Attraverso la manipolazione del microbiota intestinale si potrebbe prevenire o trattare l’obesità infantile. È quanto emerge da uno studio della University of Calgary, Alberta (Canada) pubblicato su Gastroenterology, in cui è stata testata l’efficacia di uno specifico prebiotico, l’inulina arricchita di oligofruttosio (OI), su 42 bambini obesi o sovrappeso.
Sono molti gli studi che, negli ultimi anni, hanno dimostrato una correlazione tra le patologie metaboliche croniche e la disbiosi del microbioma intestinale.
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Uno dei fattori scatenanti di malattie quali l’obesità e il diabete di tipo 2 è, infatti, legato al ruolo del microbiota nella modulazione dell’infiammazione, laddove un’elevata presenza di lipopolisaccaridi (LPS) nel sangue induce uno stato di endotossiemia.
Con la disbiosi avviene inoltre uno shift nella produzione di metaboliti, particolarmente osservabile nel caso degli acidi biliari fecali, i cui cambiamenti sono strettamente legati al microbiota intestinale.
Numerosi studi hanno in aggiunta indagato sulla possibilità di intervenire sulle patologie metaboliche manipolando il microbiota intestinale attraverso vari metodi, tra cui l’utilizzo di prebiotici, probiotici e postbiotici.
Tuttavia, nonostante il grande interesse dei ricercatori, permangono ancora diverse aree d’indagine poco esplorate. Una di queste è l’analisi dell’effetto dei prebiotici sul microbiota intestinale dei bambini obesi o sovrappeso.
La ricerca sul prebiotico per l’obesità infantile
Allo scopo di colmare questa lacuna, i ricercatori canadesi, coordinati da Raylene A. Reimer, hanno condotto un trial controllato randomizzato in doppio cieco della durata di 16 settimane, coinvolgendo bambini tra 7 e 12 anni.
I 42 soggetti sono stati divisi in due gruppi: a 22 partecipanti sono stati somministrati 8g/giorno di inulina arricchita di oligofruttosio (OI), i restanti 20 hanno invece assunto un placebo. Sono stati raccolti campioni di sangue e feci alla baseline e al termine dello studio e sono state effettuate misurazioni corporee.
Rispetto al gruppo di controllo, nei bambini a cui è stata somministrata l’OI si è evidenziato un ridotto incremento del peso (aumento dovuto in parte alla normale crescita), unito alla diminuzione del 2,4% della massa grassa e del 3,8% della percentuale di grasso addominale. L’indice di massa corporea è sceso di 0,2 punti, a differenza del gruppo placebo in cui è aumentato di 0,4.
Le analisi del sangue hanno rivelato livelli di interleuchina 6 (IL6) e trigliceridi inferiori, rispettivamente, del 15% e 19% nel gruppo OI. Il risultato appare ancora più netto se si considera l’aumento del 25% di IL6 nel gruppo placebo.
L’esame dei campioni di feci ha fornito indicazioni sugli acidi biliari primari: acido colico e acido chenodesossicolico sono considerevolmente aumentati nel gruppo placebo.
La qPCR e il sequenziamento del 16S rRNA hanno permesso agli autori dello studio di risalire alla composizione batterica intestinale.
Nel microbiota dell’intestino dei bambini del gruppo placebo si è osservata una diminuzione di Clostridium, mentre il gruppo OI è stato caratterizzato da un aumento di batteri del phylum Actinobacteria e di specie del genere Bifidobacterium (in particolare B. adolescentis e B. longum) e da un decremento di Faecalibacterium prausnitzii, Bacteroides vulgatus e Ruminococcus gauvreauii.
La correlazione di Spearman ha permesso di legare i cambiamenti nelle quantità di alcuni specifici batteri ad alcuni parametri biologici. È emerso che il Clostridium clostriforme è connesso al peso corporeo e ai livelli di IL6, il Bacteroides vulgatus alla percentuale di grasso addominale e il Ruminococcus gauvreauii ai livelli dei trigliceridi.
Questi risultati, quindi, identificano nell’inulina arricchita di oligofruttosio un prebiotico in grado di alterare il microbioma intestinale e incidere in maniera positiva sull’eccesso di peso corporeo nel caso di obesità infantile.
Inoltre, i ricercatori canadesi per la prima volta hanno utilizzato tecniche di sequencing per analizzare l’effetto dei prebiotici sulla composizione batterica intestinale dei bambini. In tal modo si è potuto osservare il ruolo svolto non solo dai microrganismi appartenenti ai generi Bifidobacterium e Lactobacillus, il cui potenziale è già noto, ma anche la capacità di altri ceppi meno abbondanti di influire in maniera diretta sui parametri biologici dei soggetti coinvolti nello studio.