Gli svantaggi sociali e gli eventi della vita che creano stress, noti come fattori di stress psicosociali, possono portare a disparità nell’accesso all’assistenza sanitaria, ma non è chiaro come questi fattori, in particolare prima della nascita, compromettano la salute generale.
Una nuova ricerca suggerisce che le avversità sociali e psicologiche sono collegate alle variazioni del microbiota intestinale delle madri e dei loro bambini.
Lo studio, pubblicato su Nature Communications, ha individuato specifiche differenze microbiche che potrebbero essere utilizzate come target per mitigare le disuguaglianze in termini di salute.
Precedenti studi hanno dimostrato che il microbiota intestinale è modellato da fattori ambientali, tra cui lo stress e una dieta non corretta e povera di nutrienti essenziali.
Tuttavia, non è ancora chiaro come le disuguaglianze psicosociali influenzino la composizione e la funzione del microbiota intestinale umano.
A questo scopo, Barbara Warner della Washington University School of Medicine di St. Louis, Missouri, e i suoi colleghi hanno raccolto campioni di feci di 121 neonati e delle loro madri.
I partecipanti facevano parte di uno studio più ampio che mirava a identificare come le avversità psicosociali e lo stress nei primi anni di vita possano compromettere lo sviluppo neurologico.
Stress psicosociale
I ricercatori hanno calcolato gli svantaggi sociali e i fattori di stress psicosociali per tutti i partecipanti allo studio per poi analizzare la composizione del loro microbiota intestinale.
Svantaggi sociali e fattori di stress psicosociali sono risultati associati a una ridotta diversità delle specie microbiche presenti nell’intestino di un bambino.
Questa osservazione può essere in parte spiegata dalla maggiore frequenza di allattamento al seno tra le madri provenienti da contesti socio-economici più bassi. È noto infatti che i bambini allattati al seno hanno una minore diversità del microbiota intestinale rispetto ai bambini nutriti con latte artificiale.
Svantaggi sociali e fattori di stress psicosociali sono stati anche associati a una minore diversità microbica tra madri e neonati, probabilmente dovuta al fatto che i neonati allattati con latte artificiale avevano un microbiota intestinale più simile a quello degli adulti rispetto a quello dei bambini allattati al seno.
Il team ha identificato anche una serie di batteri la cui abbondanza potrebbe prevedere con una precisione di circa il 70% la provenienza delle madri da un contesto caratterizzato da elevati svantaggi sociali e fattori di stress psicosociali.
Bifidobatteri da monitorare
Nelle madri, quattro specie di Bifidobacterium (Bifidobacterium catenulatum, Bifidobacterium bifidum, Bifidobacterium breve e Bifidobacterium infantis) erano tra i principali predittori di elevati svantaggi sociali. E altre due specie di Bifidobacterium potevano predire elevati fattori di stress psicosociali.
Un aumento dei bifidobatteri è stato associato a disturbi infiammatori e disturbo depressivo maggiore, affermano i ricercatori.
Tra i più forti predittori di elevati svantaggi sociali nei bambini c’erano Enterobacter nimipressuralis e Klebsiella pneumonia, due microbi che producono molecole infiammatorie.
Il microbiota dei bambini di quattro mesi prevedeva anche i livelli delle madri di una molecola immunitaria chiamata IL-6, che è stata coinvolta nelle alterazioni dello sviluppo del cervello durante la gravidanza.
Conclusioni
«I risultati identificano caratteristiche uniche del microbiota intestinale materno e infantile in relazione allo svantaggio sociale e ai fattori di stress psicosociali», affermano i ricercatori.
Tuttavia, è necessario ulteriore lavoro per identificare i percorsi molecolari innescati o sostenuti dal microbiota che potrebbero influenzare la salute e lo sviluppo del bambino.
«La potenziale malleabilità del microbiota intestinale lascia spazio all’ottimismo sul fatto che esiti sfavorevoli sullo sviluppo neurologico potrebbero non essere inevitabili nei bambini di madri che stanno vivendo alti livelli di svantaggio sociale e fattori di stress psicosociali», concludono gli autori.