Malattia cutanea molto comune nei primi anni di vita, la dermatite atopica (DA) è legata a un’attivazione immunitaria di tipo infiammatorio-allergico e a un difetto della barriera cutanea, promossi dalla predisposizione genetica e dall’esposizione a trigger ambientali.
Negli ultimi anni, si è compreso che anche il microbiota intestinale gioca un ruolo importante nell’eziopatogenesi della malattia e che la sua corretta modulazione, attraverso preparati probiotici specifici somministrati al neonato e/o alla donna in gravidanza, può contribuire a prevenirne l’insorgenza e ad alleviarne i sintomi.
La dermatite atopica del neonato
La dermatite atopica (DA) insorge nella maggior parte dei casi nei primi mesi o anni di vita, arrivando a interessare circa il 10-20% dei neonati e dei bambini delle diverse parti del mondo, con una prevalenza in continua crescita negli ultimi decenni, soprattutto nei Paesi occidentali. (1)
È definita come una condizione cutanea caratterizzata da intensa secchezza della pelle, prurito e lesioni eritematose croniche (arrossate, infiammate e desquamanti) ad andamento ricorrente, con alternanza di fasi di relativa remissione e riacutizzazioni periodiche.
Nei neonati e nei bambini affetti, si osserva una seria compromissione della struttura e della funzionalità cutanea, con conseguente significativa riduzione della qualità della vita, sia del diretto interessato sia dei familiari, soprattutto a causa del disagio determinato dal prurito sia durante il giorno sia di notte. (1)
La dermatite atopica si manifesta spesso in associazione a ipersensibilità nei confronti di diversi tipi di alimenti (principalmente, latte vaccino e uova) (1) ed è considerata la prima manifestazione di una condizione di atopia IgE-mediata, che può poi evolvere attraverso la cosiddetta “marcia atopica”, portando allo sviluppo anche di rinosinusite allergica, asma allergico, allergie alimentari ecc. (2)
Nell’eziopatogenesi della DA sono stati riconosciuti, da tempo, la presenza di un difetto della barriera cutanea e una composizione distintiva del microbiota cutaneo, che contribuiscono a indurre e sostenere l’attivazione infiammatoria locale, in soggetti geneticamente predisposti.
Più di recente, è stato osservato che anche (e, probabilmente, soprattutto) il microbiota intestinale svolge un ruolo chiave nell’insorgenza della DA e delle altre manifestazioni atopiche, in considerazione della sua capacità di influenzare le caratteristiche della barriera intestinale e del suo contributo alla definizione della reattività/tolleranza immunitaria, a livello enterico e generale. (1,2)
Dermatite atopica e microbiota intestinale
Una prima indicazione a supporto del coinvolgimento del microbiota intestinale nella DA viene da studi epidemiologici che hanno indicato come l’incidenza della malattia e dei disturbi da ipersensibilità correlati sia inferiore tra i bambini caratterizzati da un microbiota intestinale stabile ed equilibrato, dominato da lattobacilli e bifidobatteri, rispetto a quanto osservato in coetanei con un ecosistema microbico intestinale impoverito o con una composizione più “fragile”.
In questi ultimi, generalmente, è presente anche una barriera intestinale più permeabile (leaky gut), che aumenta l’interazione dell’organismo con microrganismi e sostanze esogene presenti nel lume, inducendo una sollecitazione abnorme del sistema immunitario enterico. (1)
Il riscontro di una maggiore prevalenza della dermatite atopica e delle altre manifestazioni atopiche nelle società industrializzate e negli ambienti urbani ha, inoltre, portato a formulare, già nei primi anni 2000, la cosiddetta “ipotesi igienica”. In base a questa interpretazione, la minore esposizione dell’organismo ai comuni patogeni ambientali (batteri, virus, funghi ecc.) avrebbe promosso lo sviluppo, in alcuni bambini, di un microbiota intestinale in grado di riorientare la risposta immunitaria enterica dai meccanismi infiammatori basati sui linfociti Th1 (necessari per contrastare le infezioni) a quelli basati sui linfociti Th2 (infiammazione di tipo 2), che si è dimostrato essere all’origine delle malattie atopiche. (1)
Un’ulteriore evidenza che sottolinea l’importanza del microbiota intestinale nell’insorgenza della dermatite atopica e delle altre manifestazioni dell’atopia viene dall’osservazione che queste condizioni si riscontrano più frequentemente tra i bambini che, nei primi anni di vita, hanno ricevuto terapie antibiotiche, notoriamente responsabili di una profonda alterazione dell’ecosistema microbico intestinale e dell’induzione di infiammazione e aumento della permeabilità della barriera intestinale. (1)
Potenzialità dei probiotici nella prevenzione della dermatite atopica
Attualmente, i bambini affetti da dermatite atopica lieve-moderata vengono trattati principalmente con creme emollienti, inibitori della calcineurina (tacrolimus e pimecrolimus) o corticosteroidi topici, cui può essere aggiunta la fototerapia con raggi UvA (PUVA) o UvB a banda stretta. (3,4)
Nelle forme più severe, può essere necessario ricorrere a corticosteroidi sistemici (specie durante le riacutizzazioni), con possibile aggiunta di antibiotici (es. azatioprina) in caso di infezioni. Da alcuni anni è, inoltre, possibile avvalersi di anticorpi monoclonali in grado di interferire con l’infiammazione di tipo 2, bloccando l’azione di alcune interleuchine chiave nella patogenesi della malattia (principalmente, IL-13, IL-4 e IL-5), oppure di inibitori delle Janus Kinasi (JAK 1 e 2), tirosinchinasi coinvolte nella trasduzione del segnale infiammatorio all’interno delle cellule. (3,4)
Tuttavia, tutte le terapie disponibili per la DA sono impegnative da gestire nel quotidiano, possono determinare effetti collaterali più o meno rilevanti e hanno un’efficacia limitata al periodo d’assunzione, che viene persa più o meno rapidamente dopo la loro interruzione. (5) Inoltre, alcune delle strategie farmacologiche disponibili non sono indicate nei primi anni di vita (specie quelle sistemiche necessarie in caso di DA moderata-severa) e nessuna è in grado di prevenire l’insorgenza dalla malattia. (3,5)
Benché, a oggi, non siano ancora state definite raccomandazioni generali sull’impiego dei probiotici nella prevenzione e/o come supporto al trattamento della DA (4), numerosi studi hanno indicato che specifici ceppi di microrganismi (principalmente, appartenenti ai gruppi dei lattobacilli e dei bifidobatteri) o loro mix possono essere utili in questo senso, sia quando sono somministrati ai bambini nei primi mesi o anni di vita sia quando vengono assunti dalla donna in gravidanza. (5)
Le evidenze disponibili indicano che i probiotici possono interferire con la patogenesi della DA attraverso l’ottimizzazione dell’equilibrio microbico enterico, la riduzione della permeabilità della barriera intestinale e il riorientamento della risposta immunitaria verso l’infiammazione di tipo 1, riducendo l’impatto di quella di tipo 2 alla base della DA (rapporto Th1/Th2). (1,2,6)
In aggiunta, attraverso la modulazione del microbiota intestinale, i probiotici assunti per bocca possono regolare l’immunità innata e adattativa e l’equilibrio cutaneo (asse intestino-pelle), nonché esercitare effetti positivi indiretti sulla funzionalità cerebrale e la risposta stress (asse intestino-cervello), spesso accentuata nei pazienti con DA a causa del disagio determinato dalle lesioni, dal prurito insistente e dal sonno disturbato che generalmente ne consegue. (7)
Tre batteri “amici” della pelle del neonato
Tra i probiotici che hanno dato prova di esercitare azioni favorevoli sui meccanismi infiammatori e allergici alla base della DA e delle altre manifestazioni atopiche, contribuendo a prevenirne l’esordio e a ridurne la sintomatologia caratteristica, ci sono Bifidobacterium lactis HN019, Bifidobacterium breve M-16V e Lactobacillus rhamnosus HN001.
Bifidobacterium lactis HN019
Negli studi condotti finora, B. lactis HN019 ha dimostrato di:
- modulare positivamente il profilo batterico intestinale di bambini partoriti con taglio cesareo (α e ß-diversità), rendendolo simile a quello dei coetanei nati con parto vaginale, generalmente associato a un migliore stato di salute a breve e a lungo termine; (8)
- alleviare i sintomi della DA esacerbata dall’assunzione di particolari alimenti, quando somministrato insieme a L. rhamnosus, suggerendo che l’azione protettiva nei confronti dell’atopia dipende da una migliore modulazione della risposta immunitaria a livello intestinale. (9)
Bifidobacterium breve M-16V
La valutazione degli effetti della supplementazione con B. breve M-16V ha indicato che questo probiotico:
- promuove l’espressione della citochina immunoregolatoria TGF-ß1, mentre riduce quella di altre citochine coinvolte nella risposta infiammatoria e allergica, contribuendo ad attenuare la propensione a sviluppare malattie allergiche e infiammatorie nei neonati; (10)
- somministrato per 4 settimane nei nati pretermine, aumenta la produzione intestinale di SCFA (Short Chain Fatty Acids), con risvolti positivi sull’integrità della barriera intestinale; (11,12)
- migliora i sintomi della DA nei bambini con ipersensibilità al latte vaccino (13) e riduce gli episodi asmatici nei bambini affetti da DA, quando somministrato insieme a oligosaccaridi prebiotici (FOS, Frutto-oligosaccaridi; GOS, Galatto-oligosaccaridi); (14)
- riduce lo sviluppo di riniti allergiche stagionali in bambini sensibilizzati al polline e con asma intermittente, quando somministrato in combinazione con B. Longum BB536 e B. Infantis M-63; (15)
- nel contesto di preparati simbiotici, esercita effetti sinergici con FOS e GOS prebiotici, riducendo lo sviluppo di allergie al latte vaccino (16) e di altro tipo, soprattutto in bambini nati con taglio cesareo e allattati al seno in modo non esclusivo o nutriti con formule lattee. (11)
Lactobacillus rhamnosus HN001
Riguardo a L. rhamnosus HN001, è stato osservato che:
- è un microrganismo probiotico sicuro e ben tollerato nei neonati e nelle donne in gravidanza; (17)
- somministrato nei primi due anni di vita, riduce del 50% la prevalenza dell’eczema dei bambini fino all’età di 6 anni, probabilmente attraverso il miglioramento dell’integrità cellulare, della funzionalità della barriera intestinale e del rapporto tra linfociti Th1/Th2; (18,19,20)
- riduce la probabilità del bambino di essere interessato da DA e/o eczemi di altro tipo anche quando viene assunto dalla donna in gravidanza (che, a sua volta, ne beneficia in termini di minore incidenza di diabete gestazionale e ansia/depressione post partum); (21,22)
- somministrato nei primi anni di vita, diminuisce lo sviluppo di rinocongiuntiviti allergiche in età pediatrica (fino a 10 anni). (24,25)
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Fonti
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