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Colite ulcerosa e trapianto di microbiota in condizioni anaerobie: quali vantaggi?

Nella colite ulcerosa, trapiantare feci processate in condizioni anaerobie può essere più efficace. Lo dimostra uno studio australiano.
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Colite ulcerosa e trapianto di microbiota in condizioni anaerobie: quali vantaggi?

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Stato dell'arte
Il trapianto di feci preparate in condizioni aerobie è efficace nel trattamento di pazienti con colite ulcerosa. Ripetere il processo in assenza di ossigeno potrebbe salvaguardare batteri anaerobi o sensibili e incrementare quindi l’efficacia del trattamento anche a dosi minori
Cosa aggiunge questa ricerca
Lo studio ha lo scopo di valutare l’efficacia di una settimana di trapianto di feci processate in condizioni anaerobie nel ridurre stati di colite ulcerosa media o grave
Conclusioni
Rispetto a un trapianto autologo, quello con materiale processato in assenza di ossigeno ha dimostrato maggiori tassi di remissione a 8 settimane. Ulteriori ricerche sono tuttavia necessarie nel lungo termine

In questo articolo

In caso di colite ulcerosa, trapiantare feci processate in condizioni anaerobie potrebbe essere più efficace del metodo di preparazione standard, se si considera il tasso di remissione a 8 settimane. Nessuna differenza significativa è stata osservata in termini di eventi avversi.

È quanto dimostra lo studio clinico randomizzato coordinato da Samuel P. Costello del Queen Elizabeth Hospital australiano e pubblicato su JAMA.

Il trapianto di microbiota fecale ha recentemente dimostrato buona efficacia nel trattare infezioni ricorrenti o refrattarie da C. difficile. Le applicazioni potrebbero essere però molte di più; tra queste, come confermano già tre studi clinici, c’è la colite ulcerosa.

Con colite ulcerosa si intende un’infiammazione cronica della mucosa intestinale che, se non trattata, a lungo andare può comportare lo sviluppo di tumori.

Nonostante la pratica standard per il trapianto di feci sia basata sull’utilizzo di materiale processato in presenza di ossigeno, molti batteri o altri microrganismi potrebbero risentire di questa modalità di preparazione. In particolare, se questi batteri fossero implicati nell’efficacia terapeutica, si rischia di sottovalutarne le potenzialità.

Perché allora non operare in condizioni anaerobie? Lo hanno fatto i ricercatori di questo studio preliminare confrontando il tasso di remissione a 8 settimane in seguito a un trapianto da donatore con feci preparate in assenza di ossigeno (dFMT, n=38) vs un normale trapianto autologo (aFMT, n=35). La terapia, senza ulteriore trattamento farmacologico con steroidi e praticata per colonscopia a soggetti con malattia definita media o grave, è durata una settimana. Eventi avversi, composizione del microbiota, livelli di metaboliti e parametri immunitari sono solo alcuni degli altri aspetti valutati. Hanno completato lo studio 69 dei 73 pazienti coinvolti. Di seguito i principali risultati ottenuti.

Remissione di malattia con trapianto di microbiota senza ossigeno

Basandosi sull’indice Mayo per definire la gravità della malattia in questione, dopo 8 settimane dalle rispettive terapie si è osservato che:

  • la remissione della malattia è stata raggiunta da più partecipanti nel gruppo ricevente dFMT rispetto ad aFMT (12/38 vs 3/35 rispettivamente)
  • il punteggio Mayo ha mostrato una diminuzione in entrambi i gruppi, -1.2 in aFMT e -3.5 in dFMT

Parametri clinici

Risposta clinica, remissione clinica e valutazione endoscopica sono state valutate a 8 settimane e a 12 mesi dal trapianto.

A 8 settimane:

  • la risposta clinica è stata registrata più nel gruppo con dFMT che in quello con aFMT (12/38 vs 8/35) come del resto la remissione clinica (18/38 vs 6/35 rispettivamente)
  • migliori i risultati anche all’esame endoscopico per il gruppo ricevente dFMT rispetto alla controparte. La remissione è stata accertata infatti in 4/38 pazienti nel primo gruppo; in nessun caso, invece, nel secondo gruppo

Simile la situazione a 12 mesi anche se con una riduzione nella dimensione campionaria per abbandono dello studio.

Parametri immunitari

Si è osservata una correlazione positiva tra le concentrazioni di cellule B della lamina propria e di cellule dendritiche e il punteggio di gravità della malattia Mayo, al baseline. Di contro, i linfociti natural killer hanno mostrato associazione negativa con il punteggio Mayo.

A 8 settimane, il trapianto da donatore non è risultato significativamente associato con cambiamenti di concentrazione della popolazione di cellule B della lamina propria.

Caratteristiche del microbiota

Il microbiota dei due gruppi è stato valutato in termini di diversità, abbondanza, stabilità e metaboliti.

  • dFMT ha incrementato maggiormente la diversità batterica a 4 e 8 settimane rispetto ad aFMT
  • nessuna associazione significativa è emersa tra il cambiamento complessivo del punteggio Mayo in seguito a dFMT e la diversità batterica (sia al baseline sia a 8 settimane)
  • i 10 batteri e l’archea Methanobrevibacter smithii il cui incremento di abbondanza è risultato fortemente associato a dFMT dopo 4 e 8 settimane, sono tutti anaerobi
  • l’aumento di abbondanza di Anaerofilum pentosovorans e B. coprophilus si è mostrato fortemente associato al miglioramento della malattia dopo dFMT
  • rispetto al baseline, le concentrazioni di butirrato e altri SCFAs sono risultate comparabili nei due gruppi a 4 e 8 settimane

Eventi avversi

Infine, considerando gli eventi avversi, non sono emerse differenze significative tra i due gruppi. A 8 settimane, infatti, il gruppo con dFMT ha registrato 3 eventi avversi gravi, contro i 2 osservati per  la controparte.

In conclusione, dunque, il trapianto di feci processate in condizioni anaerobie ha dimostrato una buona efficacia in pazienti con colite ulcerosa media o grave. Tuttavia, dato soprattutto il ridotto numero di soggetti inclusi e il breve periodo di follow-up, ulteriori ricerche sono necessarie al fine di confermare la validità scientifica di questa nuova opzione terapeutica.

Silvia Radrezza
Laureata in Farmacia presso l’Univ. degli Studi di Ferrara, consegue un Master di 1° livello in Ricerca Clinica all’ Univ. degli Studi di Milano. Borsista all’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS dal 2017 al 2018, è ora post-doc presso Max Planck Institute of Molecular Cell Biology and Genetics a Dresda (Germania).

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