Il diabete gestazionale più che sulle caratteristiche batteriche per sé, potrebbe influire negativamente sull’efficacia della dieta mirata alla rimodulazione del microbioma intestinale in donne sovrappeso-obese. Lo conclude lo studio di Kati Mokkala e colleghi della University of Turku (Finlandia), pubblicato su BMJ.
Gravidanza, diabete gestazionale e microbiota
Sono in continua crescita le evidenze che dimostrano come il microbiota intestinale sia implicato nella nostra salute metabolica e di come durante la gravidanza possa influire anche su quella del nascituro.
In tale periodo, l’insorgenza del diabete gestazionale (GMD), per il quale non sono ancora disponibili mezzi di prevenzione efficaci, è relativamente frequente. Una modifica mirata del microbioma potrebbe essere una strategia sebbene gli studi siano ancora preliminari.
Gli approcci analitici ora disponibili ci permettono però una conoscenza più dettagliata delle relazioni in gioco. A tal proposito, i ricercatori hanno analizzato le interazioni tra microbiota ed eventuale diabete gestazionale (sviluppo precoce o ritardato) in 270 gestanti sovrappeso-obese.
A ciò è stato aggiunta la valutazione degli eventuali benefici del supplemento di probiotici (Bifidobacterium animalis ssp lactis 420) e/o acidi grassi polinsaturi a lunga catena (LC-PUFA) contenuti nell’olio di pesce nel modificare la composizione batterica.
Lo studio su donne sovrappeso-obese in gravidanza
Gestanti senza diabete gestazionale e supplementi sono state considerate come controlli nelle due condizioni. Ecco cosa ne è emerso:
- analizzando la composizione batterica fecale del gruppo a precoce o ritardato sviluppo di GMD, Bacteroidetes (56,9% vs 57,6% rispettivamente) è risultato il phylum predominante seguito da Firmicutes (37,9% vs 36,5%), Proteobacteria (2,5% vs 2,7%), Actinobacteria (1,7% vs 2,1%) e Verrucomicrobia (0,93% vs 1,3%)
- nonostante alcune variazioni di espressione, andando poi a investigare la relazione microbiota-GMD non è emersa alcuna relazione significativa tra alcuna singola specie batterica e periodo di sviluppo del disordine metabolico. Analoga anche la diversità e ricchezza batterica tra le gestanti come del resto il rapporto tra Firmicutes e Bacteroidetes
- andamento analogo se comparato il gruppo con e senza GMD. Nessuna differenza significativa è infatti risultata dal confronto delle singole specie batteriche. Un rapporto più elevato di Firmicutes e Bacteroidetes è tuttavia emerso nel gruppo con GMD
Considerando però le caratteristiche generali, l’evoluzione del microbiota intestinale durante la gravidanza è risultato influenzato dalla presenza di GMD e dell’intervento dietetico. In particolare:
- nel gruppo controllo (senza GMD) a prescindere dal supplemento, 22 specie batteriche hanno cambiato la loro abbondanza durante la gravidanza. Di contro, solo Roseburia hominis ha mostrato alterazioni nel gruppo con GMD ritardato
- confrontando i cambiamenti in base alla dieta, Bifidobacterium animalis ha mostrato un incremento nel gruppo trattato con olio di pesce e probiotici; Bacteroides ovatus ha invece mostrato decremento nel gruppo con soli probiotici. Ancora nessuna associazione con lo stato e il periodo di insorgenza di GMD
- nel gruppo senza GMD, il rapporto Firmicutes/Bacteroidetes ha mostrato un decremento rispetto a quello con sviluppo tardivo. Di contro, un incremento è stato registrato nel gruppo a precoce sviluppo di GMD
- differenze di diversità e ricchezza batterica tra il gruppo controllo e quello con GMD tardivo
- nessuna alterazione significativa di comunità batterica nel gruppo GMD tardivo in base ai supplementi dietetici
Concentrandosi poi sui gruppi controllo e con diabete gestazionale, confrontando gli effetti del supplemento dietetico si è visto come la dieta potrebbe modificare il microbioma intestinale in maniera diversa in base alla presenza o meno del disordine metabolico. Infatti:
- I maggiori cambiamenti sono stati osservati nel gruppo con GMD tardivo con l’intervento combinato di olio di pesce e probiotici, con un decremento di Veillonella parvula, un Veillonella non classificato e Haemophilus parainfluenzae contrapposto a un aumento di B. animalis. Inoltre, l’abbondanza di Ruminococcus obeum, Sutterella wadsworthensis, Subdoligralunum non classificatoe Pseudoflavonifractor capillosus è risultata più elevata in donne con GMD (tardivo soprattutto) rispetto ai controlli
- nel gruppo controllo si è osservato un altrettanto incremento di B. animalis, ma un decremento anche di V. parvula ed Eubacterium oltre a H. parainfluenzae e Veillonella non classificato
- nel gruppo con solo supplemento di olio di pesce si è mostrata una diminuzione (non significativa) di poche specie se confrontiamo il gruppo controllo e con GMD. Significativa in questo gruppo invece la riduzione del rapporto Firmicutes/Bacteroidetes nel sottogruppo controllo
- nel gruppo probiotici cambiamenti di varie specie sono state registrate in generale, non però correlate allo stato di GMD
- nessuna differenza è emersa nella comunità batterica tra GMD precoce e tardivo nei diversi gruppi di intervento. Un decremento di diversità e ricchezza si è però registrata in quello placebo con GMD tardivo
- significativa la differenza nel rapporto Firmicutes/Bacteroidetes tra il gruppo con GMD e quello controllo, ma solo con l’intervento dietetico combinato
- la ricchezza e diversità batterica sono risultate maggiori in donne con GMD tardivo rispetto ai controlli nel gruppo placebo (no supplemento)
Passando infine alla funzionalità batterica:
- nessuna correlazione significativa è emersa tra la funzionalità del microbioma e lo status di GMD confermando come la componente batterica non sia attivamente coinvolta nello sviluppo di GMD
- un’interazione tra condizione di GMD e intervento si è però mostrata nel gruppo controllo (no GMD) trattato con olio e probiotici, con un decremento di attività durante la gravidanza principalmente correlate al metabolismo lipidico ed energetico
Conclusioni
Per concludere, dunque, il microbioma non sembrerebbe essere coinvolto con lo sviluppo e il decorso del diabete gestazionale in donne sovrappeso-obese. La sua presenza o meno potrebbe però alterare la responsività batterica agli interventi dietetici, qui dimostrata tuttavia solo in assenza di diabete gestazionale. Ulteriori approfondimenti sono quindi necessari.