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Dai batteri della pelle un antibiotico contro i patogeni

Alcuni ceppi di Cutibacterium acnes, possiedono geni che codificano per una molecola la cui struttura è simile a un noto antibiotico.
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Dai batteri della pelle un antibiotico contro i patogeni

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Stato dell’arte
La pelle ospita una ricca comunità di microbi, la cui composizione varia notevolmente da individuo a individuo ed è diversa a seconda dell’area del corpo considerata. Rimane però da chiarire quali fattori molecolari determinino la variabilità del microbiota cutaneo.

Cosa aggiunge questo studio
I ricercatori hanno scoperto che alcuni ceppi di un comune batterio cutaneo, chiamato Cutibacterium acnes, possiedono geni che codificano per una molecola la cui struttura è simile a un noto antibiotico. Dopo averla purificata e denominata cutimicina, il team di ricercatori ha esposto questa molecola a varie specie di batteri. La cutimicina ha rallentato la crescita di batteri Staphyloccocus potenzialmente dannosi, ma non la crescita di C. acnes e dei suoi commensali correlati. Inoltre, i follicoli piliferi che contengono batteri C. acnes che producono cutimicina presentano livelli più bassi di Staphyloccocus rispetto ai follicoli in cui gli stessi batteri non producono questa molecola.

Conclusioni
I risultati di questo studio potrebbero consentire lo sviluppo di nuovi trattamenti per disturbi della pelle come la dermatite atopica e l’acne.


La pelle ospita una ricca comunità di microbi, la cui composizione varia notevolmente da individuo a individuo. Un recente studio ha scoperto che una specie batterica fisiologicamente presente sulla pelle produce un antibiotico in grado di contrastare la crescita di altri batteri, compresi alcuni patogeni.

I risultati, pubblicati su Science Translational Medicine, potrebbero consentire lo sviluppo di nuovi trattamenti per disturbi della pelle come la dermatite atopica e l’acne.

Microbiota della pelle

«La composizione del microbiota cutaneo varia ampiamente da individuo a individuo ed è differente anche a seconda del sito corporeo che si considera. È quindi importante capire quali fattori molecolari determinano la variabilità a livello di ceppo all’interno dei sotto-ecosistemi del microbiota cutaneo», affermano gli autori dello studio.

Staphylococcus e Cutibacterium sono tra le specie più comuni nel microbiota cutaneo dell’uomo. Precedenti studi hanno dimostrato come questi microbi competono e interagiscono tra loro e come influenzano la composizione delle comunità microbiche della pelle. Ma rimane da capire con esattezza quali siano i meccanismi che entrano in gioco.

Per rispondere a questa domanda, un gruppo di ricerca – guidato da Michael Fischbach del National Institutes of Health e Katherine Lemon del Baylor College of Medicine – ha deciso di studiare il genoma di un comune microbo cutaneo chiamato Cutibacterium acnes.

Cutimicina e Cutibacterium acnes

Il team di ricercatori ha scoperto che alcuni ceppi di C. acnes possiedono geni che codificano per una molecola la cui struttura è simile a un noto antibiotico chiamato berninamicina.

I ricercatori hanno quindi purificato questa molecola, che hanno chiamato cutimicina, e ne hanno analizzato la struttura.

Successivamente, varie specie di batteri sono state esposte alla cutimicina; dai dati ottenuti è risultato che questa molecola ha rallentato la crescita di batteri Staphyloccocus potenzialmente dannosi, ma non la crescita di C. acnes o di specie commensali correlate.

Inoltre, l’analisi dei follicoli piliferi di 16 persone ha mostrato che i follicoli che contengono batteri C. acnes che producono cutimicina presentano livelli inferiori di Staphyloccocus rispetto a quelli con gli stessi batteri che non producono però questa molecola.

Possibili terapie per dermatite atopica e acne

«I risultati ottenuti sulle funzioni della cutimicina dovrebbero facilitare le future ricerche sulle possibili applicazioni cliniche di questa molecola, o di ceppi di C. acnes che la producono, per inibire selettivamente la colonizzazione da Staphylococcus», spiegano i ricercatori.

La colonizzazione nasale da parte di S. aureus è un fattore di rischio per lo sviluppo di un’infezione invasiva e, in assenza di un efficace vaccino anti-stafilococco, è necessario identificare batteri benefici che possano essere utilizzati per produrre un microbiota nasale resistente a S. aureus.

Tali approcci potrebbero anche aiutare a prevenire o trattare disturbi della pelle come la dermatite atopica e l’acne.

Nel complesso, i risultati ottenuti suggeriscono potenziali applicazioni della cutimicina nella prevenzione o nel trattamento di malattie associate a un cambiamento nella composizione del microbiota cutaneo.

Giorgia Guglielmi
Giorgia Guglielmi è una science writer freelance residente a Basilea, in Svizzera. Ha conseguito il dottorato in Biologia all’European Molecular Biology Laboratory e il Master in Science Writing al MIT.

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