È stato già dimostrato che i bambini nati con taglio cesareo e quelli nati con parto vaginale hanno un microbiota intestinale diverso. Di recente, uno studio ha mostrato che questa differenza può essere spiegata dalla modalità di parto piuttosto che dall’esposizione al canale del parto durante il travaglio.
I dati ottenuti, pubblicati su Cell Reports Medicine, suggeriscono che la colonizzazione materna dell’intestino del neonato non è un trasferimento diretto della comunità microbica vaginale materna. «I nostri risultati dimostrano la complessità della creazione di una comunità microbica e la mancanza di comprensione di come la cura ostetrica influenzi la salute dei bambini» spiegano i ricercatori.
I neonati hanno una comunità microbica intestinale semplice e acquisiscono un microbiota più complesso, simile a quello degli adulti, nei primi tre anni di vita.
La modalità di parto è uno dei fattori più significativi tra quelli in grado di influenzare la composizione del microbiota durante il primo anno di vita.
Rispetto ai bambini nati con parto vaginale, quelli nati con taglio cesareo hanno una gamma ridotta di specie batteriche nel loro microbiota e una minore abbondanza di Bacteroides. Ma le cause alla base di queste differenze sono ancora poco chiare.
Per studiare come avviene l’acquisizione dei microbi intestinali nei neonati subito dopo la nascita, Moran Yassour della Hebrew University of Jerusalem (Israele) e i suoi colleghi hanno raccolto campioni da 75 madri e dai loro neonati.
Parto cesareo Vs parto vaginale
I ricercatori hanno arruolato nello studio 40 bambini nati per via vaginale, 19 bambini nati con taglio cesareo programmato e 16 bambini nati con taglio cesareo d’urgenza. I bambini nati con taglio cesareo d’urgenza sono esposti al microbiota vaginale materno nel canale del parto, anche se poi nascono con taglio cesareo.
Il team di ricercatori ha raccolto campioni rettali e vaginali dalle madri meno di un giorno prima del parto e campioni giornalieri di feci dai neonati nei primi quattro giorni di vita. Un ulteriore campione di feci è stato raccolto a casa a due settimane dalla nascita.
Più del 90% dei bambini di entrambi i gruppi nati con taglio cesareo presentano livelli rilevabili di specie Bacteroides intestinali durante la prima settimana di vita.
Ma a due settimane di età, questi bambini avevano molte meno probabilità di essere colonizzati da Bacteroides rispetto a quelli nati per via vaginale, nonostante il gruppo dei bambini nati con taglio cesareo d’urgenza fosse stato esposto al microbiota vaginale durante il travaglio.
Competizione batterica nel neonato
I ricercatori hanno ipotizzato che la riduzione di Bacteroides a due settimane di età nei bambini nati con taglio cesareo potrebbe essere dovuta alla competizione batterica all’interno dell’intestino del bambino.
Per rispondere a questa domanda, sono stati confrontati campioni di feci di neonati nati con taglio cesareo con quelli di bambini nati per via vaginale. I ricercatori hanno così riscontrato una maggiore abbondanza di batteri Streptococcus e Haemophilus nei bambini nati con taglio cesareo, appena prima del calo dei livelli di Bacteroides.
Al contrario, i bambini con colonizzazione persistente di Bacteroides avevano livelli più bassi di Streptococcus, ma non di Haemophilus.
«Questi risultati sembrano suggerire che la competizione tra Streptococcus e Bacteroides nella prima infanzia rappresenta uno dei fattori che contribuisce alla perdita di Bacteroides nella seconda settimana di vita», affermano i ricercatori.
Il team di studiosi ha anche osservato che tutti i bambini nati per via vaginale presentano almeno un ceppo microbico che corrisponde a quelli della madre rispetto al 25% dei bambini nati con taglio cesareo.
Tuttavia, i bambini partoriti per via vaginale presentano batteri intestinali che corrispondono ai microbi materni rettali piuttosto che vaginali.
Conclusioni
I risultati suggeriscono che la modalità di parto, e non l’esposizione al canale del parto, ha una forte influenza sulla composizione del microbiota infantile immediatamente dopo la nascita.
«Conoscere la composizione delle prime comunità microbiche e dei loro determinanti è una componente importante della progettazione di interventi relativi al microbioma per migliorare la salute dei bambini» concludono i ricercatori.