La composizione del microbioma intestinale varia a seconda del livello di assunzione di vitamina D e della concentrazione della sua forma biologicamente attiva, la 25-idrossi vitamina D (25(OH)D).
A dimostrarlo sono i ricercatori dell’Università di San Paolo, in Brasile, che hanno condotto uno studio su 150 individui sani, suddivisi in 3 gruppi in base ai livelli di vitamina D e di 25(OH)D.
Dei partecipanti allo studio sono stati analizzati anche il profilo infiammatorio e la composizione del microbioma intestinale, visto il ruolo giocato da questa vitamina nel modulare il sistema immunitario proprio a livello enterico.
Secondo alcuni studi, una sua carenza sarebbe in grado di deteriorare la parte intestinale, favorendo la traslocazione di endotossine nel torrente circolatorio e lo sviluppo di uno stato infiammatorio sistemico.
Inoltre, è stato ipotizzato che la relazione fra la vitamina D e alcune patologie metaboliche possa essere mediato dalla composizione della popolazione batterica intestinale.
I ricercatori brasiliani hanno quindi deciso di verificare se l’ipotetico legame fra i livelli di questa vitamina e il microbioma dipenda da uno stato infiammatorio di basso grado.
Vitamina D, sistema immunitario e microbiota: cosa emerge dallo studio
Dai dati, pubblicati sulla rivista Metabolism, risulta che la concentrazione di lipopolisaccaride (LPS) aumenta in concomitanza con la riduzione di 25(OH)D.
L’analisi di campioni di feci ha poi dimostrato che il gruppo di soggetti con maggiori livelli di vitamina D è caratterizzato dall’abbondanza di alcuni ceppi batterici, come per esempio Prevotella, e dalla scarsità di altri, tra cui i gram-negativi Haemophilus e Veillonella.
I ricercatori hanno rilevato anche un’associazione inversa fra i livelli di 25(OH)D e la concentrazione di due proteine coinvolte nel processo di infiammazione (E-selectina e proteina c-reattiva), risultato che suggerisce un’azione antinfiammatoria della vitamina D anche in soggetti sani.
Basandosi sui dati ottenuti, i ricercatori hanno quindi concluso che la capacità della vitamina D di modulare l’attività del sistema immunitario a livello intestinale può influenzare la composizione del microbioma.
Il suo ruolo nel mantenimento dell’omeostasi immunitaria sembrerebbe quindi dipendere, almeno in parte, dall’interazione con i batteri intestinali.
L’infiammazione sembra invece mediare questa associazione solo marginalmente, dal momento che, una volta inseriti nell’analisi anche i marker infiammatori, la significatività statistica rilevata fra vitamina D e microbioma tende ad attenuarsi.