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Disbiosi intestinale possibile anello di congiunzione fra disturbi alimentari e traumi infantili

I risultati ottenuti potrebbero aprire la strada a nuovi interventi con composti simili all’acido butirrico o al trapianto fecale per il trattamento dei disturbi del comportamento alimentare derivanti da esperienze traumatiche infantili.
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Disbiosi intestinale possibile anello di congiunzione fra disturbi alimentari e traumi infantili

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Stato dell’arte
I disturbi del comportamento alimentare sono sindromi con eziopatogenesi multifattoriale, che coinvolgono esperienze traumatiche infantili, oltre a fattori biologici. È stato ipotizzato che il microbioma umano svolga un ruolo fondamentale, influenzando la regolazione delle emozioni e i comportamenti alimentari attraverso i suoi metaboliti come gli acidi grassi a catena corta (SCFA).

Cosa aggiunge questa ricerca
Lo studio delle interazioni tra la psicopatologia dei disturbi del comportamento alimentare, il microbioma intestinale e gli SCFA derivanti dalle attività metaboliche della comunità batterica ha collegato la riduzione della diversità microbica a un tipico metabolita derivato dal microbiota come l’acido butirrico. Una possibile interpretazione di questo modello potrebbe essere che il trauma infantile rappresenti un fattore di rischio per la disbiosi intestinale e per una modificazione stabile dei meccanismi responsabili della produzione di SCFA, e che questa comunità disfunzionale venga ereditata nel passaggio dall’infanzia all’età adulta.

Conclusioni
I risultati ottenuti potrebbero aprire la strada a nuovi interventi con composti simili all’acido butirrico o al trapianto fecale per il trattamento dei disturbi del comportamento alimentare derivanti da esperienze traumatiche infantili.

I disturbi del comportamento alimentare (DCA), tra cui l’anoressia nervosa (AN), la bulimia nervosa (BN) e il disturbo da alimentazione incontrollata (DAI), rappresentano un problema di salute pubblica, a causa delle elevate comorbilità mediche e psichiatriche, la frequente ospedalizzazione e l’alto tasso di cronicità (40%) e mortalità (5–10%). 

È stato recentemente suggerito che il microbiota intestinale, mediante i suoi metaboliti, possa giocare un ruolo nella patogenesi di questi disturbi. Pertanto uno studio tutto italiano, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista NatureScientific Reports, ha studiato le interazioni tra la psicopatologia dei DCA, il microbioma intestinale e gli acidi grassi a catena corta (SCFA, short chain fatty acid) derivanti dalle attività metaboliche della comunità batterica.

Anoressia & Co.

I DCA sono sindromi con un’eziopatogenesi multifattoriale, che coinvolge esperienze traumatiche infantili, nonché fattori sociali, psicologici e biologici. È noto che le esperienze avverse durante l’infanzia (in particolare l’abuso e l’incuria) sono fattori predisponenti ai DCA, e si potrebbe individuare una sottopopolazione di pazienti con caratteristiche psicopatologiche specifiche. 

Diverse prove sembrano indicare una relazione tra  i DCA con storia di traumi infantili e una funzione disregolata dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA, hypothalamic–pituitary–adrenal) in età adulta, che potrebbe spiegare sia la comorbidità psichiatrica a causa di una grave disregolazione emotiva sia le comorbilità mediche dovute alla compromissione della funzione immunitaria

Il ruolo del microbiota intestinale

Recentemente, è stato suggerito che la relazione tra trauma infantile e alterazioni dell’HPA potrebbe essere mediata dal microbiota intestinale e dai suoi metaboliti a causa del ruolo cruciale dell’asse intestino-cervello nell’omeostasi del sistema ospite. 

In effetti, i segnali provenienti dal tratto gastrointestinale possono influenzare diverse funzioni e comportamenti cerebrali, tra cui la ricerca del cibo e i comportamenti alimentari. La comunicazione in questo sistema non dipende solo dai segnali neuronali, ma anche da molecole endocrine (ormoni e peptidi intestinali) e da metaboliti derivati ​​dal microbiota intestinale, che agiscono insieme per regolare la fisiologia dell’ospite. 

È stato dimostrato che alcuni microrganismi (es. Clostridium perfringens, Escherichia coli, Lactobacillus, Bifidobacterium) sintetizzano e rispondono ai principali composti neurochimici implicati nella psicopatologia (es. DA, 5-HT, GABA, ecc.) per metabolizzare i loro precursori come triptofano, acido glutammico, tirosina e fenilalanina.

Traumi infantili che causano disbiosi intestinale

Sembra che reiterare traumi o condizioni stressanti durante l’infanzia potrebbe influenzare in modo permanente l’interazione tra microbiota intestinale e sviluppo del cervello. 

Gli studi sugli animali sembrano supportare questa ipotesi, poiché, ad esempio, la separazione materna prematura nei ratti porta sia ad ansia che a comportamenti di tipo depressivo legati a cambiamenti significativi nella composizione del microbiota intestinale. 

Si è visto che la storia di traumi infantili si associa a una minore abbondanza relativa di Actinobacteria e Verrucomicrobia e che B. fragilis era inversamente correlato con episodi di disordini familiari ed era protettivo nei confronti del comportamento aggressivo, della reattività emotiva, del comportamento esternalizzante, della tristezza e dell’impulsività. 

È stato suggerito il ruolo degli SCFA come potenziali mediatori delle conseguenze psicopatologiche dei traumi infantili, considerando che i cambiamenti nella diversità del microbiota intestinale a seguito di eventi traumatici precoci potrebbero determinare la riduzione di quelle specie batteriche che producono butirrato. 

Metaboliti del microbiota

I metaboliti prodotti dal microbiota intestinale, come gli acidi grassi a catena corta (SCFA), possono modulare i comportamenti alimentari, attenuando ad esempio la segnalazione del recettore della grelina o inducendo ormoni anoressizzanti. 

Inoltre, la modulazione della neurotrasmissione GABAergica, serotoninergica e dopaminergica indotta dagli SCFA, potrebbero influenzare altre dimensioni psicopatologiche come l’ansia o la depressione, che sono coinvolte nel mantenimento della psicopatologia stessa degli DCA. 

In particolare gli SCFA potrebbero rappresentare un possibile mediatore della relazione tra esperienze avverse della prima infanzia (abuso e abbandono) e psicopatologia nei pazienti con DCA. 

Ansia e depressione: cosa sappiamo sull’acido butirrico

​​È noto il ruolo dell’acido butirrico nella patogenesi dei sintomi sia depressivi che ansiosi. Gli SCFA come l’acido butirrico attraversano la barriera ematoencefalica e sovraregolano diverse espressioni di fattori neurotrofici nell’ippocampo e nella corteccia frontale. 

Quindi gli SCFA regolano ulteriormente l’umore, modulando la neurotrasmissione serotoninergica e dopaminergica. Pertanto viene supportata l’ipotesi che le esperienze traumatiche infantili potrebbero rappresentare un fattore di rischio per la disbiosi intestinale e per una modificazione stabile dei meccanismi responsabili della produzione di SCFA

I traumi precoci potrebbero mettere in discussione la colonizzazione microbica, durante una finestra critica di sviluppo, e si suppone che questa interferenza abbia un impatto sul funzionamento dell’asse HPA. 

Conclusioni

In conclusione, i risultati preliminari dello studio suggeriscono una possibile associazione tra la tassonomia del microbioma e un cluster specifico di variabili cliniche, indicando il butirrato come potenziale mediatore di questo supporto biologico. 

Nel complesso, i risultati sembravano essere coerenti con le osservazioni cliniche, poiché è stato descritto che i pazienti con storia di traumi infantili rappresentano una popolazione distinta rispetto ad altri pazienti con DCA. 

Una migliore caratterizzazione di questi pazienti potrebbe consentire di valutare nuovi interventi terapeutici. Pertanto, il chiarimento del ruolo del microbioma nei DCA potrebbe aprire la strada alla manipolazione del microbiota intestinale stimolando un meccanismo di alimentazione incrociata o anche mediante trapianto fecale, e all’integrazione probiotica con composti simili al butirrico.

Redazione

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