La pandemia di Covid ha messo alla prova gran parte della popolazione generale sia dal punto di vista fisico sia da quello mentale. Sono risultati aumentati in misura significativa i casi di depressione, ansia e disturbi post-traumatici.
Il microbiota intestinale, presentando alterazioni in termini di composizione, sembra essere coinvolto nella loro eziologia e/o progressione.
È quanto conclude lo studio di Stefanie Malan-Muller e colleghi dell’University Complutense Madrid (Spagna) pubblicato su Gut Microbes.
Ansia, depressione e microbiota intestinale
In tutto il mondo sono complessivamente 322 milioni le persone affette da depressione, 264 da stati ansiosi (stress post-traumatico incluso). Questi numeri, già alti, hanno visto un incremento nel post-pandemia con nuovi casi o ricadute. Il fallimento terapeutico che si verifica in alcuni casi ne aumenta la severità e la necessità di intervenire.
Alla ricerca di fattori eziologici, il microbiota potrebbe essere uno di questi, considerando la presenza già ampiamente confermata dell’asse intestino-cervello.
Scopo di questo studio è stato appunto quello di accertarlo, in una coorte Spagnola (n=198) nel post-Covid con tratti depressivi e/o ansiosi o controlli sani (n=106), attraverso analisi fecali e questionari. Di seguito le principali evidenze.
Analizzando il profilo microbico complessivo si è visto come:
- i soggetti ansiosi presentano generalmente una diversità minore
- ci sia un’associazione tra esperienze traumatiche, stati mentali e abbondanza tassonomica relativa
- l’abbondanza di Fusicatenibacter saccharivorans ha registrato livelli inferiori nei soggetti con comorbidità di stress post-traumatico, depressione e ansia rispetto a chi non aveva queste comorbidità
- Individui con sola depressione hanno mostrato elevati valori di Proteobacteria e inferiori di Synergistetes
- l’abbondanza del genere Anaerostipes ha mostrato associazione positiva con il punteggio emerso con il questionario su eventi traumatici in età infantile. Turicibacter sanguinis ha poi mostrato maggiore espressione in chi ha sperimentato situazioni che hanno messo a rischio la propria vita contrariamente al phylum Lentisphaerae, meno espresso
- nessuna chiara associazione invece tra i casi di auto-diagnosi depressiva o bipolarità ed espressione batterica.
Quanto ha inciso la pandemia Covid19?
All’associazione tra profilo microbico e stato mentale, i ricercatori hanno aggiunto quella con l’infezione di Covid e, in generale, allo stile di vita:
- individui con una confermata infezione da Covid hanno registrato un’abbondanza significativamente maggiore dei generi Escherichia-Shigella e Holdemania e delle specie Parasutterella minis e Flavonifractor plautii rispetto a coloro che non hanno contratto l’infezione
- i vaccinati hanno poi mostrato una maggiore presenza dell’ordine Clostridiales, inferiore di Romboutsia, Clostridium sensu stricto e Intestinibacter bartlettii rispetto ai non vaccinati
- l’abbondanza relativa del genere Monoglobus ha mostrato correlazione positiva con il questionario sulla qualità di vita dell’organizzazione mondiale della salute (salute)
- il genere Gemmiger ha registrato una minore espressione nei soggetti con uso regolare di medicinali
- il consumo di alcol ha mostrato associazione inversa con l’abbondanza di Barnesiella
- diagnosi di parodontite, precedente o in corso, ha mostrato di diminuire la presenza di Dysosmobacter
- soggetti con precedente diagnosi di IBD/IBS/CeD hanno una maggiore abbondanza dei phyla Verrucomicrobia
Conclusioni
Questo studio ha quindi voluto identificare eventuali correlazioni tra microbiota, salute mentale, esperienze traumatiche e benessere generale nel dopo pandemia.
Le alterazioni batteriche evidenziate in condizioni di disturbi mentali, stili di vita ed esposizione all’infezione da covid sottolineano ulteriormente come il microbioma giochi un ruolo importante nel nostro stato psico-fisico e di come, allo stesso tempo, sia altamente influenzabile.