Le caratteristiche del microbiota nasofaringeo del bestiame cambiano nel tempo e in base alla mandria di appartenenza. È quanto dimostra lo studio coordinato da Christopher McMuller dell’Università di Calgary, recentemente pubblicato su Veterinary Microbiology.
Come per l’uomo, anche per il bestiame il microbiota nasofaringeo ha un ruolo importante nel determinare la salute respiratoria. Fattori genetici e/o ambientali, vaccinazioni e farmaci possono causare una disbiosi con la proliferazione di patogeni e l’insorgenza di patologie anche gravi. Nonostante l’importanza del microbiota nasofaringeo nel bestiame, nessuno, secondo gli autori del presente studio, ne ha mai valutato le modifiche in una finestra di tempo sufficientemente ampia.
Lo scopo di questa ricerca è stato quindi quello di caratterizzare la componente batterica nasofaringea e la sua evoluzione in tre distinti gruppi di vitelli (detti A, B e C; 40/gruppo) dalla vaccinazione per il virus bovino sinciziale (BRD), effettuata dalla terza alla settima settimana d’età, fino a 40 giorni dopo l’arrivo nel recinto di ingrasso.
Dall’analisi dei 342 tamponi raccolti rispettivamente al baseline, all’arrivo al recinto e dopo 40 giorni sono emersi i seguenti risultati.
Caratteristiche del microbiota nasofaringeo
Complessivamente, Proteobacteria è risultato il phylum più abbondante (27.54%), seguito da Actinobateria (25.93%), Tenericutes (24.32%) e Firmicutes (13.53%).
La loro abbondanza relativa si diversifica tuttavia in base al gruppo:
- nel gruppo A l’ordine di abbondanza è risultato essere Actinobacteria (26.35%), Proteobacteria (26.09%), Tenericutes (19.62%) e Firmicutes (15.88%)
- nel gruppo B invece Actinobacteria (38.57%), Tenericutes (18.91%), Firmicutes (16.83%) e Proteobacteria (16.37%)
- infine, nel gruppo C Proteobacteria (38.57%), Tenericutes (33.62%), Actinobacteria (14.67%) e Firmicutes (8.37%)
A livello di genere, Mycoplasma (24.14%), Lactococcus (10.68%), Moraxella (7.45%), Histophilus (6.77%) e Pasteurella (6.00%) si sono dimostrati quelli più presenti nei tre gruppi e durante tutto lo studio. È emerso inoltre che:
- il solo genere Mycoplasma rappresenta il 99.96%, 99.92% e 98.55% del phylum Tenericutes rispettivamente nel gruppo A, B e C
- Lactococcus è il secondo genere più abbondante nel gruppo A (13.78%) e B (14.68%) sostituito da Histophilus nel gruppo C (13.92%)
- il terzo genere più abbondante è Moraxella nei gruppi B (5.59%) e C (12.94%), Pasteurella in quello A (9.50%)
Da ultimo, analizzando il microbiota in termini di specie, si è osservato che:
- in tutti i gruppi Mycoplasma dispar è la specie più abbondante (gruppo A 16.70%; gruppo B 15.30%; gruppo C 19.67%) corrispondente all’85.13%, 80.97% e 59.38% di tutte le specie Mycoplasma identificate rispettivamente nel gruppo A, B e C
- Lactococcus lactis e Pasteurella sono le seconde specie maggiormente presenti nei gruppi A e B (13.78% e 14.68%; 9.50% and 3.80% rispettivamente) rappresentando la totalità delle relative spp.
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Histophilus somni
Moraxella bovoculi (9.03%) sono invece risultate al secondo posto nel gruppo C
Cambiamenti temporali del microbiota nasofaringeo
L’indice di diversità intra-campione cambia in tutti i gruppi con il tempo benché non allo stesso modo. Nel dettaglio:
- la ricchezza delle specie osservate non cambia nei gruppi A e B, mentre diminuisce nel C tra la vaccinazione (punto 1) e l’arrivo al recinto di ingrasso (punto 2) per poi risalire
- l’alpha-diversity aumenta dal punto 1 al 2 nei gruppi A e B e diminuisce nel gruppo C. Nessuna variazione di alpha-diversity è emersa dal punto 2 al 3 per i gruppi A e C, mentre decresce nel gruppo B
- nel complesso, l’abbondanza di Microbacteriaceae cala nel tempo soprattutto nei gruppi A e B tra il punto 1 e il 2. Di contro, nel gruppo C, M. dispar ha mostrato un incremento dal punto 1 al 2, ma un successivo decremento
- L. lactis e P. multocida hanno mostrato il picco di abbondanza al punto 2 per il gruppo A, al punto 3 per il B
- nel gruppo C, M. bovoculi ha presentato un generale decremento, accompagnato da un aumento di H. somni
In conclusione dunque, le caratteristiche del microbiota sono cambiate in base sia al tempo sia al gruppo di appartenenza. Ulteriori studi sono quindi necessari per verificare gli effetti gruppo-dipendenti qui non esplorati.