La malattia di Parkinson, una patologia neurodegenerativa che colpisce il movimento, di solito si manifesta inizialmente con problemi gastrointestinali che precedono i sintomi motori. Di recente, un gruppo di ricercatori ha scoperto che i metaboliti microbici potrebbero svolgere un ruolo nello sviluppo delle complicanze gastrointestinali associate al disturbo.
I risultati, pubblicati su Cell Reports, potrebbero quindi aiutare a scoprire il ruolo svolto dai microbi intestinali e dai loro metaboliti nei disturbi associati al morbo di Parkinson.
Diversi studi hanno identificato alterazioni del microbiota intestinale in individui con malattia di Parkinson, ma rimane da chiarire se i batteri intestinali possano influenzare lo sviluppo o il decorso dei sintomi gastrointestinali.
Per scoprirlo, i ricercatori guidati da Adil Mardinoglu e Saeed Shoaie del King’s College di Londra e del Science for Life Laboratory di Stoccolma hanno analizzato il microbiota intestinale di 31 persone con malattia di Parkinson e 28 individui sani.
Le alterazioni del microbiota nel Parkinson
Rispetto ai controlli, il microbiota intestinale degli individui con malattia di Parkinson è risultato caratterizzato da una maggiore abbondanza di batteri tra cui Akkermansia muciniphila, Alistipes shahii, Alistipes obesi, Alistipes ihumii e Candidatus gastranaerophilales. Altri batteri, tra cui le specie Prevotella, Lactobacillus e Streptococcus, nonché Clostridium saccharolyticum, Desulfibrio piger, Roseburia intestinalis e Faecalibacterium prausnitzii, sono risultati ridotti rispetto ai controlli.
R. intestinalis e F. prausnitzii sono noti per produrre butirrato, una molecola che è stata associata a esiti positivi per la salute.
I cambiamenti nella composizione del microbiota intestinale osservati nelle persone con malattia di Parkinson sono risultati associati alla gravità della malattia, ai problemi gastrointestinali e all’età dei pazienti.
Ad esempio, l’abbondanza di Escherichia coli è aumentata con l’età ed è stata associata alla gravità della malattia e alla disfunzione gastrointestinale; Erysipelatoclostridium e Victivallis vadensis sono risultati correlati alla gravità della malattia e all’età degli individui con malattia di Parkinson.
Variazioni metaboliche intestinali
Ulteriori analisi hanno rivelato che i microbi presenti nell’intestino degli individui con malattia di Parkinson sono maggiormente in grado di degradare la mucina e i glicani dell’ospite rispetto ai batteri intestinali degli individui di controllo.
Ad esempio, l’abbondanza di A. muciniphila, che è nota per degradare i glicani e le mucine, è risultata sostanzialmente aumentata negli individui con malattia di Parkinson.
I ricercatori hanno anche scoperto che i microbi intestinali sembrano contribuire alla carenza di un tipo di vitamina B chiamato folato, nonché all’aumento dei livelli ematici dell’aminoacido cisteina osservati nelle persone con malattia di Parkinson.
Rispetto ai controlli, gli individui malati avevano livelli più elevati di Paraprevotella clara, alcune specie di Prevotella e R. intestinalis, che sono noti per la produzione di folato.
Le specie A. muciniphila, Subdoligranulum ed Eubacterium, nonché i batteri Clostridiales, sono i principali produttori di omocisteina e sono aumentati nelle persone con malattia di Parkinson. «Abbiamo dunque scoperto che i livelli dei metaboliti sono significativamente correlati con l’abbondanza di batteri rilevanti», affermano i ricercatori.
Conclusioni
Le alterazioni nella composizione microbica intestinale osservate in questo studio hanno suggerito uno spostamento verso uno stato infiammatorio associato a una ridotta attività antinfiammatoria.
Tali cambiamenti potrebbero contribuire ai sintomi gastrointestinali del morbo di Parkinson e potrebbero rappresentare i fattori scatenanti dell’aggregazione e dell’accumulo anomalo di una proteina chiamata alfa sinucleina nel cervello delle persone con la malattia di Parkinson.