Nei cani l’apporto di amido resistente non sembrerebbe avere gli stessi benefici di altre specie, uomo incluso. Scarsa o rallentata si è infatti mostrata la loro fermentazione da parte del microbioma con un altrettanto ridotta alterazione della composizione batterica.
Considerando la poca assimilazione una loro aggiunta potrebbe però essere utile in regimi alimentari mirati al calo ponderale riducendo di fatto l’apporto calorico finale. Ulteriori approfondimenti sono però necessari.
È quanto affermano Alison N. Beloshapka e colleghi della University of Illinois (USA), da poco pubblicato su Journal of Animal Science.
Carboidrati e amido resistente nella dieta
La maggior parte degli alimenti estrusi contiene il 20-50% di carboidrati, buona parte sotto forma di amidi digeribili. Ce n’è però una parte definita “resistente” (RS) in quanto non viene idrolizzato dagli enzimi digestivi dell’intestino tenue come quelli digeribili ma subisce il processo di trasformazione nel colon per via della componente batterica locale mediante fermentazione.
Una loro introduzione nella dieta potrebbe quindi favorire il benessere della flora intestinale assieme a fibre e prebiotici favorendo la produzione di acidi grassi a corta catena (SCFAs) e, di riflesso, le loro specie producenti a discapito delle potenziali patogene.
A differenza di fibre e prebiotici per i quali i benefici sono già stati dimostrati, scarse sono le conoscenze sugli effetti di RS specialmente sui cani.
Lo studio sui cani adulti
Hi-maize 260 è un prodotto dietetico formulato per contenere il 60% di RS e 40% di amidi digeribili. Considerandone l’elevata purezza sia per la componente resistente sia digeribile, è stato utilizzato in questo studio per valutare gli effetti di differenti apporti di RS (0, 1, 2, 3, e 4% Hi-maize 260; 0-17 giorni di adattamento seguiti da 4 giorni di raccolta campioni) rispetto alla dieta basale (DM; 6.25% di RS) nella digeribilità di macronutrienti, caratteristiche fecale, popolazioni microbica e concentrazione di prodotti fermentativi di sette cani adulti sani. Di seguito i risultati.
Confrontando le caratteristiche fecali e metaboliche tra i gruppi si è visto che:
- il materiale secco e organico, le proteine crude, i grassi, la produzione energetica dal metabolismo e il pH sono decrementati linearmente con l’aumentare del contenuto di RS
- correlazione positiva invece tra la produzione fecale e il consumo di RS
- nessun impatto della quota di RS su consistenza fecale, concentrazione di prodotti fermentativi quali ammoniaca, SCFAs, BCFAs, fenoli o indoli
Passando poi a quelle più strettamente batteriche:
- nessuna relazione tra cambiamenti di alpha o beta diversity e RS
- a prescindere dal contenuto di RS, Firmicutes, Bacteroidetes, Fusobacteria, Proteobacteria, Actinobacteria e Tenericutes sono risultati essere i phyla generalmente più presenti seguiti a distanza da Deferribacteres e Synergistetes
- tra i generi, i predominanti sono risultati essere Prevotella (Bacteroidetes), Clostridium (Firmicutes), Fusobacterium (Firmicutes), Bacteroides (Bacteroidetes), e Lactobacillus (Firmicutes), rappresentativi rispettivamente in media del 25, 18, 15, 10, e 6% della popolazione batterica
- nonostante l’apparente assenza di impatto di RS, Faecalibacterium (Firmicutes) ha mostrato una tendenza all’incremento parallelo all’aumento di RS. Di contro, Anaerotruncus (sempre Firmicutes) ha registrato invece correlazione negativa.
Conclusioni
In conclusione, dunque, la componente amidica resistente non sembrerebbe avere una così forte influenza sul microbiota e relativo metabolismo dei cani come è stato invece dimostrato per altre specie animali e l’uomo.
Ulteriori approfondimenti, con un numero maggiore di esemplari, per esempio, sono tuttavia necessari al fine di confermare tali evidenze.