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Cancro all’esofago: nel microbiota orale i batteri che aumentano il rischio

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Cancro all’esofago: nel microbiota orale i batteri che aumentano il rischio

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La presenza di Tannerella forsythia a livello del microbiota orale aumenta del 21% la probabilità di incorrere in cancro all’esofago mentre quella di alcuni tipi di Neisseria e Streptococcus la riducono del 24%.

Questi risultati sono stati ottenuti da un ampio studio osservazionale e prospettico condotto alla NYU School of Medicine di New York da Brandilyn Peters e colleghi, di recente pubblicazione su Cancer Research.

Il cancro all’esofago rappresenta uno dei tumori più diffusi al mondo e anche uno dei più ridotti in termini di sopravvivenza, soprattutto a causa del ritardo nella diagnosi dovuto alla “silenziosità” dei sintomi.

Sono due le principali forme di tumore che interessano questo organo: adenocarcinoma esofageo (EAC) e carcinoma delle cellule squamose dell’esofago (ESCC).

I fattori di rischio riconosciuti per EAC includono reflusso gastroesofageo, obesità, scarso apporto di frutta e/o verdura e fumo. Per il secondo tipo di cancro all’esofago, l’ESCC, l’assunzione di alcool sembrerebbe prendere il posto del fumo mentre risultano confermati i restanti.

Recenti evidenze stanno via via ponendo l’attenzione sul possibile coinvolgimento del microbiota del tratto digerente, compreso quello orale, sullo sviluppo in particolar modo di EAC.

Al fine di approfondire questo aspetto per determinare in che misura la composizione del microbiota del tratto digerente superiore influenzi l’insorgenza del tumore dell’esofago, il gruppo di ricercatori statunitensi ha seguito per 10 anni un totale di 120mila pazienti già arruolati nelle coorti PLCO e CPS-II per studi su altri tipi di tumore.

I partecipanti, uomini e donne adulti, non avevano diagnosi di qualsiasi forma di cancro al momento dell’arruolamento.

Durante il periodo di osservazione, 106 di questi hanno sviluppato entrambe le forme di cancro all’esofago. Dopo aver prelevato campioni di microbiota orale dai soggetti interessati, ne è stata analizzata la composizione tramite 16S rRNA e tecniche metagenomiche alle quali è seguito il confronto con il materiale proveniente dai controlli sani.

I singoli valori sono stati dunque incrociati per i diversi fattori di rischio precedentemente elencati per valutarne il grado di influenza.

Cancro all’esofago: quanto “pesa” il microbioma del cavo orale

Tra i fattori di rischio considerati, soltanto l’assunzione di alcool è risultata positivamente e statisticamente correlata allo sviluppo di ESCC e, stando all’analisi complessiva della composizione del microbioma in termini di ricchezza e diversità batterica, non sono state riscontrate differenze significative dal raffronto dei campioni prelevati da pazienti con EAC vs ESCC, nonostante siano emerse diversità taxa-specifiche.

Per quanto riguarda lo sviluppo di adenocarcinoma esofageo infatti, l’aumento in particolar modo di Tannerella forsythis, appartenente all’ordine dei Bacteroidales, oltre che delle specie Atinomyces cardiffensis e Selenomonas è risultato correlato a un maggiore rischio di sviluppare EAC.

Al contrario, la presenza di Neisseria, Streptococcus pneumonia, Oribacterium, Solobacterium sembrerebbe essere un fattore protettivo. Interessante da sottolineare è come l’espressione di batteri Neisseria risenta pesantemente dell’esposizione al fumo, dati in linea con quelli di precedenti studi.

A incrementare il rischio di ESCC sono invece i Porphyromonas gingivalis, anch’essi dell’ordine Bacteroidales, Prevotella nanceiensis, Bergeyella oral taxon 322, Neisseria weaveri e Treponema vincentii.

Prevotella oral taxon 306 e Aggregatibacter paraphrophilus sono invece associati a una riduzione di probabilità di sviluppo di questa forma di cancro all’esofago.

T. forsythia, Nesseira e S. pneumonia possibili biomarker del cancro all’esofago

Sebbene dunque inizialmente non sia stata notata alcuna sostanziale differenza nel microbiota orale di pazienti con adenocarcinoma esofageo vs quelli con carcinoma delle cellule squamose dell’esofago, attraverso un’analisi più puntuale si è potuto confermare come ci siano delle effettive alterazioni in termini di composizione batterica associabili al minore o maggiore rischio di sviluppare una, piuttosto che l’altra, forma tumorale.

T. forsythia, Nesseira e S. pneumonia sono in generale le specie batteriche più coinvolte, pur considerando le dovute distinzioni tra le due forme di tumore.

La corretta igiene orale rimane comunque, a detta degli stessi autori, fondamentale nella prevenzione di queste patologie contribuendo anche alla corretta maturazione ed espressione del microbiota fisiologico.

Questo studio, oltre che a dei punti di forza quali aver incluso un notevole numero di soggetti per un lungo periodo, presenta tuttavia delle limitazioni.

Non è stato possibile infatti determinare a priori lo status del microbiota orale andando a identificare quindi una condizione pro-cancro preesistente l’arruolamento.

Infine, nonostante inoltre il campione sia stato considerevolmente ampio, i ricercatori suggeriscono di ripetere lo studio comprendendo ancora più pazienti al fine di trasferire i risultati nella popolazione con più sicurezza focalizzandosi soprattutto sul fattore fumo per determinarne l’effettivo coinvolgimento nella riduzione di Neisseria.

Ulteriori ricerche sono quindi necessarie per formulare evidenze e approfondire il ruolo che il microbiota orale riveste in un tipo di tumore, come il cancro all’esofago, così ampiamente diffuso ma per il quale, ad oggi, sono scarse le modalità di intervento precoce. Attraverso l’individuazione dei batteri predisponenti, oltre che quelli protettivi, sarebbe infatti possibile adottare misure efficaci di prevenzione e controllo con lo scopo diagnosticare la patologia in fase iniziale raggiungendo quindi un maggior successo terapeutico.

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