Le malattie cardiovascolari rappresentano ancora la principale causa di morte in Europa, come in tutto il resto del mondo e, in particolare, muoiono più di 17 milioni di persone all’anno tra ischemie, infarti, malattie del cuore e cerebrovascolari.
Studi globali di valutazione comparativa del rischio (CRA – Comparative Risk Assessment) hanno stimato che centinaia di migliaia o milioni di morti per CVD (CardioVascular Disease) sono attribuibili a fattori di rischio CVD stabiliti (pressione alta e colesterolo sierico, fumo e glicemia alta), alto indice di massa corporea (BMI), uso nocivo di alcol, alcune esposizioni alimentari e ambientali e inattività fisica.
Lo sviluppo di queste malattie rappresenta un processo multifattoriale, quindi, che coinvolge una moltitudine di fattori di rischio modificabili e non modificabili che interagiscono. Gli studi clinici attualmente si interessano di individuare altri possibili fattori di influenza e, in questo contesto, la parodontite, come malattia cronica mediata dall’ospite, è stata discussa come un modulatore di rischio per le CVD.
Complessità del microbiota orale
Recentemente, nel considerare le possibili associazioni tra colonizzazione orale e malattie cardiovascolari, è diventata più importante una considerazione complessa del microbiota orale stesso.
L‘expanded Human Oral Microbiome Database (eHOMD) contiene le informazioni di circa 772 specie procariotiche, delle quali il 70% è coltivabile e il 30% appartiene alla classe dei microrganismi incoltivabili, insieme alle sequenze del genoma intero di 482 taxa. Il profilo 16S rDNA della cavità orale sana ha classificato i batteri abitanti in sei ampi phyla, cioè Firmicutes, Actinobacteria, Proteobacteria, Fusobacteria, Bacteroidetes e Spirochaetes che costituiscono il 96% del totale dei batteri orali.
All’interno della cavità orale si formano nicchie diverse, comprese le superfici dei denti, che hanno composizioni microbiologiche diverse, a causa delle distinte condizioni ambientali di ogni sito. La composizione batterica della placca sulle superfici dentali differisce tra le regioni sopra-gengivali e sub-gengivali. Inoltre, l’entità della differenza di composizione è positivamente correlata alla profondità della tasca parodontale e alla progressione della parodontite.
La composizione batterica della saliva, invece, include batteri provenienti da varie nicchie del cavo orale e assomiglia a quella del rivestimento della lingua: sembra essere rappresentativa del microbiota orale complessivo.
Lo studio su pazienti cardiopatici
In questo contesto, Schulz et al. attribuiscono all’infiammazione orale ricorrente, e all’elevata presenza di Saccharibacteria (TM7), un ruolo importante come fattore prognostico CVD e da qui lo studio condotto su 101 pazienti (102 iniziali, con tasso di abbandono dello 0,98%) con problemi cardiaci.
Lo studio, pubblicato sulla rivista International Journal of Cardiology mirava a caratterizzare l’influenza della complessa colonizzazione batterica sub-gengivale sugli eventi CVD ricorrenti in soggetti con stenosi significativa angiograficamente provata dopo un anno di follow-up. Tra i partecipanti il 13,9% aveva subito un evento cardiovascolare secondario secondo i criteri MACEE (Major Adverse Cardiac and Cerebrovascular Events) e tra questi undici con diagnosi di angina pectoris, due colpiti da scompenso cardiaco, uno morto a causa di un evento cardiaco.
Prima della detartrasi sub-gengivale, sono stati raccolti i campioni microbici dalla tasca più profonda di ogni quadrante con una punta di carta sterile per 20 secondi e successivamente è stato applicato il sequenziamento di nuova generazione riferito alle regioni V3/V4, poiché è già stato applicato con successo in altri studi per l’analisi del microbiota orale.
In linea con altri studi che analizzano il microbiota orale sub-gengivale, Bacteroidetes, Firmicutes e Fusobacteria erano rappresentati in modo più abbondante. Dalle analisi di sopravvivenza effettuate da Schulz et al. per attribuire maggiore importanza all’intervallo di tempo fino al verificarsi di un evento cardiovascolare secondario, possiamo, per la prima volta, dimostrare il biomarker del phylum Saccharibacteria (classe: TM7-3, ordine: CW040, famiglia: F16) come fattore prognostico per l’esito CV grave tra i pazienti sottoposti a chirurgia CABG.
La presenza di Saccharibacteria è stata dimostrata essere più abbondante in questi pazienti che in quelli di controllo. Questi batteri possono influenzare il biofilm sub-gengivale e sono in grado di parassitare altri batteri orali così da influenzare la gerarchia della struttura e la funzionalità del microbiota.
Conclusioni
Negli ultimi anni la nostra comprensione delle complesse interazioni delle malattie batteriche e sistemiche è cambiata considerevolmente. Oltre all’importanza dell’infiammazione parodontale sullo sviluppo delle malattie CV, viene discusso l’impatto prognostico delle infezioni orali sugli eventi CV ricorrenti.
Fino ad ora, un possibile legame con le malattie CV e l’esito CV non è stato descritto per la presenza sub-gengivale di Saccharibacteria. Entro i limiti dello studio (possibilità di false dichiarazioni da parte dei partecipanti o dei loro parenti dovute a ipotetiche interpretazioni personali errate del loro stato di salute; abbondanza relativa bassa del biomarker Saccharibacteria), i risultati indicano questo batterio come predittore di eventi CV avversi secondari, quindi, in pazienti con predisposizione ad eventi CVD.