Le statine sono farmaci comunemente prescritti per ridurre i livelli di colesterolo, ma il loro uso è talvolta associato a effetti avversi, incluso un aumento del rischio di sviluppare diabete.
Una nuova ricerca suggerisce che risposte diverse alle statine possono essere spiegate da una variazione nella composizione del microbiota umano.
I risultati, pubblicati sulla rivista Med, potrebbero quindi aiutare a sviluppare trattamenti personalizzati.
Statine e colesterolo
Le statine sono utilizzate dal 30% degli adulti negli Stati Uniti e in Europa per ridurre il colesterolo ematico prevenire le malattie cardiovascolari.
Precedenti studi hanno dimostrato che i batteri intestinali possono metabolizzare le statine, ma non è ancora chiaro come il microbiota contribuisca agli effetti del farmaco.
Per colmare questa lacuna di conoscenza, i ricercatori guidati da Noa Rappaport, Andrew Magis e Sean Gibbons dell’Institute for Systems Biology di Seattle hanno analizzato campioni di feci e sangue di oltre 2.800 persone, il 22% delle quali era in trattamento con statine.
Firme batterica e risposte terapeutica
Le statine agiscono inibendo un enzima chiave che produce il colesterolo chiamato beta-3-idrossi-3-metilglutaril (HMG) coenzima-A reduttasi, il cui substrato è l’HMG.
I livelli plasmatici di HMG sono risultati più elevati negli utilizzatori di statine, in particolare in quelli con livelli di colesterolo più bassi. Ciò suggerisce che i livelli plasmatici di HMG siano indicativi dell’efficacia delle statine.
L’uso di statine è risultato anche associato a lievi cambiamenti nel microbiota intestinale: gli utilizzatori di statine con livelli plasmatici elevati di HMG avevano un microbiota meno diversificato rispetto a quelli con bassi livelli plasmatici di HMG.
Analizzando ulteriormente il microbiota dei soggetti che assumono statine, i ricercatori hanno identificato firme batteriche predittive dell’efficacia del farmaco e dell’entità dei suoi effetti avversi.
Bacteroides e Ruminococcaceae aumentano efficacia delle statine
Il team ha scoperto che un microbiota meno diversificato con livelli aumentati di Bacteroides è associato a una maggiore efficacia delle statine nell’abbassare il colesterolo, ma anche a una maggiore alterazione dei livelli di zucchero nel sangue.
Le persone con un microbiota intestinale ricco di Ruminococcaceae hanno avuto invece una forte risposta ipocolesterolemizzante alle statine e sono risultate protette dagli effetti avversi del farmaco.
I ricercatori hanno anche scoperto che la variabilità nella risposta alle statine indotta dalla composizione del microbiota era indipendente dalla variabilità indotta dall’impronta genetica degli individui.
Conclusioni
«Il genoma e il microbioma, insieme, sembrano fornire un quadro più completo e complementare delle risposte farmacologiche personalizzate» afferma l’autore dello studio Tomasz Wilmanski.
In futuro i ricercatori hanno in programma di condurre una sperimentazione clinica per valutare se le persone che si sottopongono a un trattamento personalizzato hanno esiti migliori rispetto a coloro che ricevono un trattamento standard con statine.