Trapianto di microbiota fecale per ridurre la diarrea da chemioterapici? Perché no!? Per valutare l’efficacia di questa metodica in ambito oncologico, Gianluca Ianiro, Ernesto Rossi, Nicola Segata, Giovanni Cammarota e altri colleghi del Policlinico Gemelli di Roma, dello IEO di Milano e del Cibio di Trento hanno di recente condotto uno studio clinico e pubblicato i risultati su Nature Communications.
Secondo molti potrebbe essere una svolta, uno studio practice changing, in grado di cambiare la pratica clinica nei prossimi anni se i risultati saranno naturalmente confermati in ulteriori indagini.
Tumore renale e terapie oncologiche
Il carcinoma renale è una delle forme di tumore urologico più diffuso. Tra i farmaci di prima linea gli inibitori del recettore tirosina chinasi (TKI) che, pur essendo efficaci, non sono privi di effetti collaterali.
Tra questi, la diarrea che colpisce il 50% dei pazienti. Ad oggi non è però disponibile alcuna terapia risolutiva per il suo controllo.
Recenti evidenze suggeriscono un coinvolgimento del microbioma intestinale nell’insorgenza di questo evento avverso. Per approfondire questo aspetto, i ricercatori italiani hanno sottoposto 20 pazienti con carcinoma renale metastatico in terapia con pazopanib (n= 16) o sunitinib (n=4) a trapianto di microbiota fecale da donatori sani (n=10, D-FMT) o placebo (n=10, P-FMT) montorandoe la frequenza di diarrea per 4 settimane e confrontando la composizione batterica pre- e post intervento. Ecco cosa si è scoperto.
- la diarrea si è completamente risolta nel gruppo D-FMT a 4 settimane dall’intervento in 7 dei 10 soggetti. Di contro, nessuna completa remissione è stata registrata nella controparte
- a una settimana, tutti i pazienti D-FMT non hanno presentato diarrea, tre nel gruppo controllo. Solo un paziente del gruppo D-FMT ha mostrato recidiva entro le due settimane, tutti invece nel gruppo P-FMT
- l’effetto del trapianto da donatore si è mostrato meno efficace ma ancora presente a otto settimane dall’intervento in termini di riduzione della gravità della diarrea
Come cambia il microbiota intestinale dopo il trapianto
Confrontando la composizione batterica è emerso che:
- nel pre-intervento, la composizione batterica era omogenea tra i gruppi
- a una settimana e un mese dall’intervento, il gruppo D-FMT ha mostrato una maggiore ricchezza batterica con 232 ceppi presenti in più di un campione, il 28% dei quali in condivisione con il donatore
- tra i ceppi maggiormente condivisi con il donatore troviamo Akkermansia muciniphila e varie specie del phylum Bacteroides tra le quali Alistipes putredinis (8.2% e 8.% nel paziente e nel donatore rispettivamente) o Barnesiella intestinihominis (1.3% vs 4.1%) suggerendone un coinvolgimento terapeutico
- condivisione anche tra il pre-FMT e il post- intervento nel gruppo D-FMT, specie del phylum Firmicutes in particolare Roseburia inulinovorans e Faecalibacterium prausnitzii
Conclusioni
In conclusione quindi, il trapianto di microbiota fecale sembrerebbe essere un valido supporto nel trattamento della diarrea da chemio. Ulteriori approfondimenti sono tuttavia necessari per meglio delineare le dinamiche dell’efficacia qui dimostrata.