Alcuni studi recenti hanno dimostrato nei topi che l’attivazione batterica dei linfociti T helper 17 (Th17) può peggiorare condizioni come l’artrite. Inoltre, nell’uomo è stato osservato che specifici componenti del microbiota intestinale attivano questi linfociti e sono presenti ad alti livelli nelle persone con malattie autoimmuni, tra cui l’artrite reumatoide, le malattie infiammatorie intestinali e la sclerosi multipla.
Questa nuova ricerca ha rivelato che il microbo intestinale umano Eggerthella lenta attiva i linfociti Th17 e peggiora la colite nei topi.
I risultati, pubblicati su Cell Host & Microbe, supportano quindi l’ipotesi che i batteri intestinali possano indurre lo sviluppo di alcune condizioni autoimmuni.
«I nostri dati consentono di aggiungere E. lenta al crescente elenco di microrganismi immunomodulatori rilevanti per le malattie infiammatorie intestinali e sottolineano l’importanza di considerare l’impatto del metabolismo microbico specifico per i singoli ceppi sulla risposta immunitaria e sui meccanismi autoimmunitari», affermano i ricercatori.
Eggerthella lenta attiva le cellule Th17
I ricercatori, guidati da Peter Turnbaugh della University of California di San Francisco, hanno scoperto che E. lenta promuove l’attività delle cellule Th17, in presenza o assenza del microbiota intestinale, potenziando l’inibizione del fattore di trascrizione Th17 Rorγt attraverso meccanismi indipendenti dalle cellule e dall’antigene.
«I dati ottenuti potrebbero spiegare l’associazione tra questa specie batterica e stimoli antigenici distinti osservata in diverse malattie autoimmuni», affermano i ricercatori.
Ulteriori esperimenti hanno mostrato che E. lenta peggiora la colite nei topi, un fenomeno probabilmente dovuto all’enzima glicoside reduttasi 2, o Cgr2, che sembra essere sufficiente per indurre la sintesi di una citochina pro-infiammatoria prodotta dalle cellule Th17 in risposta alla loro stimolazione.
IBD e sistema immunitario
Successivamente, i ricercatori hanno analizzato campioni di feci ottenuti da 100 persone sane e 105 pazienti con malattie infiammatorie intestinali (IBD), scoprendo che i livelli di E. lenta sono più alti in questi ultimi.
«Questi dati confermano l’associazione tra E. lenta e diverse malattie autoimmuni osservata in studi precedenti», affermano gli autori dello studio.
Inoltre, è stato dimostrato che i livelli di Cgr2 tendono ad essere più alti negli individui con colite ulcerosa, morbo di Crohn e artrite reumatoide rispetto alle persone sane e che l’abbondanza è maggiore nei pazienti con forme più gravi di colite ulcerosa.
«Questi risultati forniscono una base per dimostrare nell’uomo la rilevanza traslazionale di questo specifico gene batterico nelle reazioni autoimmunitarie», spiegano gli studiosi.
I ricercatori hanno quindi cercato di identificare una strategia non invasiva per bloccare l’attività del batterio senza alterare il microbiota intestinale.
Hanno così scoperto che l’arginina di origine alimentare potrebbe inibire l’attivazione dei linfociti Th17 e l’induzione della colite da parte di E. lenta.
Conclusioni
Questi risultati forniscono nuovi dati sui meccanismi attraverso i quali l’alimentazione può avere un impatto sui metaboliti di origine microbica che influenzano il sistema immunitario, supportando ulteriormente l’ipotesi che attraverso la dieta sia possibile influenzare l’immunomodulazione microbica.