Cerca
Close this search box.

Passare molto tempo assieme significa anche condividere il microbiota

Un recente studio suggerisce che le persone che trascorrono del tempo insieme condividono microbi intestinali simili, alcuni dei quali vengono trasmessi di frequente tra amici e parenti.
CONDIVIDI →

Passare molto tempo assieme significa anche condividere il microbiota

CONDIVIDI →

Stato dell’arte
La composizione genetica del nostro microbiota cambia nel tempo a causa di molteplici fattori, tra cui la dieta e lo stile di vita. Rimane però ancora da dimostrare come i membri del microbiota vengano acquisiti e si diffondano all’interno delle popolazioni.

Cosa aggiunge questa ricerca
I ricercatori hanno analizzato più di 9.000 campioni di feci e saliva ottenuti da persone provenienti da 20 Paesi per identificare come i componenti del microbiota vengano trasmessi attraverso le generazioni e tra le persone che vivono a stretto contatto. I dati confermano che la prima trasmissione di microbi intestinali avviene alla nascita e che i batteri ereditati dalla madre si trovano nel microbiota intestinale della prole fino a 80 anni. Un’altra importante via di trasmissione microbica sono le relazioni sociali, come quelle tra persone che vivono nella stessa casa. Infine, dai dati ottenuti è emerso che il microbiota orale viene trasmesso più frequentemente attraverso le relazioni sociali rispetto a quanto avviene tra madre e bambino.

Conclusioni
I risultati suggeriscono che una fonte chiave di microbi sono le persone con cui si vive a stretto contatto. Comprendere come si diffondono le specie microbiche associate a malattie cardiovascolari, diabete e altre condizioni potrebbe favorire l’acquisizione di nuove informazioni sulle malattie non infettive, ma associate al microbiota.

Il microbiota di ogni individuo è come un’impronta digitale. Tuttavia, secondo un recente studio, le persone che trascorrono del tempo insieme condividono microbi intestinali simili, alcuni dei quali vengono trasmessi di frequente tra amici e parenti.

I risultati, pubblicati su Nature, suggeriscono infatti che una fonte chiave di microbi sono le persone con cui si vive a stretto contatto. Comprendere come si diffondono le specie microbiche associate a malattie cardiovascolari, diabete e altre condizioni potrebbe favorire l’acquisizione di nuove informazioni sulle malattie non infettive associate al microbiota

I primi batteri arrivano dalla madre

Precedenti studi hanno dimostrato che i primi microrganismi vengono trasmessi dalla madre durante la nascita e i primi mesi di vita. 

Tuttavia, questo processo non può spiegare l’enorme diversità di microbi osservati negli adulti e non è stato ancora dimostrato come i componenti del microbiota vengano acquisiti e diffusi tra le popolazioni.

I ricercatori guidati da Nicola Segata dell’Università di Trento hanno quindi analizzato più di 9.000 campioni di feci e saliva di persone provenienti da 20 Paesi in tutto il mondo. L’obiettivo del team era identificare come i microbi siano trasmessi da una generazione all’altra e tra le persone che vivono a stretto contatto.

Ceppi materni: nell’intestino fino a 80 anni

I ricercatori hanno scoperto che quasi il 35% delle madri che vivono con i propri figli condivide con loro ceppi batterici simili, seguito dal 12% dei bambini fino a 4 anni che vivono nella stessa famiglia, dall’8% dei gemelli adulti che vivono in famiglie diverse e dall’8% degli adulti che vivono nello stesso villaggio.

I ricercatori hanno confermato che i primi microbi intestinali vengono trasmessi dalla madre durante il parto e che oltre il 15% dei ceppi rilevati nei bambini probabilmente provenivano dalla madre. 

«Durante il primo anno di vita, i neonati condividono con le loro madri metà dei ceppi presenti sia nel microbioma infantile sia in quello materno», affermano gli autori.

La condivisione dei microbi si riduce al 27% a 1-3 anni di età e si stabilizza dopo i 3 anni. I batteri ereditati dalla madre sono presenti nel microbiota intestinale dei figli fino a 80 anni.

«Questo potrebbe essere il risultato dell’effetto combinato della trasmissione a lungo termine di microrganismi materni alla nascita e della trasmissione, più avanti nella vita, di microbi all’interno di ambienti sociali condivisi», affermano gli autori dello studio.

Trasmissione da persona a persona

Nella maggior parte delle famiglie, gli individui che convivono condividono un maggior numero di ceppi batterici rispetto a individui non conviventi della stessa popolazione. Bifidobacterium e Bacteroides sono risultate le specie batteriche maggiormente trasmesse all’interno delle famiglie e dalla madre ai figli. In particolare, Bifidobacterium angulatum è il ceppo trasmesso preferenzialmente tra gli individui della stessa famiglia.

Il microbiota orale viene trasmesso più frequentemente attraverso le relazioni sociali rispetto a quanto avviene tra madre e figlio. «Il nostro studio integrativo multi-coorte mostra un’importante trasmissione da persona a persona che finora è stata trascurata«, affermano i ricercatori.

Conclusioni

In futuro sarà necessario comprendere come e in quale direzione i componenti del microbiota vengono trasmessi tra i diversi individui. 

«Tenere conto della trasmissibilità e della struttura delle reti sociali aiuterà a migliorare la progettazione degli studi sul microbioma e degli approcci basati sulla sua modulazione», concludono gli autori.

Potrebbe interessarti

Oppure effettua il login