Non solo una proliferazione eccessiva di C. albicans con successiva formazione di biofilm, ma anche un delicato equilibrio con Lactobacillus spp., commensali protettivi dell’ambiente vaginale, sembrano essere tra i fattori principalmente coinvolti nell’eziologia e decorso della candidiasi vulvovaginale ricorrente.
Ad affermarlo lo studio di Emily McKloud e colleghi del College of Medical, Veterinary and Life Sciences di Glasgow (UK), pubblicato su mSystem.
Candida vaginale, cause e fattori di rischio
Le infezioni fungine sono un problema sempre più diffuso. Tra queste troviamo la candidiasi vulvovaginale (VVC) che colpisce il 75% delle donne nonostante i trattamenti “fai da te” e la distribuzione di antifungini per canali non ufficiali ne facciano sottostimare la prevalenza.
Una buona percentuale sviluppa poi forme ricorrenti (RVVC) identificate con quattro o più casi in un anno. La ricorrenza può, come preventivabile, impattare significativamente sulla qualità di vita creando stress, problemi sessuali ecc.
Tra i fattori di rischio sono inclusi l’abuso di antibiotici e contraccettivi, nuovi partner sessuali, risposta allergica agli antigeni di Candida. La Candida albicans, in particolare, è infatti il patogeno predominante in questo disturbo, essendo il responsabile nel 90% dei casi.
La formazione di un biofilm che ne consegue, ideale per la sua proliferazione, è risultato anche un ottimo alleato contro le terapie antifungine sopportandone la ricorrenza.
Il ruolo del microbiota vaginale
Ma è il solo fattore? Non sembrerebbe. Visto il ruolo fondamentale della flora batterica locale nella salute della donna, come ne viene alterata? Come interagisce con il patogeno?
Lo hanno approfondito i ricercatori in questo studio confrontando le dinamiche di interazione con ceppi di Lactobacillus (tra i ceppi commensali più espressi nonché tra i responsabili dell’equilibrio del microbiota vaginale) in donne con RVVC (n=40) e sane (n=60). Di seguito i principali risultati.
Partendo da una valutazione microbiologica si è visto come la presenza di Candida era effettivamente più marcata nel gruppo RVVC con un ulteriore aumento in quelle pazienti trattate con antifungini a più di un mese di distanza, suggerendo una recidiva.
Indagando poi a livello tassonomico:
- a livello di genere, i Lactobacillus rappresentano il 75% del microbioma con livelli di diversità simile tra i due gruppi. Atopobium ha registrato poi un’abbondanza leggermente superiore nel gruppo controllo, minore invece per Bifidobacterium
- a livello di specie, si è vista una riduzione specifica. Ad esserne interessati troviamo L. jensenii e L. crispatus passando da un 44% nel gruppo controllo a un 30% nelle pazienti. Andamento opposto per L. iners, 19% nei controlli e 40% in quello RVVC
- considerando la durata di RVVC, pazienti con una storia di malattia inferiore a 6 mesi hanno mostrato un profilo intermedio tra uno stato fisiologico e uno identificato come patologico mostrando una lieve riduzione di L. crispatus (-5%). Per tempistiche superiori si è invece registrata un’alterazione più marcata con, ad esempio, un aumento di L. iners da 19% a 44%
- confrontando poi i profili batterici sulla base dell’uso di contraccettivi, Atopobium vaginae è risultata la specie maggiormente discriminante risultando maggiormente espresso in caso di un loro utilizzo
- il trattamento con antifungini ha ugualmente mostrato parziali alterazioni nella componente batterica. Lactobacillus spp. ha infatti mostrato un’espressione del 34% in pazienti trattati da meno di un mese, del 23% per terapie più lontane nel tempo vs un 44% nei controlli sani. Seppur non raggiungendo la significatività, l’abbondanza di Streptococcus, Gardnerella e Lactobacillus hanno poi mostrato associazione negativa con il momento dell’ultimo intervento per VVC. Correlazione positiva invece per i generi Prevotella, Morganella, e Sneathia
- Streptococcus, Prevotella e Clostridium sono risultati associati positivamente con il numero di episodi di VVC. Correlazione negativa invece per Shuttleworthia, Lactobacillus, e Atopobium
- determinati ceppi hanno poi mostrato una correlazione con l’abbondanza di Candida. Tra questi, Megasphaera, già associata a disbiosi vaginali, è risultata positivamente associata alla carica micotica nel gruppo RVVC. Associazione, seppur non significativa, anche con Dialister, Bacteroides, e Shuttleworthia. Lactobacillus spp. ha mostrato poi una marcata correlazione negativa con Candida nei controlli, meno significativa nell’altro gruppo
Candida ricorrente
Concentrandosi poi sul ruolo di Candida nella ricorrenza di VVC:
- C. albicans è risultata coprire il 73% delle specie Candida isolate nel gruppo di pazienti con spiccate capacità nella formazione di biofilm
- delle 7 specie testate in vitro, Lactobacillus rhamnosus è risultato essere il più efficace nel ridurre il biofilm da C. albicans down-regolando gli enzimi responsabili (HWPI, ALS3, ECE1). Meno marcata l’efficacia nel prevenirne la formazione
- buona attività anche di L. crispatus registrando (soprattutto a 48 ore) una parziale riduzione nella conta di Candida e della porzione di microrganismi vivi all’interno del biofilm
- nessun effetto positivo di L. iners nel contrastare la proliferazione del patogeno e la relativa formazione di biofilm
Conclusioni
In conclusione, quindi, in donne con candidiasi vulvovaginale ricorrente la specie Candida è più espressa rispetto ai controlli sani con un aumento proporzionale anche alla durata della patologia. Le interazioni tra Candida albicans in particolare, e determinate specie batteriche commensali come L. crispatus, sottolineano l’importanza di agire di concerto anche sul microbioma con finalità di trattamento e/o preventive. Ulteriori approfondimenti sulle dinamiche di dialogo sono tuttavia necessari.