso i tumori e una minore risposta all’immunoterapia.
Questi risultati evidenziano l’importante ruolo svolto dai batteri intestinali nell’aumentare l’efficacia del trattamento.
Conclusioni
«Anche se l’importanza delle cellule dendritiche nell’immunità antitumorale è già stata dimostrata, i nostri dati forniscono un ulteriore livello di comprensione degli effetti immunitari antitumorali mediati dai batteri intestinali, che possono dipendere anche dalla capacità delle cellule dendritiche di trasportare batteri intestinali», affermano i ricercatori.
«Sebbene non sia ancora chiaro se i risultati siano generalizzabili ad altri modelli tumorali, i risultati ottenuti potrebbero essere applicati anche per capire se e come il microbiota intestinale moduli l’efficacia di altri trattamenti immunoterapici antitumorali» concludono gli autori dello studio.