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Giornata mondiale della Biodiversità: tutelare anche l’ecosistema intestinale

È importante preservare la diversità del microbiota intestinale, un microcosmo fatto di virus, batteri, funghi.

Si celebra oggi la Giornata mondiale della Biodiversità. Proclamata nel 2000 dall’Assemblea Generale dell’ONU per celebrare l’adozione della Convenzione sulla Diversità biologica firmata otto anni prima a Nairobi, in Kenya, con l’obiettivo di tutelare la diversità biologica del pianeta.

Un giorno in cui è opportuno riflettere sull’importanza di salvaguardare la straordinaria ricchezza di tutte le specie viventi.

Tra i tanti ecosistemi a rischio, c’è anche quello intestinale. Per questo motivo Alfasigma, attraverso la linea di integratori probiotici YOVIS, vuole ricordare quanto sia importante tutelare e preservare con cura la diversità del microbiota intestinale, un microcosmo fatto di virus, batteri, funghi.

Siamo sempre più esposti al rischio di depauperamento della ricchezza naturale della nostra microflora intestinale, e questo è un rischio per noi e per il nostro benessere quotidiano.

Le cause sono note: cattive abitudini alimentari, alcol, mancanza di sonno, eccessivo stress, assunzione di antibiotici.

Microbiota sano e diversificato

Patrizia Brigidi, docente di Biotecnologia delle fermentazioni presso il dipartimento di Scienze mediche e chirurgiche di Bologna, spiega: «Un microbiota in salute è caratterizzato da un’alta diversità, da una grande ricchezza di specie microbiche presenti, e da corrette abbondanze relative delle diverse specie per garantire il giusto rapporto tra le specie benefiche e quelle potenzialmente dannose».

Patrizia Brigidi

In altri termini è più sano un microbiota costituito da specie diverse, ciascuna rappresentata da un buon numero di unità, con prevalenza di quelle benefiche per l’uomo e in equilibrio tra loro e con l’intestino che li ospita. Un microbiota intestinale ricco è più stabile e resiliente e funziona meglio di uno con meno varietà di ospiti.

La varietà del microbiota intestinale permette infatti che diversi ceppi e specie si organizzino fra loro, favorendo la colonizzazione di consorzi microbici (co-occurrence networks), in cui i diversi partner batterici coinvolti si sostengono a vicenda, a beneficio dell’ospite umano.

«In questi network» precisa Brigidi «si evidenziano le specie dominanti che servono da «chiave di volta» per rafforzare sia le relazioni fra i membri dello stesso consorzio che con altri consorzi microbici intestinali, cooperando così per il benessere dell’ospite».

Quando viene meno la biodiversità cosa succede? Tutelare il microbiota vuol dire mantenerlo in equilibrio: dieta scorretta, stress, antibiotici, patologie varie sono perturbazioni ricorrenti che portano a una diminuzione della capacità di resilienza del microbiota e quindi a una disbiosi.

«Le principali conseguenze della disbiosi» continua l’esperta «sono il calo della diversità del microbiota, l’aumento della abbondanza di patobionti e una riduzione della stabilità dell’ecosistema intestinale, fattori che portano ad un aumento dell’infiammazione e del rischio di infezioni di patogeni. In caso di disbiosi, inoltre, si hanno cambiamenti profondi anche nei co-occurrence networks, con una ridotta produzione di metaboliti microbici positivi per l’ospite».

Quando, invece, viene a mancare l’equilibrio del microbiota, quindi, l’organismo subisce un impoverimento di biodiversità batterica intestinale che occorre ristabilire attraverso l’assunzione di integratori alimentari contenenti batteri vivi, in diverse specie e ceppi che possono sinergizzare e favorire la giusta colonizzazione intestinale.

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