Nell’intestino tenue avviene l’assorbimento di circa il 90% delle calorie introdotte, ma la composizione del suo microbiota è ancora oggi difficile da definire poiché può essere raggiunto soltanto con procedure invasive.
Una nuova ricerca mostra che il microbiota dell’ileo, a differenza di quello del colon, è soggetto a frequenti fluttuazioni.
I risultati, pubblicati su Cell Host & Microbes, potranno aiutare a comprendere meglio lo sviluppo di disturbi intestinali come la celiachia e il morbo di Crohn.
Gli autori dello studio, guidati da Bahtiyar Yilmaz e Andrew Macpherson dell’Università di Berna, hanno analizzato 141 campioni ileali di 79 pazienti oncologici sottoposti a intervento chirurgico.
Il team è stato in grado di analizzare l’ileo in tempo reale attraverso una stomia che viene lasciata dopo l’intervento chirurgico.
Microbiota ileale Vs microbiota del colon
Sebbene diversi partecipanti allo studio abbiano mostrato differenze e fluttuazioni nei campioni microbici prelevati dall’ileo, i ricercatori non hanno osservato differenze complessive prima e dopo l’intervento chirurgico.
In generale, Enterobacteriaceae e Bacilli sono risultati i batteri più comuni nell’ileo, mentre Bacteroidaceae, Prevotellaceae, Lachnospiraceae e Ruminococcaceae dominano nel colon. Inoltre, è stato osservato che i pazienti con malattia di Crohn presentano alterazioni del microbiota sia nell’intestino tenue sia in quello crasso.
Dai dati ottenuti è emerso inoltre che il numero di batteri nell’ileo dipende in gran parte dallo stato nutrizionale dell’ospite: durante il digiuno, l’intestino tenue contiene meno batteri, mentre dopo un pasto i batteri ricominciano a proliferare. Inoltre, la proporzione di diverse sottospecie della stessa specie batterica cambia rapidamente, entro poche ore dal consumo di un pasto.
Malattia di Crohn e celiachia
In contrasto con i rapidi cambiamenti che si verificano nella composizione del microbiota ileale, i ricercatori hanno osservato nell’intestino tenue solo minime differenze nei livelli dei piccoli metaboliti dopo un pasto.
«Si deve pensare al microbiota dell’intestino tenue come a un ecosistema», afferma Macpherson. «Poiché il sistema è così flessibile, ogni specie batterica può adattarsi a un ambiente mutevole nell’intestino tenue modificando le proporzioni delle sottospecie e quindi impedendo che la specie nel suo insieme si estingua, a meno che non ci siano “colli di bottiglia” dovuti a malattie, malnutrizione o inquinamento ambientale» conclude il ricercatore.
I risultati potranno dunque favorire lo sviluppo di approcci terapeutici per le condizioni intestinali, tra cui la celiachia e l’infiammazione a lungo termine dell’intestino crasso.