La composizione del microbiota intestinale può variare a seconda della dieta e dello stile di vita, ma finora sono stati condotti studi quasi esclusivamente sulle popolazioni che vivono in contesti industrializzati e occidentali.
Di recente, un gruppo di ricercatori ha identificato più di mille nuove specie microbiche nei membri di una comunità di cacciatori-raccoglitori in Tanzania.
Lo studio, pubblicato su Cell, mostra anche che le persone di questa comunità hanno un microbiota intestinale più diversificato rispetto ad altre popolazioni.
I risultati forniscono anche informazioni su come lo stile di vita industrializzato abbia influenzato la composizione del microbiota intestinale umano.
Le popolazioni che vivono nei Paesi occidentali e industrializzati presentano una bassa diversità del microbiota probabilmente a causa dell’uso di antibiotici, di una dieta ricca di alimenti trasformati e del ridotto contatto fisico con gli animali e il suolo.
Inoltre, è stato osservato che i microbioti antichi somigliano più a quelli delle popolazioni moderne e non industrializzate piuttosto che a quelli delle popolazioni industrializzate.
Il microbiota intestinale degli Hadza, cacciatori-raccoglitori della Tanzania
«Tuttavia, i recenti sforzi per creare database completi di genomi e geni associati all’intestino hanno dimostrato che le popolazioni con stili di vita non industriali non sono state sequenziate in modo sufficiente per catturare l’entità della diversità del microbioma»., affermano gli autori dello studio.
Il team, guidato da Matthew Carter della Stanford University School of Medicine, ha raccolto e analizzato campioni di feci di 167 membri del popolo Hadza – una popolazione di cacciatori-raccoglitori nel nord della Tanzania – tra il 2013 e il 2014. A titolo di confronto, il team ha analizzato il microbiota intestinale di 12 persone in California e 56 nepalesi provenienti da comunità raccoglitrici e agricole.
Mille nuovi microrganismi
I ricercatori hanno sequenziato più di 90.000 genomi di microbi presenti nell’intestino umano, inclusi batteri, virus e archaea. Più di 1.000 sequenze genomiche recuperate dai campioni Hadza non erano mai state registrate in precedenza.
Dai dati raccolti è emerso che, rispetto agli individui di altre comunità, gli Hadza tendono ad avere microbi intestinali più diversificati: la popolazione Hadza avevano in media 730 specie batteriche intestinali, gli abitanti della California solo 277, una popolazione di raccoglitori nepalesi 317 e quelle degli agrari nepalesi 436 specie.
I ricercatori hanno scoperto che il microbiota intestinale delle popolazioni occidentali spesso conteneva geni coinvolti nello stress ossidativo, probabilmente a causa dell’adattamento di questi microbiota all’infiammazione cronica.
Microbiota diversificato
Il popolo Hadza ha alti livelli di batteri intestinali chiamati Spirochaetota, di cui la specie più diffusa è Treponema succinifaciens.
Questo microbo è stato precedentemente associato a uno stile di vita non industrializzato e a microbioti antichi.
Quando i ricercatori hanno analizzato il microbiota nepalese, hanno trovato T. succinifaciens solo in alcuni campioni. Il microbo non era presente nei campioni prelevati dagli abitanti della California.
Questo risultato suggerisce che man mano che le società diventano più industrializzate, i microbi intestinali si adattano al cambiamento dell’ambiente intestinale.
«I nostri risultati mostrano che le differenze tra microbiomi industrializzati e non industrializzati vanno ben oltre la semplice appartenenza e diversità tassonomica», affermano gli autori. «Questi risultati hanno implicazioni sostanziali su come il microbioma può essere studiato per migliorare la salute delle popolazioni sia industrializzate che non».