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Congiuntivite del gatto: antibiotico topico non altera il microbiota oculare

Il microbiota oculare di gatti sani sembrerebbe essere stabile e non influenzato da antibiotici specifici. Lo afferma uno studio pubblicato su PLOS ONE.
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Congiuntivite del gatto: antibiotico topico non altera il microbiota oculare

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Stato dell'arte
Nonostante le congiuntiviti siano frequenti nei gatti, l’impatto del trattamento antibiotico sul loro microbiota oculare è tuttora da chiarire.
Cosa aggiunge questa ricerca
Lo studio confronta il microbiota oculare di 12 gatti sani prima e dopo una settimana di trattamento topico con eritromicina.
Conclusioni
Nel complesso, il microbiota oculare dei gatti rimane stabile sia nel tempo sia dopo terapia antibiotica.

In questo articolo

Il microbiota della superficie oculare di gatti sani sembrerebbe essere nel complesso stabile nel tempo e non influenzato da un trattamento antibiotico di breve durata. È quanto afferma lo studio condotto da Joshua E. Darden e colleghi della Texas A&M University (USA), di recente pubblicazione su PLOS ONE.

Le infezioni alla congiuntiva (congiuntiviti) batteriche o virali sono una problematica diffusa in veterinaria. La terapia standard nei felini si basa sull’applicazione topica di antibiotici oftalmici, come per esempio eritromicina, sebbene questi principi attivi possano alterare l’equilibrio del microbiota locale favorendo, in un secondo momento, l’invasione di altri patogeni opportunisti.

Per approfondire tale aspetto, i ricercatori hanno utilizzato tecniche di sequenziamento genico per indagare gli eventuali cambiamenti nella popolazione batterica oculare di 12 gatti adulti sani. Un unguento oftalmico a base di eritromicina (0,5%) è stato applicato sulla superficie oculare di un solo occhio di ogni gatto incluso nello studio tre volte al giorno per una settimana. L’occhio non trattato è stato utilizzato come controllo.

Analizzando i campioni raccolti all’inizio dello studio è emerso che:

  • ricchezza, diversità e struttura della comunità batterica sono comparabili in tutti gli esemplari inclusi nella ricerca
  • 353 sono le OTUs identificate complessivamente, seppur con alcune differenze di abbondanza relativa inter- e intra-individuali
  • Proteobacteria (42,4%), Firmicutes (30,0%), Actinobacteria (15,6%) e Bacteroidetes (8,1%) sono risultati i phyla più comuni
  • a livello di famiglia, sono risultati più abbondanti Corynebacteriaceae (7,8%), Helicobacteraceae (7,5%), Moraxellaceae (6,1%), Comamonadaceae (5,6%), Pseudomonadaceae (5,4%), Staphylococcaceae (5,3%) e Weeksellaceae (4,7%).

Confrontando in relazione al tempo (baseline, al settimo e 35° giorno di trattamento) i campioni prelevati dagli occhi trattati con eritromicina con quelli non trattati si è visto che:

  • non sono state registrate differenze sostanziali dell’alpha- e beta-diversity né tra il gruppo di controllo e quello trattato né in relazione al tempo
  • il trattamento non ha prodotto alterazioni significative in termini di cluster tra i due gruppi
  • tra i campioni raccolti dal gruppo di controllo, 4 taxa hanno riportato un incremento tempo-dipendente, il phylum Proteobacteria e il genere Burkholderia spp. in particolare
  • tra quelli trattati, invece, sono state registrate alterazioni in termini di abbondanza  in 7 taxa. Nel dettaglio:
    • il phylum Proteobacteria, le famiglie Burkholderiaceae e Lachnospiraceae e il genere Burkholderia hanno mostrato un incremento nel tempo, seppur con differenti tempistiche e andamenti
    • di contro, per Firmicutes, Actinobacteria e Microbacteriaceae è stato registrato un decremento rispetto all’inizio dello studio.

In conclusione, la popolazione batterica oculare di gatti adulti sani non sembrerebbe essere influenzata significativamente né dal tempo né da un trattamento antibiotico a breve termine con eritromicina. Tuttavia, data l’elevata omogeneità e la ridotta numerosità del campione, sono necessari ulteriori studi caratterizzati da una casistica più ampia e da una maggiore durata.

Silvia Radrezza
Laureata in Farmacia presso l’Univ. degli Studi di Ferrara, consegue un Master di 1° livello in Ricerca Clinica all’ Univ. degli Studi di Milano. Borsista all’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS dal 2017 al 2018, è ora post-doc presso Max Planck Institute of Molecular Cell Biology and Genetics a Dresda (Germania).

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