Il supplemento di fibre, prebiotici e additivi (quali eugenolo e saccarina) è ben tollerato nei cani. Non solo, tali nutrienti sembrerebbero promuovere la produzione di metaboliti, per esempio acidi grassi a corta catena, positivi per la salute intestinale, pur mantenendo nel complesso inalterate le caratteristiche del microbiota intestinale.
È quanto dimostra lo studio di Juliana P. de Souza Nogueira e colleghi della University of Illinois (USA), di recente pubblicazione su Journal of Animal Science.
Che l’alimentazione influenzi la componente batterica intestinale anche degli animali è noto. Rimane però ancora da chiarire, soprattutto per i cani, l’impatto di fibre, prebiotici e additivi comunemente presenti nelle diete commerciali.
A tal proposito, i ricercatori americani hanno confrontato gli effetti di quattro diverse diete sul profilo compositivo e metabolico di sei beagle femmina adulti. La normale alimentazione è stata addizionata per 10 giorni di:
- 5% cellulosa (gruppo CT)
- 5% fibre e prebiotici (miscela di cellulosa, inulina, polpa di barbabietola, mannano-oligosaccaride e frutto-oligosaccaridi; gruppo FP)
- 0,02% saccarina, un dolcificante artificiale, ed eugenolo, un composto polifenolico (gruppo SE)
- 5% fibre e miscela prebiotica con lo 0,02% di saccarina ed eugenolo (gruppo FSE).
Di seguito i risultati ottenuti dall’analisi dei campioni fecali, urinari ed ematici dei quattro gruppi:
- i parametri ematici sono risultati simili e compresi all’interno dei valori fisiologici in tutti i gruppi
- la percentuale di materiale organico (OM) e acidi grassi idrolizzati (AHF) è leggermente maggiore nei campioni fecali dei gruppi FP e FSE
- la concentrazione di proteine crude ha mostrato livelli più elevati nel gruppo CT e SE (30,8% circa) rispetto ai gruppi FP e FSE (26,3% circa) con, di contro, valori minori di fibre totali (12,5% vs 14%)
- l’introito di cibo medio quotidiano, la produzione e il punteggio fecale non hanno mostrato differenze significative tra i gruppi
- la digeribilità delle fibre è risultata maggiore nel gruppo FSE rispetto ai gruppi CT e SE, valori intermedi per l’FP
- rispetto al gruppo FSE, quello SE ha mostrato valori fecali di pH più elevati
- la concentrazione di acidi grassi a catena corta (SCFA) in generale, oltre che di acetato, è risultata significativamente più alta nei campioni dei gruppi FP e FSE rispetto ai restanti. Andamento simile per il propionato, con valori intermedi nel gruppo CT. Di contro, i livelli di butirrato sono risultati comparabili in tutti i gruppi
- la concentrazione totale degli acidi grassi ramificati (BCFA) ha mostrato valori analoghi nei quattro gruppi, sebbene isobutirrato e isovalerato siano risultati significativamente maggiori nel gruppo CT, valerato in quello FP (anche se in maniera non significativa)
- la quota totale di indoli e fenoli ha presentato livelli maggiori nel gruppo CT, valori simili invece nei restanti.
Considerando poi il profilo batterico si è visto come le diverse diete non incidano significativamente sull’alpha-diversity intestinale, con rapporti di abbondanza relativa generalmente stabili o, al più, minimamente impattati. In dettaglio:
- Firmicutes (52,0%), Fusobacteria (22,9%), Bacteroidetes (20,5%) sono i phyla più abbondanti, seguiti a distanza da Proteobacteria (3,8%), Actinobacteria (0,9%) e Deferribacteres (0,01%)
- a livello di famiglia, le più presenti sono risultate essere Veillonellaceae (23,0%) e Bifidobacteriaceae (16,2%)
- l’abbondanza relativa di Eubacteriaceae è risultata significativamente maggiore nel gruppo SE rispetto a FP, quella di Peptostreptococcaceae invece inferiore rispetto a FSE
- nei generi Fusobacterium, Bacteroides e Clostridium è stata osservata abbondanza generalmente maggiore rispettivamente con valori di 22,9%, 16,2% e 13,2%
- Prevotella ha tuttavia presentato livelli più alti nel gruppo CT rispetto al gruppo FP, Megamonas in quello FSE e FP rispetto a SE, Parabacteroides in FP rispetto a FSE, Peptostreptococcaceae in FSE rispetto a SE.
Per concludere, quindi, i supplementi di fibre, prebiotici e additivi (saccarina ed eugenolo) sembrerebbero ben tollerati dal microbiota intestinale dei cani, comportando una minima variazione nei rapporti di abbondanza relativa delle specie maggiormente presenti, ma anche un discreto e positivo cambiamento nel profilo metabolico ad esse associato.
Trattandosi tuttavia di una ricerca preliminare, ulteriori studi sono necessari al fine di confermare e approfondire tali risultati, anche nell’ottica di prevenire e trattare disturbi gastrointestinali nei cani.