Il consumo di farine di tubero quali manioca o patata sembrerebbe apportare maggiori benefici dell’amido semplice in termini di protezione intestinale, controllo del peso corporeo e della funzionalità del microbiota intestinale. Effetti positivi probabilmente legati alla presenza di differenti miscele di amidi.
Lo conclude lo studio di Tao Xu e colleghi della Zhejiang University (Cina) da poco pubblicato su Food Chemistry.
Farine grezze e amidi lavorati
Per gli elevati apporti nutrizionali e benefici contro molteplici disturbi metabolici quali diabete od obesità, i cibi poco raffinati o integrali sono sempre più raccomandati.
In questo vasto panorama rimane tuttavia da chiarire se e come le farine grezze abbiano effetti diversi rispetto agli amidi semplici che contengono.
A tal proposito, i ricercatori hanno confrontato l’impatto di farine e amidi derivati rispettivamente da manioca o patata sulla salute generale, intestinale e quella del microbiota di 24 ratti sani (6 per gruppo) alimentati per 7 settimane con supplementi di farina di manioca (gruppo FM), amido di manioca (AM), farina di patata (FP) o amido di patata (AP). Di seguito quanto emerso.
I risultati dello studio su patate e manioca
Partendo da analisi generali sulla salute degli animali nei vari gruppi si è visto come:
- nei gruppi con farine l’andamento di crescita del peso corporeo fosse significativamente inferiore;
- simile anche l’introito di cibo e i valori di colesterolo e lipidi plasmatici;
- la struttura dell’intestino tenue si è invece mostrata migliore nei gruppi con farine con una maggiore capacità digestiva e di assorbimento oltre che una più forte integrità epiteliale, come suggerito dall’espressione di proteine di giunzione stretta quali zonulina-1 o claudina.
Gli effetti sul microbiota intestinale
Passando poi al profilo microbico, ecco che cosa è emerso:
- i gruppi alimentati con farine hanno mostrato in tutti i segmenti intestinali un maggior numero di OTU, una diversità e ricchezza batterica più alta rispetto alla controparte;
- maggiore copertura di OTUs e diversità alfa soprattutto per la farina di manioca nel tratto del colon;
- in generale, a livello di phylum, Firmicutes e Bacteroidetes sono risultati quelli più abbondanti nel cieco e colon, Actinobacteria e Proteobacteria (talvolta) nell’ileo. Il genere Bacteroidetes S24-7 ha invece mostrato predominanza nel cieco e colon anche se con espressione minore nei gruppi a farina;
- il gruppo con farina hanno poi mostrato una maggiore ricchezza di Allobaculum, Eubacterium ruminantium e Akkermansia nel cieco, Faecalibaculum, Lachnospiraceae_uncultured, Eubacterium ruminantium e Akkermansia nel colon;
- i quattro gruppi hanno mostrato un andamento simile nel metabolismo di amminoacidi, nel patwhay di replicazione e riparazione e di consumo energetico nel microbiota dell’ileo. Differenze invece nel colon, con una diminuzione del metabolismo degli aminoacidi nei gruppi a farina e, di contro, una maggiore capacità replicativa e di riparazione. Il metabolismo dei carboidrati ha invece mostrato analogie nell’ileo, cieco e colon nonostante nel gruppo con farina fosse inferiore rispetto a quello supplementato con l’amido corrispondente;
- Il contenuto di acidi grassi a catena corta (SFCAs), misura di funzionalità intestinale, è risultato significativamente maggiore nel gruppo con FM rispetto ad AM, acido butirrico in particolare. Nessuna differenza notevole invece tra FP e AP.
Conclusioni
Per riassumere, il consumo di farine (grezze) sembra apportare maggiori benefici alla salute dell’ospite e del microbiota intestinale rispetto al consumo di amidi semplici, probabilmente per un’azione sinergica dei vari componenti che le costituiscono.
Effetti a lungo termine e partecipazione attiva del microbiota sono tra gli aspetti tuttavia ancora da approfondire.