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Microbiota intestinale e invecchiamento: lo stato dell’arte della ricerca

Una review di un gruppo di ricercatori italiani fa il punto sui risultati degli studi sul legame tra microbiota intestinale e invecchiamento.
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Microbiota intestinale e invecchiamento: lo stato dell’arte della ricerca

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Stato dell'arte
Gli studi mostrano una correlazione tra la composizione del microbiota intestinale e le prestazioni cognitive, la fragilità e la comorbilità negli anziani
Cosa aggiunge questa ricerca
Questo articolo riassume lo stato attuale del ruolo svolto dal microbiota intestinale nel processo di invecchiamento
Conclusioni
Guardando l’influenza reciproca dei prodotti microbiotici, dei mediatori dell’infiammazione e del sistema immunitario, la modulazione del microbiota intestinale può aiutare a facilitare un processo di invecchiamento fisiologico e non patologico e, forse, a contrastare la progressione dei meccanismi degenerativi

In questo articolo

Una review pubblicata sulla rivista European Review for Medical and Pharmacological Sciences da un gruppo di ricercatori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore a Roma, in Italia, fa il punto della situazione sui risultati degli studi condotti finora per esplorare il legame tra microbiota intestinale e invecchiamento.

Invecchiamento come condizione infiammatoria

Il processo di invecchiamento porta a un declino generalizzato delle funzioni fisiologiche, ma cosa porta alla creazione del processo di invecchiamento? Il deterioramento del sistema immunitario, chiamato immunosenescenza, sembra svolgere un ruolo chiave.

L’immunosoppressione determina l’instaurarsi di uno stato di attività infiammatoria basale. Questo stato di infiammazione sembra essere correlato sia con la morbilità sia con la mortalità nelle persone anziane, ed è un importante fattore di rischio per la maggior parte delle patologie associate all’età; da qui l’invenzione del termine “inflammaging“.

L’inflammaging descrive uno stato pro-infiammatorio di basso grado caratteristico del processo di invecchiamento. È stato ipotizzato che questo predisponga l’organismo allo sviluppo di varie malattie legate all’età, come le malattie di Alzheimer e di Parkinson.

Microbiota intestinale e invecchiamento

Il tratto gastrointestinale non è immune dal processo di invecchiamento. Con l’età, si verificano alterazioni che possono comportare lo sviluppo di patologie gastrointestinali. Ora, queste alterazioni sono anche associate a cambiamenti nel microbiota intestinale.

Infatti, gli studi hanno dimostrato una diminuzione della diversità della composizione del microbiota intestinale negli anziani, in particolare una ridotta abbondanza di specie che producono butirrato. È stato dimostrato che gli acidi grassi a catena corta (SCFA) come acetato, propionato e butirrato svolgono un ruolo importante nella modulazione della risposta immunitaria, inibendo la produzione di mediatori dell’infiammazione. In altre parole, la diminuzione della produzione di SCFA può spiegare l’immunosenescenza e portare all’aumento della fragilità negli anziani.

Fattori che influenzano il microbiota intestinale negli anziani

Diversi fattori possono indurre cambiamenti nella composizione del microbiota intestinale in un individuo, in particolare: razza ed etnia, uso di droghe e abitudini di vita e di dieta.

In particolare, gli studi hanno dimostrato un legame tra la composizione del microbiota intestinale e una dieta sana e diversificata: una dieta meno diversificata è legata a una diminuzione della diversità del microbiota intestinale, che è correlata con l’aumento della fragilità, dei marcatori infiammatori e dei parametri di salute compromessi.

Anche una terapia antibiotica prolungata influenza la modulazione del microbiota intestinale, in particolare la formazione e la deposizione della proteina amiloide, che svolge un ruolo nella malattia di Alzheimer.

Microbiota intestinale e inflammaging

Uno studio condotto su topi ha mostrato che l’inflammaging può essere correlato con la risposta infiammatoria indotta dal lipopolisaccaride (LPS), uno dei prodotti più importanti del microbiota.

Inoltre, studi in vivo e in vitro hanno mostrato una correlazione tra la deposizione di amiloide-ß (Aß) e tau nel cervello – che è legata alla malattia di Alzheimer – e la produzione di LPS.

Ci sono anche alcune prove che i composti derivati ​​dal microbiota intestinale possono attivare i macrofagi in uno stato pro-infiammatorio, che sembra essere responsabile per l’aterosclerosi. Questo processo potrebbe causare lo sviluppo di malattie cardiovascolari e demenze vascolari.

È stato dimostrato che la somministrazione orale di Lactobacillus brevis OW38 a topi anziani rafforza le giunzioni intestinali a tenuta stagna, riduce i livelli di LPS circolante e l’espressione di citochine pro-infiammatorie.

Tuttavia, è necessario chiarire ulteriormente se sia possibile ottenere la modifica stabile del microbiota intestinale e quali potrebbero essere i suoi effetti a lungo termine. La ricerca futura dovrebbe essere progettata per comprendere meglio la correlazione tra il microbiota intestinale, il processo di invecchiamento e le malattie degenerative tipiche degli anziani.

Anaïs Schaeffer
Traduzione dall’inglese a cura della redazione

Redazione

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