Un team di ricerca completamente italiano ha di recente pubblicato su Gut Microbes uno studio sugli effetti che una dieta a restrizione calorica comporta a livello del microbiota intestinale di ratti giovani e adulti.
Precedenti studi hanno dimostrato come una dieta a restrizione calorica (CR), cioè un regime alimentare ridotto di circa il 30% rispetto a una dieta normale, senza indurre malnutrizione, favorisca sia la durata sia la qualità della vita in diversi modelli animali, inclusi primati non umani.
In particolare, sembrerebbe ridurre il rischio di patologie metaboliche e cardiovascolari.
È stato inoltre più volte dimostrato come determinati regimi dietetico nutrizionali siano in grado di modificare la popolazione batterica intestinale: un elevato apporto di grassi e zuccheri, per esempio, sembrerebbe essere una delle principali cause di disbiosi.
Con questo lavoro di ricerca svolto dall’Università di Sassari, dall’Università di Cagliari e da Porto Conte Ricerche, condotto su 22 modelli di ratto di età differente, Fraumene e colleghi hanno voluto investigare se la variazione del microbioma fecale dipenda o meno da una dieta CR a breve termine e se questo cambiamento persista nel tempo.
Per una maggiore affidabilità dei risultati, ratti allevati a CR sono stati confrontati con altri a dieta libera.
I diversi regimi alimentari hanno comportato curve di crescita differenti nei due gruppi. Il gruppo in dieta libera, infatti, ha registrato un rapido aumento di peso fino alla 36esima settimana mentre quello in dieta CR ha mostrato una crescita lenta, anche se graduale, fino alla 21esima. Le due diete risultano comparabili in rapporto al peso raggiunto dopo 28 settimane.
Ai fini dello studio, sono stati collezionati in totale 46 campioni fecali raccolti al baseline, cioè prima di iniziare la fase sperimentale, e successivamente a 3 e 8 settimane di trattamento.
Al fine di delineare la composizione microbiotica dei campioni sono state applicate diverse tecniche di analisi tra le quali l’estrazione di DNA, il calcolo dell’indice di Shannon per la biodiversità, la definizione degli OTU (operational taxonomic unit), e la PCA (principal component analysis).
I risultati dello studio sulla dieta ipocalorica
- Nelle prime tre settimane il microbioma fecale dei ratti giovani in trattamento con dieta CR ha mostrato cambiamenti significativi rispetto al gruppo di controllo
- La dieta CR sembrerebbe promuovere un importante riassortimento del grado di espressione di particolari filotipi batterici
- I campioni prelevati da modelli giovani in dieta CR presentano una concentrazione di Lactobacillus più elevata soprattutto a 8 settimane, a dimostrazione del fatto che un particolare regime alimentare è in grado di favorire la crescita di una specie batterica rispetto ad un’altra. Questa differenza è stata riscontrata anche in modelli adulti, in particolar modo per OTU 110727 suggerendo un’elevata adattabilità dell’organismo alla dieta seguita dall’animale
Sempre più studi suggeriscono inoltre come il supplemento di Lactobacillus favorisca il metabolismo lipidico. Questa peculiarità è stata riscontrata anche nell’indagine di Fraumene. Ratti in dieta CR hanno infatti dimostrato un diverso profilo lipidico con diminuzione di colesterolo totale e trigliceridi a otto settimane. Risultati analoghi sono stati ottenuti inoltre da analisi condotte su campioni di adolescenti obesi alla decima settimana di trattamento con dieta CR e calo ponderale di almeno 4 kg.
In conclusione, la specie Lactobacillus appare ben espressa in modelli trattati con dieta a restrizione calorica mentre sembra essere limitata in altri regimi alimentari.
Dai dati ottenuti si può dunque ipotizzare un ruolo di marker per i Lactobacilli nel promuovere un intervento nutrizionale appropriato in modo da favorire e mantenere un buon stato di salute trasversale all’età.