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I polifenoli del curry hanno effetti positivi sul microbiota intestinale

Il curry e altre spezie ricche di polifenoli potrebbero essere impiegate per modulare l’espressione dei commensali intestinali.
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I polifenoli del curry hanno effetti positivi sul microbiota intestinale

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Stato dell'arte
Cambiamenti anche temporanei della dieta possono influenzare il microbioma intestinale. L’impatto di spezie ricche in polifenoli è ancora da esplorare.
Cosa aggiunge questa ricerca
Scopo dello studio è stato quello di valutare gli effetti del consumo di curry (due dosi da 6 e 12 grammi) sul microbioma intestinale di 15 individui sani.
Conclusioni
I cambiamenti batterici e dei livelli di polifenoli sierici hanno mostrato correlazione con l’apporto delle spezie, andando a incidere in particolare su Bacteroides e Bifidobacterium suggerendo un possibile impiego di queste spezie nel modulare l’espressione dei commensali intestinali.

In questo articolo

Spezie ricche di polifenoli modificano in positivo il profilo del microbiota intestinale agendo in particolare su generi commensali quali Bacteroides e Bifidobacterium. È quanto suggerisce lo studio di Wei Wei Thwe Khine e colleghi della National University of Singapore di recente pubblicato su Scientific Reports.

Dieta e microbiota

Che il microbioma intestinale sia profondamente e velocemente impattato dall’alimentazione è stato ormai dimostrato in numerosi studi.

Tra i vari composti bioattivi che introduciamo con la dieta, i polifenoli hanno mostrato di influenzarne la composizione. Presenti abbondantemente nelle spezie, in relazione alla loro tipologia hanno poi effetti antimicrobici stimolando, di contro, la crescita di altri ceppi.

La maggior parte degli studi si è basata però su un loro consumo singolo, non in combinazione come spesso sono assunte.

A tal proposito i ricercatori hanno valutato l’effetto di due singole dosi di 7 tipi diversi di curry (6 e 12 grammi rispettivamente, a distanza di 24 ore) sul microbioma intestinale di 15 soggetti sani vs 14 controlli.

I risultati dello studio sugli effetti del curry

Ecco cosa è emerso confrontando i profili al basale e alle due somministrazioni.

  • Nessuna variazione nel profilo generale è stata osservata tra il baseline e dopo la seconda somministrazione in termini di diversità alfa
  • Alterazioni significative nell’abbondanza relativa invece a carico del genere Bacteroides, ridotto rispetto ai controlli in seguito alla somministrazione delle spezie (in maniera dose dipendente)
  • Di contro, l’espressione di Bifidobacterium ha mostrato valori maggiori nel gruppo con spezie rispetto ai controlli, in parte da attribuire a una loro moderata riduzione nei primi durante lo studio

Oltre al profilo batterico, è stato monitorato quello degli acidi fenolici nel plasma dimostrando come:

  • la concentrazione plasmatica dell’acido cinnamico  è direttamente proporzionale all’espressione di Bifidobacterium, negativamante con quella di Bacteroides, Ruminococcus e Oscillospira
  • l’acido fenilacetico è negativamente correlato con Bacteroides, Lachnospira e Phascolarctobacterium
  • solo Coprococcus è negativamente associato con il cambiamento dell’escrezione fenolica totale nelle 24 ore

Conclusioni

Il consumo di spezie ricche in polifenoli, curry in questo caso, sembrerebbe quindi influenzare il microbioma intestinale con effetti molto rapidi e andando ad agire in particolare su Bacteroides e Bifidobacterium.

Nonostante uno studio con un numero maggiore di soggetti e per una durata più lunga sia necessario, si potrebbe iniziare a ipotizzare una possibile strategia di intervento con target batterico modulando l’apporto di spezie.

Silvia Radrezza
Laureata in Farmacia presso l’Univ. degli Studi di Ferrara, consegue un Master di 1° livello in Ricerca Clinica all’ Univ. degli Studi di Milano. Borsista all’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS dal 2017 al 2018, è ora post-doc presso Max Planck Institute of Molecular Cell Biology and Genetics a Dresda (Germania).

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