Il virus SARS-CoV-2 può provocare sintomi gastrointestinali, ma non è chiaro se ciò sia dovuto a un processo infiammatorio, ad alterazioni del microbiota intestinale o ad altre cause.
Di recente un gruppo di ricercatori ha scoperto che diverse varianti di SARS-CoV-2, tra cui Omicron, possono destabilizzare l’equilibrio delle comunità microbiche nell’intestino.
I risultati, pubblicati su mBio, suggeriscono che anche le forme lievi di COVID-19 possono alterare il microbiota intestinale. «Si spera che questi risultati rinnovino gli sforzi per studiare i meccanismi attraverso i quali Omicron e le future varianti di SARS-CoV-2 alterano la fisiologia gastrointestinale, considerando anche le conseguenze potenzialmente importanti dell’instabilità del microbiota per la salute dell’ospite», spiegano i ricercatori.
SARS-CoV-2 e intestino
Molti studi hanno dimostrato che i casi gravi di COVID-19 possono alterare il microbiota intestinale.
La ridotta ricchezza batterica è un indicatore dell’infezione da SARS-CoV-2 e i pazienti con COVID-19 grave hanno comunità microbiche intestinali distintive.
Tuttavia, si sa poco sull’impatto delle forme lievi della malattia sui microbi intestinali.
Per rispondere a questa domanda, Vaibhav Upadhyay dell’Università della California, San Francisco e i suoi colleghi hanno deciso di analizzare campioni di feci di 14 persone con infezione da SARS-CoV-2 che non hanno avuto bisogno di ricovero ospedaliero.
Il team ha inoltre valutato campioni provenienti da quattro controlli sani.
Instabilità del microbiota
Il microbiota intestinale dei pazienti con una forma lieve di COVID-19 è risultato simile a quello dei controlli. In entrambi i gruppi, i batteri più comuni erano Firmicutes, Bacteroidota e Actinobacteriota.
Tuttavia, rispetto ai controlli sani, i pazienti con COVID-19 lieve hanno mostrato nel tempo un microbiota intestinale meno stabile.
«Questi dati indicano che il microbioma intestinale umano può essere destabilizzato mesi dopo l’infezione iniziale con SARS-CoV-2», affermano i ricercatori.
«Tuttavia, non è possibile dedurre un ruolo causale dell’infezione da SARS-CoV-2 nella destabilizzazione del microbiota intestinale sulla base solo di studi osservazionali condotti sull’uomo, dato il chiaro potenziale di fattori confondenti».
Tutte le varianti alterano il microbiota intestinale
Per testare il ruolo dell’infezione nel modellare il microbiota intestinale, il team ha utilizzato un modello murino suscettibile all’infezione da SARS-CoV-2.
I topi sono stati infettati da diverse varianti del virus, inclusa la variante originale rilevata negli Stati Uniti (USA-WA1/2020) e la variante Omicron.
Dai dati raccolti è emerso che tutte le varianti testate hanno alterato il microbiota intestinale dei topi. La variante Omicron ha causato i sintomi meno gravi, ma ha destabilizzato le comunità microbiche, portando a un calo dei livelli di Verrucomicrobiota.
Nei topi infettati da USA-WA1/2020, il team ha osservato una lieve riduzione dei proteobatteri. L’abbondanza di Akkermansia muciniphila è diminuita nel tempo in risposta all’infezione con diverse varianti, tra cui USA-WA1/2020 e Omicron.
I ricercatori hanno scoperto che i topi wild-type esposti al SARS-CoV-2 non hanno sviluppato una grave malattia polmonare, ma alterazioni del microbiota intestinale.
Conclusioni
«I risultati ottenuti sull’uomo e sui topi dimostrano che il microbiota intestinale viene destabilizzato a seguito di forme lievi di infezione da SARS-CoV-2. Tuttavia, restano da chiarire i meccanismi cellulari e molecolari alla base di questo fenomeno» concludono gli autori dello studio.