Il trasferimento di batteri intestinali tra individui, noto come trapianto di microbiota fecale, è stato usato per trattare pazienti con infezioni intestinali causate dal batterio Clostridioides difficile (C. diff). Ma i dati sull’efficacia e la sicurezza dei trapianti di microbiota fecale sono ancora limitati. Di recente, il più grande studio condotto nel Regno Unito sul trapianto di microbiota fecale mostra che questa procedura è efficace in pazienti con infezione da C. diff.
In combinazione con le linee guida pubblicate e le prove esistenti, i risultati di questa ricerca, pubblicata su EClinical Medicine, potrebbero quindi consentire di ampliare l’offerta di servizi di trapianto di microbiota autorizzati.
«Il nostro studio ha dimostrato con successo i benefici di questo trattamento in pazienti con infezioni ricorrenti da C. diff», afferma l’autore principale dello studio, Victoria McCune, ricercatrice clinica all’Università di Birmingham. «Il nostro approccio standardizzato alla realizzazione di trapianto di microbiota fecale migliorerà la qualità e la sicurezza di questo trattamento per molti pazienti».
Preparazione del trapianto fecale
In primo luogo, Victoria McCune e i suoi colleghi hanno esaminato donatori sani anonimi attraverso la valutazione del loro stato di salute e test microbiologici delle feci. Quindi, i ricercatori hanno preparato campioni di microbiota fecale per l’uso immediato o lo stoccaggio congelato, seguendo un protocollo conforme alle Good Manufacturing Practice.
Da marzo 2013 a settembre 2016, 124 pazienti sono stati trattati con trapianto di microbiota fecale fresco o congelato. Nella maggior parte dei casi il trapianto di microbiota fecale è stato eseguito mediante un sondino naso-gastrico.
Trattare l’infezione da C. difficile
I pazienti sono stati monitorati per 90 giorni dopo il trapianto attraverso le cartelle cliniche, i dati di laboratorio e questionari telefonici. Nel 78% dei casi, i sintomi di infezione da C. diff, come la diarrea, sono scomparsi e non sono tornati dopo 90 giorni. 19 pazienti non hanno invece risposto al settimo giorno dopo il trapianto di microbiota fecale, mentre sei hanno ricevuto un secondo trapianto di microbiota fecale a causa della recidiva della malattia.
Tre mesi dopo il trapianto, 78 pazienti erano ancora vivi. Gli effetti collaterali minori della procedura sono stati costipazione, gonfiore, flatulenza e dolore addominale. In due casi si è verificata un’infezione del sangue entro 24 ore dopo il trapianto; entrambi i pazienti si sono ripresi dopo il trattamento antibiotico.
Lo sviluppo di un servizio autorizzato di trapianto di microbiota fecale presso la University of Birmingham consentirà un accesso più esteso ed equo a questo trattamento nel sistema sanitario nazionale (NHS, National Health Service) del Regno Unito. In questo modo si potrà trattare non solo l’infezione da C. diff, ma anche la colite ulcerosa, le malattie infiammatorie croniche intestinali e altre condizioni associate al microbiota intestinale.
«Questo studio ha trasformato una tipologia non regolamentata e potenzialmente pericolosa di trapianto fecale in un servizio nazionale in grado di fornire un trattamento salvavita rapido e sicuro per una malattia grave che colpisce migliaia di pazienti nel Regno Unito», afferma Peter Hawkey, co-autore dello studio.