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Prodotti di fermentazione dei lieviti: effetti positivi sul microbiota dei cani

Secondo uno studio statunitense, il supplemento alla dieta dei cani di prodotti di fermentazione dei lieviti promuove la salute intestinale e immunitaria.
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Prodotti di fermentazione dei lieviti: effetti positivi sul microbiota dei cani

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Stato dell'arte
La richiesta di ingredienti funzionali nell’industria alimentare per garantire il benessere degli animali è in crescita e i prodotti della fermentazione dei lieviti potrebbero essere validi candidati.
Cosa aggiunge questa ricerca
Questo studio valuta gli effetti del supplemento di prodotti della fermentazione del lievito Saccharomyces cerevisiae (SCFP) a diversi dosaggi vs placebo sulla digeribilità dei nutrienti, sulle caratteristiche del microbiota fecale, sulla risposta immunitaria e sulla palatabilità del cibo in 12 cani Beagle femmine.
Conclusioni
Gli SCFP rappresentano potenziali ingredienti funzionali da utilizzare nella nutrizione dei cani avendo dimostrato effetti positivi sulla salute intestinale, sulla funzionalità immunitaria oltre che sulla palatabilità del cibo.

In questo articolo

Il supplemento alla dieta dei cani di prodotti della fermentazione del lievito Saccharomyces cerevisiae (SCFP) promuove la salute intestinale e immunitaria, suggerendo una potenziale applicazione come ingredienti funzionali nell’industria alimentare per animali. Anche il cibo sembrerebbe assumere un sapore migliore.

È quanto conclude lo studio coordinato da Ching-Yen Li, dell’Università dell’Illinois negli Stati Uniti, e pubblicato su American Society of Animal Science.

Gli animali domestici stanno diventando sempre più membri della famiglia a tutti gli effetti,  e sta aumentando di conseguenza anche l’attenzione alla loro alimentazione. La richiesta di ingredienti funzionali da aggiungere alla dieta comune è quindi più che mai attuale. A tal proposito, i prodotti di fermentazione del lievito Saccharomyces cerevisiae hanno dato risultati promettenti nell’uomo, nei polli e nelle mucche in diverse situazioni, ma poco si sa invece dei loro effetti sui cani.

Questo studio ha quindi voluto esaminare gli effetti del supplemento di vari dosaggi di SCFP (125mg/die, 250mg/die e 500mg/die) vs placebo (125mg/die) sulla capacità digestiva, le caratteristiche fecali, la composizione del microbiota fecale e la risposta immunitaria di 12 cani beagle femmina. A questi parametri si è aggiunta la valutazione della palatabilità. I campioni fecali ed ematici sono stati raccolti rispettivamente nei giorni 22-26 e 27-28 dall’inizio del trattamento. Di seguito i risultati ottenuti.

Consumo di cibo, peso e capacità digestiva

L’introito medio di cibo, il peso e la digeribilità apparente non hanno mostrato differenze sostanziali tra i gruppi durante tutto lo studio.

Caratteristiche fecali

Per valutare le caratteristiche fecali sono stati considerati parametri come il pH, il punteggio fecale, ossia l’indice della consistenza delle feci (valori da 1=secche a 5=liquide), la concentrazione di acidi grassi a catena corta (SCFAs) e di acidi grassi a catena ramificata (BCFAs) oltre che di composti amminici, indolici e fenolici come prodotti finali di fermentazione.

  • in generale, il trattamento, se preso singolarmente (120mg/d vs 250mg/d vs 500mg/d), non ha influenzato particolarmente le caratteristiche fecali (pH, punteggio fecale, dimensioni delle feci, produzione di feci molli)
  • il punteggio fecale ha però mostrato un incremento lineare e proporzionale al dosaggio di SCFP. Confrontando infatti i controlli con, in generale, i gruppi trattati, il punteggio fecale e quindi la fluidità delle feci è risultata superiore in questi ultimi a prescindere dalla dose
  • i prodotti di fermentazione, fatta eccezione per i fenoli e il totale fenoli+indoli, non hanno registrato cambiamenti significativi in base al trattamento
  • i gruppi trattati con SCFP, quello a più alto dosaggio in particolare, hanno mostrato una minore concentrazione di fenoli e fenoli+indoli rispetto ai controlli

Microbiota fecale

I ricercatori si sono poi concentrati sulla composizione batterica.

  • sia l’alpha sia la beta diversity non hanno dimostrato particolari alterazioni tra i gruppi
  • in tutti i campioni, Fusobacteria, Firmicutes, Bacteroidetes, Proteobacteria e Actinobacteria hanno dimostrato di essere, in ordine decrescente, i phyla predominanti
  • tra i generi, quelli più presenti sono risultati Fusobacterium, Bacteroides e Allobaculum
  • a livello di phyla, l’abbondanza relativa di Firmicutes e Actinobacteria tende ad aumentare linearmente con il supplemento di SCFP rispetto ai controlli. Fusobacteria, al contrario, ha registrato una minore abbondanza nei gruppi in trattamento
  • a livello di genere, Bifidobacterium e Prevotella hanno mostrato un aumento lineare nei gruppi con supplemento di SCFP rispetto ai controlli nei quali è invece più abbondante il genere Fusobacterium

Funzionalità immunitaria

Per testare eventuali modifiche della funzionalità immunitaria in risposta al supplemento sono stati monitorati numerosi parametri ematici come, per esempio, la conta dei globuli bianchi, le immunoglobuline (IgA, IgE, IgG, IgM), i marcatori di stress ossidativo (SOD e MDA), le cellule immunitarie (NK, linfociti ecc.) o l’attivazione dei toll-like receptor (TLR).

I gruppi in trattamento con SCFP, rispetto ai controlli, hanno dimostrato:

  • una conta di globuli bianchi inferiore in maniera dose-dipendente
  • nessuna alterazione significativa di SOD, MDA, IgA, IgE, IgG e IgM se analizzati singolarmente
  • aumento lineare delle concentrazioni di IgE
  • pari livelli di NK, cellule B e monociti, se si considerano i trattamenti singolarmente
  • minori concentrazioni di TNF-alpha in risposta all’attivazione di TLR2 e TLR7/8 in maniera dose-dipendente

Palatabilità

Il test di palatabilità ha dimostrato una maggior preferenza per i cibi contenenti il supplemento di SCFP che è stato consumato per primo nella maggior parte dei casi (27/40).

In conclusione, dunque, i prodotti di fermentazione di Saccharomyces cerevisiae modulano in senso positivo il microbioma intestinale, la risposta immunitaria e la gradevolezza del cibo stesso e potrebbero essere introdotti nell’alimentazione dei cani come ingredienti funzionali.

Silvia Radrezza
Laureata in Farmacia presso l’Univ. degli Studi di Ferrara, consegue un Master di 1° livello in Ricerca Clinica all’ Univ. degli Studi di Milano. Borsista all’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS dal 2017 al 2018, è ora post-doc presso Max Planck Institute of Molecular Cell Biology and Genetics a Dresda (Germania).

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