Alcuni studi condotti negli ultimi anni hanno osservato differenze nella composizione del microbiota tra le popolazioni occidentalizzate e non.
Una nuova ricerca potrebbe spiegare il perché: lo stile di vita, compresi il consumo di alimenti trasformati e le diete ipercaloriche, può influenzare il modo in cui i batteri intestinali vengono condivisi tra madri e bambini nei primi mesi di vita.
I risultati, pubblicati su Current Biology, sottolineano l’importanza di includere negli studi sul microbiota partecipanti con caratteristiche diverse in base alla geografia e allo stile di vita e di intensificare la ricerca sulla trasmissione del microbiota intestinale materno-infantile.
Precedenti studi hanno dimostrato inoltre che la modalità di parto, l’uso di antibiotici e la dieta possono influenzare il microbiota infantile, che viene in gran parte acquisito dalla madre.
Tuttavia, non è ancora chiaro se gli stili di vita occidentalizzati, caratterizzati da alimenti trasformati e diete ipercaloriche, regolino anche la trasmissione dei microbi intestinali dalle madri ai bambini.
Per rispondere a questa domanda, i ricercatori guidati da Edoardo Pasolli dell’Università Federico II di Napoli, Maria Carmen Collado dell’Institute of Agrochemistry and Food Technology di Valencia e Nicola Segata dell’Università di Trento hanno analizzato il microbiota intestinale di 25 coppie di madri e neonati provenienti dall’Etiopia.
Quindi, i ricercatori hanno confrontato questi microbioti con quelli di altri quattro gruppi madre-bambino con stili di vita diversi, occidentalizzati e non.
Microbiota dei bambini occidentali
Dai dati ottenuti è emerso che il microbiota dei neonati occidentalizzati e non occidentalizzati si sovrappone durante i primi mesi di vita più di quanto accada nel resto nella vita, probabilmente perché inizialmente la dieta è per tutti a base di latte materno.
Tuttavia, la composizione del microbiota intestinale dei neonati etiopi differiva da quella delle popolazioni occidentalizzate.
Batteri tra cui Clostridium innocuum, Ruminococcus gnavus ed Eggerthella lenta sono associati alle popolazioni europee, mentre microbi come Prevotella copri, Prevotella stercorea e Ligilactobacillus ruminis si trovano principalmente nei microbioti etiopi.
Inoltre, diverse specie precedentemente non caratterizzate sono state trovate nel microbiota infantile etiope e in altri non occidentalizzati; in particolare, la maggior parte dei ceppi condivisi tra le madri etiopi e i loro bambini provenivano da specie non caratterizzate appartenenti alle famiglie Selenomonadaceae e Prevotellaceae.
L’impatto della dieta
Ulteriori analisi hanno suggerito che il cibo prodotto localmente a base di teff potrebbe essere la fonte di alcune delle specie non conosciute rilevate nelle popolazioni etiopi.
Il teff è un cereale importante in Etiopia, che viene utilizzato per preparare un alimento fermentato simile al pane e altri prodotti che vengono tradizionalmente consumati dalle neomamme e dai bambini in fase di svezzamento.
«Questo è il primo studio che analizza la condivisione batterica tra madre e bambino nelle comunità non occidentalizzate e riporta come le condizioni ambientali influenzino non solo la composizione del microbioma infantile, ma anche la sua acquisizione», affermano i ricercatori.
Conclusioni
Sono necessari ulteriori studi per comprendere l’impatto dei ceppi batterici non caratterizzati sulla colonizzazione e sullo sviluppo infantile nelle popolazioni non occidentalizzate.
«Questi risultati preliminari sulla condivisione madre-bambino supportano fortemente la necessità di una comprensione più completa della trasmissione batterica materna in base alla geografia e allo stile di vita», concludono gli autori.