Attorno al ruolo dell’asse microbiota-intestino-cervello nell’eziopatogenesi dei disturbi del neurosviluppo, inclusi quelli dello spettro autistico, c’è un’attenzione crescente.
Studi recenti hanno individuato una maggiore prevalenza di sintomi gastrointestinali nelle persone con autismo rispetto ai pari età neurotipici; inoltre nei bambini con disturbi dello spettro autistico sono state raccolte evidenze della presenza di disbiosi e di anomalie nelle caratteristiche e nel metabolismo del microbiota intestinale, oltre a segni indicativi di infiammazione sistemica e intestinale, come alterazioni dei livelli di citochine e di calprotectina nelle feci.
In questo contesto, i probiotici potrebbero rappresentare un’opzione terapeutica utile: ripristinando l’equilibrio del microbiota intestinale e modulando i livelli dei neurotrasmettitori nei tessuti, infatti, potrebbero agire sulle funzioni cerebrali, tanto che è stato proposto l’uso del termine “psicobiotici”.
Diversi studi preclinici e clinici hanno esplorato le possibilità di utilizzo dei probiotici nei disturbi dello spettro autistico, suggerendo che nei bambini possano migliorare i sintomi gastrointestinali e la composizione del microbiota fecale, ma anche potenzialmente ridurre la severità delle manifestazioni dell’autismo.
Nella maggior parte dei casi, però, i risultati provengono da studi con significativi limiti metodologici.
Per ottenere indicazioni affidabili, un gruppo di ricercatori di diversi centri italiani ha condotto un trial controllato randomizzato, valutando l’efficacia della supplementazione con probiotici su diversi parametri nei bambini con disturbi dello spettro autistico [1].
Lo studio italiano
Lo studio, in doppio cieco e controllato con placebo, ha coinvolto 85 bambini con disturbi dello spettro autistico in età prescolare, in prevalenza maschi (84%, 71 partecipanti) e con età media di 4 anni.
I partecipanti sono stati suddivisi casualmente in due gruppi: il primo gruppo (42 bambini) ha ricevuto per 6 mesi la supplementazione per via orale di una preparazione contenente otto diversi ceppi probiotici (Streptococcus thermophilus NCIMB 30438, Bifidobacterium breve NCIMB 30441, Bifidobacterium longum NCIMB 30435, Bifidobacterium infantis NCIMB 30436, Lactobacillus acidophilus NCIMB 30442, Lactobacillus plantarum NCIMB 30437, Lactobacillus paracasei NCIMB 30439, Lactobacillus delbrueckii subsp. bulgaricus NCIMB 30440), il secondo (43 bambini) ha assunto un placebo per lo stesso periodo di tempo. Al baseline, i due gruppi avevano caratteristiche demografiche e cliniche sovrapponibili tra loro.
L’outcome primario era la misura della severità dell’autismo attraverso l’ADOS Calibrated Severity Score (ADOS-CSS), uno strumento considerato gold standard per la diagnosi di autismo, che prevede la valutazione della gravità dei sintomi su una scala da 1 a 10. Come ulteriori outcome sono stati considerati i punteggi relativi ad alcuni aspetti specifici dell’autismo (tra i quali i comportamenti sociali-affettivi, ripetitivi, adattativi e il grado di sviluppo cognitivo), oltre alla gravità dei sintomi gastrointestinali.
Al termine dei 6 mesi di trattamento sono stati analizzati i dati dei 63 bambini (74% del totale; 31 nel gruppo del probiotico e 32 in quello del placebo) che avevano portato a termine lo studio.
I risultati indicano una riduzione del punteggio totale ADOS-CSS rispetto al baseline nel 45,2% dei bambini che avevano ricevuto il probiotico e nel 28,1% di quelli trattati con placebo; il punteggio medio decresce nel gruppo di trattamento (da 6,84 a 6,19) ma non in quello placebo, anche se la differenza non è statisticamente significativa.
Per quanto riguarda gli outcome secondari, non emergono differenze statisticamente significative tra i due gruppi.
I ricercatori hanno poi condotto un’analisi di sottogruppo, considerando i bambini con e senza disturbi gastrointestinali al basale (30 e 55 soggetti, rispettivamente, poi ridotti a 17 e 46 al termine del trattamento): l’obiettivo era valutare eventuali differenze tra i due gruppi nell’effetto della supplementazione con probiotico sui sintomi principali dell’autismo. Nel sottogruppo di bambini senza sintomi gastrointestinali è stata registrata una significativa riduzione del punteggio totale ADOS-CSS al termine del trattamento rispetto al baseline (da 6,72 a 5,91) a fronte di un aumento rilevato nel gruppo placebo (da 6,96 a 7,17); lo stesso andamento è emerso per quanto riguarda il punteggio ADOS-CSS relativo all’aspetto sociale-affettivo (differenza media rispetto al basale: -1,14 nel gruppo probiotico vs -0,04 nel gruppo placebo).
Nel sottogruppo di pazienti con disturbi gastrointestinali al baseline, invece, sono stati osservati effetti significativi della supplementazione con probiotici sui sintomi gastrointestinali, sul comportamento adattativo e sul profilo sensoriale, in termini di miglioramento più accentuato nel tempo con il probiotico rispetto al placebo.
In particolare, i risultati sui sintomi gastrointestinali sono coerenti con quelli di uno studio pilota di tipo crossover condotto negli Stati Uniti su 13 bambini di età compresa tra 3 e 12 anni, con disturbi dello spettro autistico e gastrointestinali [2]. I partecipanti sono stati randomizzati a ricevere la supplementazione con probiotico per 8 settimane, seguite da 3 settimane di wash-out e da ulteriori 8 settimane di trattamento con placebo, oppure la sequenza inversa.
Gli effetti sui sintomi gastrointestinali sono stati misurati attraverso la sezione dedicata del Pediatric Quality of Life Inventory (PedsQL), che prevede la valutazione di vari aspetti: dolore allo stomaco, disagio nel mangiare, limitazione di cibo e bevande, difficoltà a deglutire, bruciore di stomaco o reflusso, nausea o vomito, presenza di gas e gonfiore, costipazione, sangue nelle feci, diarrea, preoccupazione per la defecazione, preoccupazione per il mal di stomaco, farmaci e comunicazione. Dall’analisi dei dati dei 10 partecipanti che hanno completato le 19 settimane di trattamento è emerso un miglioramento dei sintomi gastrointestinali, più evidente nella fase di assunzione del probiotico rispetto al placebo. La bassa numerosità del campione, tuttavia, non ha permesso di ottenere una significatività statistica.
Come interpretare i risultati
«Sebbene la supplementazione con probiotico non abbia portato a un miglioramento statisticamente significativo dei sintomi dell’autismo nella popolazione complessiva analizzata, l’entità della riduzione nei punteggi ADOS-CSS osservata nei pazienti senza disturbi gastrointestinali è un risultato importante dal punto di vista clinico» commentano gli autori dello studio italiano. «Per la prima volta, infatti, si osserva una significativa variazione nei sintomi ‘core’ dell’autismo non direttamente correlata con l’azione diretta del probiotico sui disturbi gastrointestinali. Nell’insieme i risultati suggeriscono che i bambini con disturbi dello spettro autistico con e senza sintomi gastrointestinali potrebbero rappresentare due popolazioni differenti, sulle quali gli interventi con i probiotici potrebbero potenzialmente avere effetti diversi».
Gli effetti sull’attività cerebrale
Un altro studio esplorativo sui dati del trial italiano ha concentrato l’attenzione sugli effetti del probiotico a livello di sistema nervoso centrale nei bambini con disturbo dello spettro autistico [3]. Per analizzare il possibile effetto dei probiotici sull’attività elettrica cerebrale, al basale e al termine dei 6 mesi di trattamento previsti dal trial i partecipanti hanno effettuato un elettroencefalogramma (EEG), che è risultato di buona qualità per 46 pazienti dei 63 che hanno completato il percorso.
Nel gruppo dei bambini trattati con il probiotico, il tracciato EEG mostra modificazioni che indicano un’evoluzione verso un’attività cerebrale tipica: riduzione della potenza e aumento della coerenza nelle bande beta e gamma, e uno spostamento dell’asimmetria frontale rispetto al gruppo placebo.
Inoltre, dall’analisi statistica sono emerse correlazioni tra le caratteristiche dell’EEG e alcuni dati clinici e biochimici: la riduzione di potenza è risultata legata alla diminuzione di un parametro che misura l’entità dei comportamenti ripetitivi, mentre l’aumento della coerenza è risultato correlato al miglioramento delle abilità di scrittura e al calo dei livelli di TNF-α, indicativi di severità dell’autismo.
In conclusione, secondo gli autori, i risultati dello studio esplorativo, se confermati da altre evidenze, aprono la strada all’uso dell’EEG come misura oggettiva e quantitativa della risposta al trattamento nei bambini con disturbo dello spettro autistico.
Contenuto realizzato in collaborazione con Vivomixx
Reference
1. Santocchi E, Guiducci L, Prosperi M, et al. Effects of Probiotic Supplementation on Gastrointestinal, Sensory and Core Symptoms in Autism Spectrum Disorders: A Randomized Controlled Trial. Front Psychiatry. 2020 Sep 25;11:550593.
https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/fpsyt.2020.550593/full
2. Arnold LE, Luna RA, Williams K, et al. Probiotics for Gastrointestinal Symptoms and Quality of Life in Autism: A Placebo-Controlled Pilot Trial. J Child Adolesc Psychopharmacol. 2019 Nov;29(9):659-669.
3. Billeci L, Callara AL, Guiducci L, et al. A randomized controlled trial into the effects of probiotics on electroencephalography in preschoolers with autism. Autism. 2023 Jan;27(1):117-132.