Uno studio pubblicato su Nature Microbiology dimostra che nell’intestino dei neonati prematuri potrebbero esserci degli utili biomarcatori per valutare il rischio di enterocolite necrotizzante (NEC), un’infiammazione del tessuto intestinale potenzialmente letale.
Stando a quanto emerso, infatti, alcuni bambini nati pretermine mostrano, poco prima di sviluppare NEC, alterazioni nella composizione dei virus intestinali.
I risultati suggeriscono quindi che le firme microbiche nell’intestino dei bambini pretermine possono essere utilizzate come biomarcatori della NEC.
Prematuri ed enterocolite necrotizzante
Nei bambini nati prima delle 32 settimane di gestazione, l’incidenza della NEC varia dal 2 al 7% nei Paesi ad alto reddito, con il 22-38% dei bambini che muoiono a causa della malattia.
Le cause dell’enterocolite necrotizzante non sono ancora chiare, ma i fattori di rischio, oltre al parto pretermine, possono includere l‘uso prolungato di antibiotici.
Ricerche precedenti hanno anche indicato un’associazione con specifici batteri presenti nell’intestino dei bambini prematuri.
«Da molti anni ormai si sospetta che il microbiota intestinale sia implicato in questa malattia dal rapido sviluppo», afferma l’autore senior dello studio Efrem Lim, dell’Arizona State University. «Precedenti studi hanno dimostrato che i cambiamenti nel microbiota intestinale nei neonati pretermine sembrano predire la progressione verso la NEC».
Tuttavia, non essendo stato ancora dimostrato il ruolo nello sviluppo di questa patologia dei virus che risiedono nell’intestino, Efrem Lim, Lori Holtz della Washington University School of Medicine e i loro colleghi hanno analizzato campioni di feci di neonati pretermine.
Firma virale specifica
Il team ha analizzato ogni 7 gioni per le prime 11 settimane di vita i campioni di feci raccolti da 23 neonati pretermine ricoverati nell’unità di terapia intensiva neonatale del St. Louis Children’s Hospital. Di questi bambini, solo 9 hanno sviluppato NEC.
L’intestino dei bambini che non hanno sviluppato NEC era popolato da batteriofagi appartenenti alle famiglie Myoviridae, Podoviridae e Siphoviridae, mentre è stata osservata una ridotta abbondanza di Gokushovirinae, Herelleviridae e dei fagi di Tectiviridae.
Gli stessi virus sono stati osservati anche nei neonati che hanno sviluppato la NEC. Tuttavia, questi bambini hanno mostrato firme virali intestinali specifiche poco prima di sviluppare la NEC. In particolare, la diversità dei virus si è ridotta nei 10 giorni precedenti lo sviluppo dei primi sintomi di NEC.
Convergenza microbica
Ulteriori analisi hanno mostrato che le associazioni tra virus e batteri nell’intestino dei bambini affetti da NEC differivano rispetto ai bambini che non l’avevano sviluppata: secondo gli autori dello studio, questa convergenza potrebbe contribuire allo sviluppo della NEC.
Ad esempio, è stato dimostrato che i fagi di Escherichia coli peggiorano la colite nei topi e che i fagi di Staphylococcus aureus e Pseudomonas aeruginosa innescano la produzione di molecole immunitarie coinvolte nell’infiammazione.
«I nostri risultati indicano che le firme del viroma nei neonati pretermine sembrano essere implicate nella NEC e che quindi potrebbero essere utilizzate per arrivare a una diagnosi più rapida di questa e di altre malattie mediate dal microbiota» concludono i ricercatori.