Cerca
Close this search box.

Come riconoscere una disbiosi intestinale da PPI

Hanno un alto profilo di sicurezza, ma possono alterare il microbiota intestinale causando disturbi spesso sottovalutati. Ecco come comportarsi.
CONDIVIDI →

Come riconoscere una disbiosi intestinale da PPI

CONDIVIDI →

In questo articolo

Sono sempre più numerosi gli studi che dimostrano una stretta correlazione tra l’utilizzo di farmaci e alterazioni del microbiota intestinale. I più noti e studiati sono gli antibiotici, ma non sono i soli.

Uno studio pubblicato su Nature nel 2019 dimostra infatti che un farmaco su quattro, tra quelli usati più di frequente, può causare disbiosi significativa a livello intestinale.

Negli ultimi anni alcuni ricercatori hanno iniziato a ipotizzare che dietro alcuni degli effetti collaterali gastroenterici correlati agli inibitori di pompa protonica (PPI), farmaci molto usati meglio conosciuti come gastroprotettori, potrebbero esserci le alterazioni a livello di microbiota intestinale.

Alzano il pH gastrico per proteggere lo stomaco, ma…

I PPI sono farmaci molto efficaci nel proteggere la mucosa dello stomaco dagli eccessi di acidi gastrici. Tuttavia, aumentando il pH dello stomaco riducono quell’effetto “barriera” dovuto proprio alla presenza di acidi. Ciò favorisce il passaggio di batteri nell’intestino con la conseguenza che in alcuni pazienti può insorgere una disbiosi intestinale.

Tale disbiosi si presenta con diversi livelli di gravità. La forma più grave è definita SIBO (Small Intestinal Bacterial Overgrowth). Stando ai risultati di un’indagine condotta all’Azienda ospedaliera Ordine Mauriziano di Torino, il 50% circa delle persone che utilizzano per un periodo medio-lungo i PPI accusa sintomi enterici lievi nei primi mesi di assunzione. Tali sintomi diventano clinicamente rilevanti (e a volte gravi) a partire dal sesto mese di utilizzo.

I sintomi più comuni della SIBO sono:

  • Flatulenza e gonfiore intestinale
  • Dolore addominale
  • Diarrea

Un altro dato preoccupante, documentato in letteratura, è il rischio di andare incontro a infezioni da Clostridium difficile tra chi assume PPI. Una metanalisi condotta su nove studi osservazionali ha inoltre dimostrato che in questi pazienti è più elevato il rischio di contrarre infezioni enteriche in comunità (per esempio Salmonella e da Campylobacter).

Come affrontare una disbiosi da PPI

Come sempre, la prevenzione è fondamentale. Per ridurre il rischio di una disbiosi da PPI è essenziale assumere questi farmaci sotto controllo del medico e, in linea di massima, evitare un’assunzione prolungata nel tempo.

Se si sospetta una disbiosi potrebbe essere utile assumere probiotici che siano in grado di ripristinare una condizione di eubiosi intestinale. Non tutti i probiotici sono uguali: ogni ceppo batterico probiotico possiede specifiche caratteristiche biologiche e funzionali.

In generale, i requisiti che deve possedere sono i seguenti:

  • efficacia dimostrata in studi in vitro e clinici
  • essere in grado di resistere all’ambiente acido gastrico
  • essere in grado di aderire alla mucosa intestinale e moltiplicarsi
  • essere in grado di produrre vitamine del gruppo B
  • resistere agli antibiotici

Per approfondire l’argomento leggi l’articolo a cura del Dottor Manuele Furnari, gastroenterologo Policlinico San Martino di Genova: Disbiosi intestinale: quando a causarla sono i farmaci

Redazione

Potrebbe interessarti

Oppure effettua il login