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Microbiota intestinale: ruolo sempre più centrale nella gestione del peso

Specifici batteri intestinali e/o metaboliti potrebbero essere responsabili delle risposte differenziali alla gestione del peso.
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Microbiota intestinale: ruolo sempre più centrale nella gestione del peso

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Stato dell’arte
Il microbiota intestinale ha un impatto diretto sia sulla digestione del cibo, sia sul peso corporeo influenzando l’appetito, il metabolismo, la secrezione di ormoni, il metabolismo degli acidi biliari e l’ambiente intestinale, Inoltre, negli individui obesi è stata osservata un’alterazione della sua composizione.

Cosa aggiunge questa ricerca
Diversi componenti della dieta, come grassi e proteine, influenzano il microbiota intestinale e, in ultima analisi, influiscono sul metabolismo energetico dell’ospite attraverso specifici prodotti microbici. Tuttavia, finora nessun batterio può consentire di prevedere lo sviluppo dell’obesità o la perdita di peso.

Conclusioni
Molti metaboliti prodotti e/o modificati dal microbiota intestinale possono essere utilizzati come bersagli farmacologici. In futuro saranno necessarie ulteriori ricerche per sviluppare approcci personalizzati di modulazione del microbiota intestinale.

Una recente revisione della letteratura pubblicata su Nature e firmata da Patrice Cani e Matthias Van Hul, entrambi della Université catholique de Louvain, in Belgio, riporta i progressi compiuti nella comprensione di come la composizione del microbiota intestinale sia coinvolta nell’obesità. 

In particolare evidenzia come specifici batteri intestinali e/o metaboliti potrebbero essere responsabili delle risposte differenziali alla gestione del peso

Attenzione è data anche a regimi alimentari specifici che possono influenzare la gestione del peso agendo sul microbiota. 

Dieta, microbiota e sovrappeso

La dieta è il fattore principale in grado di modellare la composizione del microbiota intestinale e i grassi e le proteine sono tra i nutrienti capaci di influenzare la ricchezza e la diversità del microbiota. 

Uno studio approfondito di Francesco Suriano e colleghi ha dimostrato che il grasso alimentare è il principale determinante dell’adiposità corporea nei topi e che una dieta ricca di grassi è correlata a una minore abbondanza di batteri simili a Bacteroides e a un aumento del rischio di obesità

Le diete contenenti acidi grassi omega-3 sono protettive contro l’obesità e altri disturbi metabolici, grazie a un numero maggiore di batteri appartenenti ai generi Bifidobacterium e Lactobacillus e a livelli più elevati di Akkermansia muciniphila. Le diete ad alto contenuto proteico sono generalmente suggerite per la perdita di peso, ma la qualità delle proteine consumate sembra influenzare il microbiota intestinale. 

Uno studio recente ha rivelato come una tipica dieta occidentale porti all’aumento di peso e all’insulino-resistenza nei topi, a causa della produzione microbica di acidi grassi a catena ramificata. Poiché l’assunzione di proteine nella dieta è uno dei tanti fattori che influenzano la dinamica ospite-microbioma, sono necessarie ricerche future per comprendere gli effetti interattivi di proteine, carboidrati e profili lipidici sulla perdita di peso. 

In che modo il microbiota è implicato nel controllo del peso

Il microbiota intestinale regola il metabolismo dell’ospite e il peso corporeo attraverso l’alterazione dell’assorbimento delle calorie e la produzione o la modulazione di composti che influenzano le vie metaboliche, come gli acidi grassi a catena corta (SCFA) (in particolare il propionato). 

Il loro aumento può prevenire l’aumento di peso e regolare l’appetito negli adulti in sovrappeso, suggerendo che l’aumento della produzione di SCFA può essere un modo efficace per prevenire l’obesità

Altri importanti regolatori del metabolismo sono gli acidi biliari, che sembrano in grado di svolgere un ruolo nei cambiamenti del dispendio energetico negli individui obesi

È possibile dimagrire modulando il microbiota?

L’aumento dei tassi di obesità osservato negli ultimi decenni è principalmente legato a uno stile di vita sedentario e al consumo di alimenti ad alto contenuto calorico. Tuttavia, l’approccio tradizionale alla perdita di peso attraverso una dieta a basso contenuto calorico e l’esercizio fisico è spesso impegnativo. 

Poiché la composizione del microbiota intestinale può svolgere un ruolo nella variabilità delle risposte di perdita di peso agli interventi dietetici, sono attualmente allo studio vari approcci per la gestione del peso, inclusa l’alterazione della composizione del microbiota intestinale per migliori risultati in termini di salute. 

Nel 2020, Qi Yan Ang e colleghi del Genome Institute of Singapore hanno condotto uno studio su uomini adulti con sovrappeso od obesità a cui è stata somministrata una dieta standard o una dieta chetogenica per 4 settimane. 

Il passaggio da una dieta all’altra porta a cambiamenti nell’abbondanza di Actinobacteria, Bacteroidetes e Firmicutes. I bifidobatteri sono diminuiti maggiormente con la dieta chetogenica; questi cambiamenti sono stati guidati dalla restrizione dei carboidrati, piuttosto che da un’elevata assunzione di grassi. 

Sono stati inoltre dimostrati i benefici della dieta mediterranea (MedDiet) sui disturbi metabolici legati all’obesità. È stato condotto uno studio controllato randomizzato su individui sani con sovrappeso od obesità che sono stati assegnati a una MedDiet personalizzata che ha aumentato l’apporto di fibre e acidi grassi polinsaturi e ha ridotto quelli saturi. 

Lo studio ha mostrato cambiamenti nella composizione del microbiota intestinale, con livelli maggiori di Faecalibacterium prausnitzii, Roseburia e minori di Ruminococcus gnavus e Ruminococcus nel gruppo MedDiet rispetto al gruppo di controllo. 

I partecipanti con insulino-resistenza ridotta avevano livelli maggiori di Bacteriodes uniformis e Bacteroides vulgatus e minori di Prevotella copri al basale. Tutti questi effetti sono stati osservati indipendentemente dall’apporto energetico, sottolineando l’importanza del tipo di nutrienti piuttosto che del loro contenuto calorico.

Una strategia alimentare sempre più diffusa è il digiuno intermittente. Studi su soggetti musulmani durante il Ramadan hanno mostrato un aumento dei batteri intestinali benefici, della ricchezza e della diversità microbica, nonché dei livelli di butirrato. 

Diversi studi hanno anche dimostrato che il digiuno intermittente ha portato a una perdita di peso dello 0,813% in individui sovrappeso od obesi per un periodo da 2 settimane a 1 anno senza effetti avversi. Tuttavia, dal momento che sono stati ottenuti risultati controversi, saranno necessarie ulteriori ricerche per comprendere il ruolo di questo regime alimentare nella perdita di peso e i potenziali meccanismi che coinvolgono il microbiota intestinale. 

Una recente analisi post-hoc ha rilevato che gli individui caratterizzati da un elevato rapporto Prevotella-Bacteroides (P:B) perdono più peso con diete ricche di fibre alimentari rispetto agli individui con bassa abbondanza di Prevotella (basso rapporto P:B), a causa di interazioni tra la dieta e l’efficacia della raccolta di energia da parte del microbiota. 

Poiché il successo di diete diverse in soggetti diversi è soggettivo, regimi dietetici personalizzati possono offrire strategie di gestione dell’obesità più efficaci. 

È stato dimostrato che il microbiota intestinale può aiutare a prevedere i livelli individuali di glicemia postprandiale e che i profili microbici intestinali potrebbero essere utilizzati per progettare interventi dietetici personalizzati per migliorare i livelli di glucosio postprandiale e i relativi problemi metabolici. 

Chirurgia bariatrica

La perdita di peso è un obiettivo difficile da raggiungere e mantenere a causa della graduale diminuzione del metabolismo basale che porta al recupero del peso. Una delle opzioni migliori e più durature per ottenere una sostanziale perdita di peso è la chirurgia bariatrica, che provoca cambiamenti significativi nella composizione del microbiota intestinale e contribuisce alla perdita di peso e al miglioramento metabolico

Una recente ricerca condotta su topi colonizzati con campioni di feci di pazienti raccolti prima e dopo la chirurgia bariatrica, ha dimostrato che alcuni microrganismi intestinali potrebbero migliorare la tolleranza al glucosio, indipendentemente dalle variazioni della massa grassa, controllando l’assorbimento intestinale del glucosio. 

È interessante notare che il microbiota intestinale prima dell’intervento chirurgico è risultato correlato ai risultati dell’intervento, spiegando potenzialmente le differenze di risposta tra gli individui e offrendo il potenziale per prevedere i risultati. 

Dato l’evidente legame tra microbiota intestinale e obesità, il trapianto di microbiota fecale (FMT), che sostituisce il microbiota intestinale dei pazienti obesi con quello di donatori magri e sani, è considerato una possibile strategia di trattamento per l’obesità e la sindrome metabolica. 

Conclusioni 

In conclusione, è chiaro che il microbiota intestinale svolge un ruolo significativo nello sviluppo dei disordini metabolici e dell’obesità, sebbene non sia stato dimostrato che uno specifico microbo possa causare lo sviluppo di obesità o renda difficile la perdita di peso. 

Il ripristino della diversità e della normale funzione del microbiota intestinale è fondamentale per mantenere il normale metabolismo e l’omeostasi. Ciò può essere ottenuto attraverso interventi dietetici e l’assunzione di prebiotici, probiotici e farmaci. 

Tuttavia, sono necessarie ulteriori ricerche per sviluppare raccomandazioni personalizzate per una modulazione efficace del microbiota intestinale.

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