Una ricerca del Department of Medicine and Cardiovascular Institute dell’Università della Pennsylvania (USA) avrebbe identificato nel microbiota intestinale una delle cause dello sviluppo di malformazioni cerebrali cavernose.
Sempre secondo lo studio, pubblicato su Nature, la manipolazione dei batteri intestinali potrebbe rivelarsi utile al trattamento di questa patologia.
Le malformazioni cerebrali cavernose sono lesioni vascolari a carico del sistema nervoso centrale, per le quali non esiste al momento alcuna terapia efficace. La loro presenza aumenta il rischio di ictus e attacchi epilettici. Il decorso clinico è altamente variabile anche in individui che condividono le medesime mutazioni germinali. Ciò suggerisce l’esistenza di fattori genetici e/o ambientali in grado di influenzare la malattia.
Per capire la patogenesi e individuare possibili terapie, il team di ricerca americano, coordinato da Mark L. Kahn, ha analizzato la progressione della malattia nei topi, individuando un’associazione tra la presenza di malformazioni e lo sviluppo intra-addominale di ascessi di gram negativi (GNB), batteri che stimolano la risposta cellulare nei mammiferi attraverso lipopolisaccaridi (LPS). Studi precedenti hanno dimostrato che quest’ultimi sono ligandi del gene TLR4, noto per influenzare il decorso della patologia.
Per verificare direttamente il ruolo del microbioma nella formazione delle lesioni, i ricercatori hanno fatto nascere topi attraverso parto cesareo, dividendoli successivamente in due gruppi separati. Un gruppo, mantenuto in un ambiente sterile, non ha sviluppato lesioni, al contrario dell’altro cresciuto in un ambiente contaminato. Il risultato indica che la presenza di batteri è un fattore necessario per lo sviluppo della malattia in vivo.
Una possibile strategia per le malformazioni cerebrali cavernose
Infine, per testare le potenzialità della manipolazione del microbiota intestinale nel trattamento delle malformazioni cerebrali cavernose, i ricercatori hanno progettato uno studio intergenerazionale in cui un esemplare maschio e una femmina (entrambi suscettibili alla patologia) sono stati fatti accoppiare più volte.
La prole di prima generazione ha presentato la comparsa di malformazioni cerebrali. Nelle successive generazioni, nate dopo un reset del microbiota materno mediante antibiotici ad alto spettro, si è invece assistito a un drastico calo dell’incidenza delle lesioni.
I risultati mostrano ruoli inaspettati del microbiota nello sviluppo della patologia, rivelando l’esistenza di meccanismi molecolari ancora sconosciuti. «La manipolazione del microbioma intestinale» dichiarano gli autori dello studio «potrebbe rappresentare un’interessante strategia per trattare le malformazioni cerebrali cavernose».