Evento IPA Europe a Bruxelles accende i riflettori su probiotici e spesa sanitaria

Una nuova analisi socio-economica su come regole UE più chiare per i probiotici possano ridurre i costi sanitari, stimolare l’innovazione e rafforzare il mercato unico.

Il 2 dicembre Bruxelles ospiterà un evento politico di alto livello che potrebbe ridefinire le dinamiche economiche del settore dei probiotici in Europa. Organizzato dall’International Probiotic Association Europe (IPA Europe), l’incontro, dal titolo “Exploring Probiotics in the EU: From Policy Dialogue to Socio-Economic Impact and Consumer Awareness”, riunirà decisori politici europei, regolatori, scienziati e industria per discutere come regole più chiare possano liberare nuovo potenziale di crescita, innovazione e risparmi per la sanità pubblica.

Al centro dell’evento c’è una nuova valutazione socio-economica (SEA), commissionata da IPA Europe a un esperto indipendente e basata sulle metodologie OCSE e sul quadro EU Better Regulation. Lo studio analizza come un contesto regolatorio più favorevole per gli alimenti e gli integratori a base di probiotici possa tradursi in valore economico, ossia in minori costi sanitari. Il lavoro confronta scenari con e senza uso di probiotici in sette ambiti supportati da solide evidenze scientifiche, con particolare attenzione a microbioma e salute intestinale, supporto del sistema immunitario e benessere legato all’alimentazione.

Per le imprese, l’attuale vuoto regolatorio nell’UE ha costi molto concreti. Sebbene il termine “probiotico” sia riconosciuto a livello internazionale fin dalla definizione OMS/FAO del 2001 e sia formalmente accettato in mercati come Stati Uniti, Canada, Brasile e diversi Paesi asiatici, l’Unione europea non dispone ancora di una categoria giuridica armonizzata per alimenti e integratori probiotici. In pratica, le aziende sono costrette a districarsi in un mosaico di regole nazionali: Italia, Francia, Spagna e altri Stati membri hanno adottato linee guida proprie, mentre altri accettano il termine solo per gli integratori. Versioni multiple delle etichette, strategie di conformità frammentate e incertezza legale aumentano i costi di produzione e pesano sulle decisioni di investimento.

IPA Europe sostiene che questa situazione indebolisca il mercato unico ed eroda la posizione dell’UE in un settore globale in rapida crescita. Criteri chiari e armonizzati a livello europeo per l’uso del termine “probiotico” – che includano identificazione a livello di ceppo, requisiti di sicurezza e stabilità, dose minima efficace e vitalità a fine shelf-life – garantirebbero condizioni di concorrenza eque, favorirebbero l’innovazione e offrirebbero ai consumatori informazioni trasparenti al momento dell’acquisto. L’associazione sottolinea inoltre che superare un approccio limitato alla sola dimensione “health claims” sarebbe in linea con la più ampia Vision for Agriculture della Commissione europea, così come con le strategie su biotecnologie, scienze della vita e prevenzione in sanità.

L’evento di Bruxelles si aprirà con un’analisi di mercato sullo stato attuale del settore probiotico in Europa e nel mondo. Una tavola rotonda con rappresentanti della Commissione europea, del Parlamento europeo, della comunità scientifica e di organizzazioni vicine ai consumatori esplorerà poi come un quadro europeo coerente per i probiotici possa al tempo stesso rafforzare la competitività, tutelare i consumatori e sostenere gli obiettivi di salute pubblica.

Un briefing con la stampa, previsto subito dopo l’incontro, è destinato ad amplificare il dibattito politico oltre la sala dell’evento. Per gli operatori del settore, si tratta di un’occasione rara per vedere le proprie sfide regolatorie tradotte in un linguaggio economico che parla ai ministeri delle Finanze e ai decisori più sensibili alla concorrenza. Per chi lavora nelle istituzioni europee, l’evento offre una base di dati per riconsiderare le linee guida del 2007, sempre più percepite come datate e non allineate con l’evoluzione della scienza e del mercato.

In definitiva, la domanda che l’UE deve porsi non è se i probiotici siano rilevanti – la scienza e la domanda dei consumatori indicano chiaramente di sì – ma se l’Europa sia pronta a dotare questa categoria di un quadro chiaro e prevedibile, in grado di permettere alle imprese di investire e innovare su larga scala. Il 2 dicembre, IPA Europe punta a far compiere a questa conversazione un passo decisivo in avanti.

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