Nature Outlook Magazine e Danone: lo stato dell’arte della ricerca sul microbioma

Danone Nutricia Research festeggia il suo primo secolo sponsorizzando un numero del supplemento della rivista Nature, interamente dedicato ai temi caldi sul microbioma.

100 anni di storia, per un’azienda sono tanti. Per questo Danone Nutricia Research ha deciso di festeggiare il suo primo secolo sponsorizzando un numero di Nature Outlook Magazine, supplemento della rivista Nature, interamente dedicato ai temi caldi sul microbioma.

«Non siamo soli nel nostro corpo. All’interno di ogni persona ci sono miliardi di microrganismi (batteri, virus, funghi) meglio conosciute come microbioma. Vari organi hanno differenti “abitanti”, ma il gruppo che ha attirato maggiore attenzione nella ricerca biomedica è quello nell’intestino». Inizia così l’editoriale di Herb Brody, editor del gruppo.

Sfogliando la rivista si percepisce la complessità della materia, per molti lati ancora oscura, ma ciò che affascina è soprattutto il numero dei fronti caldi aperti. Negli ultimi 15 anni abbiamo aperto un numero elevato di finestre su un mondo, quello del microbioma, praticamente sconosciuto. E le ricerche stanno macinando dati e risultati a una velocità impressionante. Al punto che ormai sono diversi i fondi di investimento e le società di venture capital che hanno deciso di finanziare in ogni angolo del mondo start up e biotech che lavorano in questo ambito.

Da segnalare, tornando al numero di Nature Outlook Magazine l’interessante l’intervista di Andrew Scott a Michael Fischbach, bioingegnere della Stanford University, sulle piccole molecole prodotte dai batteri intestinali, come gli acidi grassi a catena corta, che ormai diverse ricerche hanno correlato a diversi aspetti della nostra salute e che hanno tutte le carte in regola per diventare, in un futuro non troppo lontano, veri e propri farmaci.

Altro articolo estremamente interessante quello scritto da Elizabeth Svoboda sul ruolo dell’intestino e del microbiota intestinale nell’insorgenza e nella progressione dell’autismo. «John Cryan, biochimico presso l’University College di Cork in Irlanda, è stato tra i primi ricercatori a studiare in che modo i microbi intestinali influenzano il comportamento sociale» scrive. E aggiunge: «I topi germ free – quelli privi del tipico mix di microbi intestinali – evitano altri topi, evitano nuove situazioni sociali e si curano in modo eccessivo. Cryan inizia così nel 2014 a capire che il microbioma era coinvolto in molti aspetti del comportamento». Come se ci fosse  qualcosa nel cervello sociale  che lo rende sensibile ai segnali del microbioma. Lui e altri scienziati sono stati tra i primi a proporre l’esistenza di un asse intestino-cervello.

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